ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

12/11/2024 | Press release | Distributed by Public on 12/11/2024 11:07

Eppure resiste:la democrazia in Africa dopo il super anno elettorale

E infine toccò anche al Ghana. Questo 2024, super anno elettorale che anche in Africa ha registrato un numero significativo di appuntamenti alle urne, ha offerto tanti spunti di riflessione. Uno su tutti, il declino elettorale dei partiti di governo. Declino che in molti casi, inclusi 5 africani tra cui appunto il Ghana, ha persino portato a una alternanza di governo, ovvero alla sconfitta elettorale del partito al potere e al trasferimento pacifico del potere all'opposizione. Un record annuale mai raggiunto prima d'ora in Africa. Ma malgrado la scarsa attenzione mediatica, negli ultimi anni di queste "alternanze democratiche" - definite così in quanto segnali eloquenti del percorso di consolidamento democratico di un paese - il continente ne aveva già registrate diverse. Nel contesto globale attuale che da qualche anno vede i regimi autoritari avanzare in tante regioni del mondo, sull'Africa sono spesso stati puntati i riflettori a causa del deciso ritorno dei colpi di stato. Dal 2019 in poi, nel continente, ci sono infatti stati dieci colpi di stato militari che hanno segnato il ritorno delle autocrazie militari e di una modalità di accesso al potere non-democratica e violenta che sembrava ormai caduta in disuso in tutto il mondo. Eppure, benché largamente ignorato, nello stesso arco temporale (2019-2024) in Africa il numero di alternanze democratiche è stato superiore a quello dei golpe. Questo indicatore, insieme ad altri elencati di seguito, rivela come negli ultimi anni una buona parte del continente africano abbia resistito alle tentazioni autoritarie, che pure non mancano né vanno omesse nel vivace dibattito tra demo-ottimisti e demo-pessimisti sullo stato della democrazia in Africa.

Un 2024 da record trascina tutto il decennio: dal 2020 più alternanze democratiche che golpe

Il 2024 ha visto elezioni di capi di stato o di governo in oltre 50 paesi del mondo, di cui 13 africani[i]. Per quanto riguarda il continente africano, alcuni timori della vigilia riguardavano la qualità di molti di questi appuntamenti elettorali, vista la natura non democratica di diversi paesi che andavano al voto (a inizio anno, il 62% dei suddetti 13 paesi erano autocrazie elettorali, in cui la competizione elettorale è fortemente limitata e manipolata a favore del leader in carica). Tuttavia il risultato è stato ampiamente positivo, con un numero record di alternanze democratiche registrate in un solo anno nel continente (Liberia[ii], Senegal, Botswana, Mauritius, e appunto Ghana). La congiuntura storica che ha portato ad avere ben 13 elezioni multipartitiche in Africa nel 2024 (non un record, anche se inserisce il 2024 tra cinque anni con il più alto numero di appuntamenti elettorali nella regione) ha certamente contribuito. Ma conferma in realtà un trend di più lungo periodo.

Aggiornando al dicembre 2024 i dati del dataset Africa Leadership Change[iii], che tiene traccia di tutte le elezioni occorse nel continente dagli anni delle indipendenze e classifica i cambiamenti di leadership in base alle modalità in cui sono avvenuti, emerge che nel decennio in corso (2020-), sui 31 casi in cui si è avuta una sostituzione al vertice, la percentuale di cambiamenti di leadership avvenuti tramite alternanze democratiche è la più alta di sempre. Nonostante la maggior attenzione mediatica ricevuta dai colpi di stato, ovvero cambi irregolari di leadership, in questo periodo il continente ha registrato più sostituzioni di leader in carica tramite alternanze democratiche che prese di potere da parte dei militari.

