ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

09/16/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/16/2024 11:58

Starmer a Roma: dal dossier immigrazione all’Ucraina

Se la Manica, almeno per gli arrivi di immigrati clandestini, ormai decine di migliaia all'anno, assomiglia sempre più al Mediterraneo, tragico bilancio di morti compreso, perché non guardare a chi sulle sponde meridionali d'Europa questo fenomeno lo affronta da molti più anni? Ricetta del Premier laburista Starmer e del suo governo "pragmatico", un aggettivo questo che ha usato anche a Roma almeno una mezza dozzina di volte durante la conferenza stampa con la nostra Presidente del Consiglio Meloni. E così, sfidando i mal di pancia dei suoi "backbencher" e delle organizzazioni umanitarie inglesi, Starmer ha volutamente messo la lotta all'immigrazione irregolare al centro di questa prima visita in Italia. Non a caso al suo fianco c'era il neo-capo della Task force per la lotta ai trafficanti sulla Manica, Martin Hewitt.

Tappa importante a Roma. Dopo quelle obbligate a Parigi e Berlino per l'Europa, Dublino e Washington per i rapporti transatlantici e di buon vicinato, a sorpresa è proprio l'Italia a guida centro-destra il primo Paese scelto dal Neopremier britannico. Non affinità politiche, dunque, come il suo predecessore Sunak, ma interesse "pragmatico" soprattutto per le politiche di contrasto all'immigrazione irregolare. Così Starmer, che ha cancellato il progetto Ruanda dei Conservatori, guarda curioso all'hotspot italiano in Albania, che Meloni promette sarà operativo nelle prossime settimane.

La nostra Premier si irrita alla domanda di un giornalista della BBC sul rischio violazioni diritti umani, ma il principio sembra acquisito da entrambi: svolgere le pratiche di asilo in un Paese terzo. Albania dunque, un Ruanda soft, come deterrente contro gli arrivi. In realta' Starmer non lo dice così apertamente: i suoi portavoce sottolineano che l'obiettivo primo è combattere i trafficanti. Per questo il governo britannico contribuirà con 4 milioni di sterline al cosiddetto "Processo di Roma", il piano per i rimpatri e gli aiuti ai Paesi di provenienza dei migranti.

Starmer a Roma dunque sembra arrivato per informarsi e per dare via libera a cospicui contratti economici, come due investimenti italiani (Leonardo e Marcegaglia) da quasi 500 milioni di sterline nel Regno Unito. Non concede quasi nulla però sul fronte delle norme post Brexit. Nessuna apertura nemmeno sul punto di grande interesse per l'Italia, l'abolizione dei visti per i giovani sotto i 30 anni (Youth Mobility). La fine della libera circolazione delle persone, imposta con la Brexit, almeno per ora rimane un tabù anche per Starmer. Se le parole cordiali hanno un senso, si vedrà più avanti.

Insomma, la visita a Roma del Premier britannico sicuramente sottolinea l'intenzione, al di là degli schieramenti politici, di mantenere gli ottimi rapporti consolidati da Meloni con Sunak. Conferma poi gli interessi economici comuni, compresi quelli dell'industria militare, e le divergenze sull'Ucraina. Starmer ripete che Kiev va messa nelle migliori condizioni per difendersi, Meloni sottolinea che per l'Italia questo non vuol dire poter colpire la Russia con le nostre armi.

Ma ha il suo centro soprattutto sul contrasto all'immigrazione clandestina. Un elemento che va al di là del rapporto bilaterale con l'Italia: l'atteggiamento del nuovo governo britannico, del suo leader Starmer, laburista ma "pragmatico", pronto a scontrarsi con chi in patria non vuole rapporti con il governo "neo-fascista" italiano, conferma il cambio di passo in Europa verso l'emergenza immigrazione: meno ideologia, più soluzioni pratiche, basta vedere le recenti misure tedesche.

Nel presentare il suo ultimo libro sulla "Leadership" Tony Blair ha insistito, anche con chi scrive, che economia e sicurezza sono i terreni su cui le nostre democrazie si giocano la sfida con le autocrazie. Il suo "pragmatico" successore Starmer sembra ascoltare questa lezione, mettendo da parte differenze ideologiche per cercare strumenti concreti e più efficaci di gestione e controllo dei flussi.

"Get back control" era una delle promesse dei promotori della Brexit, fallita però sulle bianche scogliere di Dover dove gli arrivi e le tragedie si sono anzi moltiplicati dopo l'uscita dall'Unione europea. Forte di una larghissima maggioranza Starmer può permettersi di essere poco "politically correct" agli occhi dei suoi elettori tradizionali per esplorare nuove soluzioni. Le sue parole a Roma ne sono una conferma lampante.