CISL Belluno Treviso

06/30/2024 | Press release | Distributed by Public on 06/30/2024 01:07

Lavoro nero, caporalato, immigrazione: serve una riforma strutturale

30/06/2024

Un Paese civile non può più tollerare che vi siano centinaia di migliaia di lavoratori-fantasma. Persone che scelgono l'Italia per cercare una speranza di vita migliore e un'occupazione che glielo consenta. Eppure l'ipocrisia di molti oscura la vista al punto tale che si fa finta di non vedere e di non sapere che per avere frutta e verdura fresca ogni giorno sugli scaffali dei supermercati, serve moltissima manovalanza che tra i giovani non si trova e che invece è facile preda di gente senza scrupoli che organizza il caporalato. È ciò che sta alla base della immensa e intollerabile tragedia di Satnam Singh, il bracciante indiano senza contratto vittima di un incidente sul lavoro in un'azienda agricola di Latina, scaricato come un sacco davanti a casa sua, moribondo, con il braccio tranciato dal macchinario con cui stava lavorando dentro a una scatola.

Affrontare iI tema dei flussi migratori e della seria programmazione in entrata per le esigenze delle imprese e del servizio pubblico è una scelta non più rimandabile. Non è più accettabile che l'argomento resti off limits per motivi elettorali e che per le stesse ignobili ragioni si preferisca urlare all'invasione, all'insicurezza, allo straniero che verrebbe a portare via il lavoro agli italiani anzichè far sedere attorno a un tavolo tutti i soggetti coinvolti e riordinare una volta per tutte le norme sull'immigrazione. Non passa giorno in cui associazioni datoriali, imprese, pubblica amministrazione e sistema socio-sanitario non lancino l'allarme sulla carenza della forza lavoro e sulla glaciazione demografica, che proietta cupi scenari per il sistema economico e del welfare dell'Italia.

Regolare i flussi d'entrata e garantire doveri - prima che diritti - a chi sceglie di venire a vivere qui, significa estirpare fenomeni sempre più diffusi e radicati di caporalato da nord a sud, in agricoltura ma non solo, e che hanno visto il loro apice disumano nella tragica vicenda del lavoratore indiano di Latina.

Per sradicare il fenomeno del caporalato è necessario costruire condizioni di piena cittadinanza, partendo dall'insegnamento della lingua, perchè saper leggere e parlare in italiano significa apprendere i doveri prima che i diritti; vuole dire comprendere, ad esempio, i regolamenti sulla sicurezza, le norme sui diritti dei lavoratori o come funziona un macchinario a cui si è assegnati per evitare infortuni.

Una recente ricerca dell'Università di Padova con la Prefettura di Treviso nell'ambito del progetto FAMI sullo sfruttamento lavorativo dei migranti, ha evidenziato nelle province di Belluno e Treviso fenomeni di intermediazione illecita e/o ingannevole, violazioni relative alle ore di lavoro e di riposo e alle retribuzioni, su salute e sicurezza e condizioni di vita degradanti (sovraffollamento abitativo, scarsi servizi igienici), evidenziando come lo sfruttamento lavorativo in Veneto sia una routine assolutamente normalizzata nella logistica, nell'edilizia e nel settore agricolo, dove si registrano situazioni di particolare gravità come nel caso dei braccianti di Cessalto del 2021.

È più che mai urgente mettere in campo forti sinergie fra tutti i soggetti di rappresentanza e le istituzioni, per garantire la certezza del permesso di soggiorno e poi della cittadinanza, limitando al minimo la permanenza nei CAS, che paradossalmente diventano il metadone dell'accoglienza in quanto i migranti ospitati da un lato possono formalmente lavorare, ma dall'altro non possono conseguire un reddito da lavoro (dichiarato) superiore all'assegno sociale perchè altrimenti perderebbero il diritto all'ospitalità nel centro. In altre parole, l'attuale sistema di accoglienza alimenta il sommerso e lo sfruttamento, per questo serve una riforma strutturale che sarebbe atto fondamentale per contrastare il lavoro nero con tutti i fenomeni correlati: sfruttamento, carenza o assenza di sicurezza, di salario adeguato e di diritti basilari.

Massimiliano Paglini, Segretario generale Cisl Belluno Treviso