La Figura 1 mostra tutti i cambi di leadership registrati in Africa tra il 2020 e 2024, suddivisi in tre categorie che rappresentano le tre principali modalità in cui può avvenire un cambio: cambi irregolari e/o violenti, come ad esempio i colpi di stato; cambi elettorali, in cui l'identità del leader cambia in seguito a una sconfitta elettorale; cambi né violenti né tramite elezione diretta, generalmente dovuti a dimissioni o decessi[iv]. Per di più, un cambio elettorale porta a una alternanza se oltre all'identità del leader cambia anche il partito di governo. Un cambio elettorale senza alternanza avviene invece quando il leader non si ricandida (perché giunto al termine del doppio mandato presidenziale o deceduto) e il successore identificato dal partito di governo vince le elezioni, determinando un cambio dell'identità del presidente ma non del partito.

Figura 1.

Ai 9 colpi di stato registrati tra il 2020 e il 2024 si contrappongono 17 cambiamenti elettorali, di cui 11 sono alternanze democratiche nelle quali i partiti all'opposizione hanno guadagnato il potere. Il 45% di queste alternanze sono avvenute nel solo 2024, nei già citati casi di Liberia, Senegal, Botswana, Mauritius e Ghana. Molti di questi paesi avevano già sperimentato alternanze democratiche dall'introduzione del multipartitismo dagli anni '90 in poi: 3 in Ghana, 5 a Mauritius, 2 in Senegal, 2 in Liberia. Il Botswana, invece, a lungo descritto da alcuni studiosi di scienza politica come democrazia incompiuta proprio perché dall'indipendenza era sempre stato guidato da un solo partito dominante, ha visto finalmente la sua prima alternanza.

Le cause economiche del calo dei consensi per i partiti di governo

Anche laddove non ci sono state alternanze, nel 2024 i partiti di governo africani andati a elezioni - che abbiano visto la sostituzione di un leader a fine mandato con un altro esponente di partito o la riconferma del leader in carica a un ulteriore mandato - hanno comunque in larga parte visto calare il proprio sostegno elettorale, confermando quel trend che nel 2024 ha visto tutti i partiti di governo andati a rielezione nei paesi sviluppati erodere le proprie percentuali di voto[v].

In Africa, nel 2024, in tre elezioni su quattro il partito di governo ha perso consensi. La Figura 2 mostra che i cali più significativi li hanno registrati quei partiti che hanno perso il potere (in paesi cioè che hanno sperimentato l'alternanza), come il Botswana Democratic Party (BDP) in Botswana e l'Alliance pour la République (APR) in Senegal, ma anche partiti che sono poi rimasti al potere. L'African National Congress (ANC) in Sudafrica lo è rimasto, ma per la prima volta nella sua storia ha dovuto condividere il governo formando una coalizione con partiti precedentemente all'opposizione. In Namibia, benché sia riuscito a riconfermarsi al potere, la South West Africa People's Organisation (SWAPO) ha comunque registrato la peggior performance elettorale di sempre, guardando nello specifico ai voti dell'elezione parlamentare. In entrambi i casi, anche la frammentazione dell'opposizione - che invece in Botswana è riuscita a creare un fronte comune - ha contribuito a salvare, almeno per ora, i partiti di governo.

Escludendo il caso del Ciad, per il quale il confronto con l'elezione precedente non è opportuno vista la situazione particolare in cui si è svolto il voto del 2024, gli unici casi in cui i partiti di governo hanno visto aumentare il supporto elettorale (genuino o meno che sia) riguardano il partito di Paul Kagame in Rwanda e i casi nordafricani (Algeria, Tunisia e Mauritania).

Figura 2.

Lo stato dell'economia è da sempre noto essere un fattore determinante del ricambio politico sia nelle democrazie che nelle autocrazie, insieme a quello della sicurezza. I leader e i loro partiti di governo hanno meno probabilità di essere cacciati dagli elettori o da militari golpisti quando la crescita è consistente e l'insicurezza sotto controllo. I casi africani non sono un'eccezione. A maggior ragione in paesi in via di sviluppo, il mancato progresso economico conta. Le difficoltà economiche - in primis difficoltà quotidiane legate al costo della vita, malgrado alcuni contesti di crescita macroeconomica; malcontento dovuto alla percezione di una crescente corruzione e disoccupazione giovanile; ma nei paesi esportatori di risorse minerarie come il Botswana anche difficoltà dovute al crollo dei proventi del loro commercio - hanno dunque portato buona parte dell'elettorato a sfiduciare i partiti al potere, giudicati responsabili.

Prerequisito di un esito di alternanza è però che il sistema garantisca un certo grado di effettiva competizione elettorale. Solo in un contesto nel quale i vincoli per l'opposizione, la repressione e i brogli sono assenti, o quantomeno contenuti, i partiti di governo possono davvero essere sfiduciati. In alcuni casi come in Mozambico alle accuse di frodi elettorali hanno fatto seguito episodi di violenza e proteste tuttora in corso. In altre situazioni, i leader al potere sono intervenuti ben prima dell'appuntamento elettorale, cooptando l'opposizione (Rwanda) o eliminandola (Ciad e Tunisia).

In questi casi l'affluenza alle urne può essere un ulteriore segnale della sfiducia nei confronti dei partiti al governo. In metà delle elezioni tenutesi nel 2024 l'affluenza è calata, in alcuni casi come in Tunisia di decine di punti percentuali rivelando inequivocabilmente il malcontento nei confronti delle restrizioni introdotte dal leader al governo.

Il lato oscuro delle elezioni: le riconferme doppiano i cambiamenti elettorali

Benché i numeri delle alternanze registrate in Africa nel 2020-2024 rimangano un'ottima notizia per lo stato della democrazia nel continente, un giudizio completo non può esimersi dal raffrontare questi dati con i casi in cui non c'è stato alcun cambiamento. I sopracitati casi di Rwanda e Tunisia in cui i leader in carica permangono al potere superando appuntamenti elettorali non certo trasparenti né corretti, talvolta anche eliminando o aggirando i limiti del doppio mandato presidenziale, non sono mai stati delle rarità nella regione e continuano a non esserlo.

Se si osservano gli esiti di tutti gli appuntamenti elettorali che si sono tenuti nel 2020-2024, i dati mostrano come due terzi di essi, il 66%, abbiano visto la riconferma del leader al potere. Solo un terzo ha portato ad un cambio della leadership. Benché i dati del 2024 abbiano visto ridurre la percentuale di riconferme a poco più del 50% (7 su 13 elezioni), saranno i prossimi anni a rivelare quanto questo singolo anno sia stato un'eccezione o un effettivo cambio di passo. Tornando indietro di un solo anno, al 2023, la percentuale delle riconferme era infatti stata del 86%, con quella delle alternanze pari allo 0% e con un caso di successione, ovvero di subentro da parte di un nuovo leader appartenente allo stesso partito del presidente uscente, molto contestato (Nigeria).

Figura 3.

Trend di lungo periodo: un confronto tra decenni

Infine, un quadro completo non può nemmeno esimersi dal confrontare questi dati con i decenni precedenti al 2020-2024 (Figura 4). Un'analisi longitudinale rivela infatti che, ad oggi, guardando agli indicatori sopracitati, il miglior stato della democrazia in Africa di sempre sia stato registrato nel decennio 2010-2019, non in quello attuale. Per quanto nel decennio in corso non manchino risultati importanti, come il numero medio annuo di elezioni multipartitiche oltre al numero medio annuale di alternanze in rapporto al totale dei cambiamenti di leadership - entrambi i più alti di sempre - su altri fronti si sono registrati peggioramenti più o meno marcati. Oltre al ben noto aumento dei cambiamenti irregolari dovuto al ritorno di colpi di stato, uno sguardo sugli esiti delle elezioni multipartitiche mostra due ulteriori scivolamenti all'indietro avvenuti nel 2020-2024. Ad oggi, di tutte le elezioni multipartitiche tenutesi nel corso del decennio attuale (50, indicate nella Figura 3), quelle che hanno portato a un'alternanza sono state, in termini medi annui, leggermente inferiori rispetto alla media calcolata sulle alternanze emerse dalle elezioni multipartitiche tenutesi nel decennio 2010-19, nonostante il valore record sopracitato calcolato su tutti i casi di cambi di leadership. Questa apparente contraddizione deriva dal fatto che il numero totale di elezioni è aumentato nel decennio in corso, e con esso anche il numero assoluto di alternanze. Tuttavia, contestualmente, il numero di elezioni vinte dal leader in carica o da candidati dello stesso partito al governo in una successione elettorale senza alternanza di partito è aumentato ad un tasso persino maggiore.

Figura 4.

Qual è dunque lo stato di salute della democrazia in Africa?

Nel dibattito tra demo-ottimisti e demo-pessimisti sullo stato della democrazia in Africa, il quadro emerso da questa analisi si presta ad entrambe le letture. Passi falsi e pratiche autoritarie continuano ad essere presenti nel continente: oltre ai governi militari emersi con i recenti colpi di stato (sia in Mali che in Burkina Faso nelle scorse settimane i leader golpisti hanno rimosso arbitrariamente i "loro" primi ministri, segno che un ritorno ad un esecutivo nelle mani di civili è ben lontano dal concretizzarsi), permangono anche situazioni di alcuni presidenti di fatto "a vita" - Teodoro Obiang domina la Guinea Equatoriale dal 1979, Paul Biya il Camerun dal 1984, Yoweri Museveni l'Uganda dal 1986, ad esempio - e di nuovi autocrati che provano ad auto-legittimarsi anche tramite vittorie elettorali, seppur facilitate da manipolazioni del processo elettorale e dello spazio politico.

Tuttavia, i numeri delle alternanze mostrano che in alcune parti del continente la democrazia resiste a queste prassi e tentazioni autoritarie. E per quanto queste stesse alternanze siano perlopiù spinte da un malcontento diffuso nei confronti della situazione economica e della cattiva gestione della cosa pubblica, queste disfunzionalità non hanno scalfito il supporto alla democrazia da parte dei cittadini di quei paesi. Nonostante l'insoddisfazione per l'operato di molti partiti di governo, infatti, la maggioranza dei cittadini africani continua a pensare che la democrazia sia il miglior regime politico possibile[vi].

[i] 14 se si considera il Somaliland, territorio attualmente non riconosciuto a livello internazionale come uno stato indipendente.

[ii] Elezione tenutasi nel 2023, ma l'insediamento è avvenuto nel 2024 ed è pertanto registrato in quest'anno. Nel 2024 si è registrata un'alternanza anche in Somaliland, ma non viene qui conteggiata per il motivo elencato nella nota precedente. Anche senza contare l'alternanza della Liberia, il 2024 rimarrebbe da record, seppur a pari merito con alcuni anni precedenti.

[iii] La prima versione, aggiornata al 2020, è disponibile qui. Le unità di analisi sono solo gli stati sovrani internazionalmente riconosciuti come tali, dunque il Somaliland non rientra nel dataset.

[iv] Per essere considerato un cambiamento elettorale, esso deve avvenire tramite elezioni multipartitiche dirette; ad oggi, quelle che si tengono in Somalia sono solo indirette e dunque un cambio di leadership post-elezioni viene registrato come cambiamento né violento né elettorale.

[v] Financial Times, "Democrats join 2024's graveyard of incumbents". https://www.ft.com/content/e8ac09ea-c300-4249-af7d-109003afb893

[vi] Afrobarometer 2024, Democracy at risk: the people's perspective. https://www.afrobarometer.org/wp-content/uploads/2024/05/Afrobarometer_FlagshipReport2024_English.pdf