ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

10/19/2023 | Press release | Distributed by Public on 10/20/2023 01:52

Israele: staffetta diplomatica

Il primo ministro britannico Rishi Sunak è arrivato in Israele per manifestare solidarietà al paese dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso che ha provocato la morte di 1400 persone. Il viaggio segue quelli del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente americano Joe Biden e anticipa di qualche giorno la missione annunciata dal leader francese Emmanuel Macron. Una staffetta diplomatica che suggerisce un fronte unito tra i leader occidentali, concentrati su un comune obiettivo: ottenere una de-escalation ed evitare che il conflitto di estenda ad altri paesi della regione. Ieri, in una conferenza stampa congiunta con Netanyahu prima di ripartire per gli Stati Uniti Biden ha esortato gli israeliani a "non farsi divorare dalla rabbia" e a "non ripetere gli errori commessi dagli Usa dopo l'11 settembre". La maggioranza dei palestinesi "non sono Hamas" ha sottolineato il presidente americano e anche "la perdita di vite palestinesi conta". Parole pronunciate all'indomani della strage nell'ospedale Al Ahli di Gaza City la cui responsabilità è tuttora contestata ma che per il mondo arabo è frutto di un bombardamento dell'esercito israeliano. Il capo della Casa Bianca è stato chiaro anche su un altro punto: pur senza mai nominarlo, ha ammonito Hezbollah, il gruppo militante libanese responsabile del lancio di razzi sul nord di Israele, e l'Iran, che invoca la distruzione del "nemico sionista". Con il sostegno americano, dalle navi schierate al largo del paese agli aiuti militari, "oggi Israele è più forte che mai" ha detto il presidente americano, "se state pensando di attaccarlo rinunciate a quest'idea".

Accordo sugli aiuti a Gaza?

La visita di Biden ha ottenuto come primo risultato quello di aprire una breccia per l'intervento umanitario a Gaza dove Israele dovrebbe autorizzare, il condizionale è d'obbligo visti gli annunci disattesi finora, l'ingresso di 20 camion di aiuti entro le prossime ore. Poco - secondo gli operatori umanitari ne servirebbero almeno 100 per assistere ai bisogni di una popolazione senza elettricità e acqua da giorni, e sottoposta al fuoco incessante dei bombardamenti - ma che fornirebbe un barlume di speranza a milioni di persone intrappolate nella Striscia. Al momento tuttavia non è chiaro come gli aiuti dovrebbero entrare nell'enclave: Israele ha detto che non consentirà il passaggio attraverso il proprio territorio finché gli ostaggi sequestrati da Hamas non saranno rilasciati, e gli aiuti non sono stati finora in grado di attraversare il valico di Rafah attraverso l'Egitto. In un'intervista alla CNN il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, ha detto che il valico è stato gravemente danneggiato dai recenti attacchi aerei israeliani e ha chiesto che Tel Aviv garantisca unpassaggio sicuro ai convogli umanitari prima di lasciar passare i camion. Aprire il valico agli aiuti, e mantenerlo aperto, sarà complicato a causa dell'alto livello di sfiducia tra Israele, Hamas ed Egitto, e dalla necessità del Cairo di mantenere il controllo ferreo su una regione, quella del Sinai, in cui l'Egitto combatte gli estremisti islamisti da anni. Il Cairo teme inoltre che l'arrivo di profughi dalla Striscia possa scatenare disordini e instabilità all'interno dei propri confini.

Un'ondata di proteste?

Di fatto la guerra tra Israele e Hamas e il massacro, finora, di oltre 3mila civili a Gaza ha già innescato un'ondata di proteste in molti paesi musulmani. Dopo gli appelli alla mobilitazione di massa lanciati dal movimento libanese sciita Hezbollah, sostenuto dall'Iran, migliaia di persone hanno protestato nella periferia meridionale di Beirut. I manifestanti sono scesi in piazza anche nelle città cisgiordane di Ramallah e Nablus, al grido di "Palestina libera". L'ondata di sdegno generata dalle immagini provenienti dall'enclave ha sollevato le piazze arabe con enfasi tale che neanche i governi più moderati hanno potuto permettersi di ignorarle. Così dagli Emirati Arabi Uniti al Bahrein - che avevano ristabilito relazioni diplomatiche con Israele - come pure l'Arabia Saudita, il Qatar e il Marocco hanno criticato Israele e preso le distanze dalle sue azioni. In molte capitali arabe come in Turchia le proteste vanno avanti da giorni, con migliaia di persone radunate davanti ai consolati israeliani, chiedendone la chiusura. E l'Egitto - dove generalmente le manifestazioni sono scoraggiate e guardate con sospetto - ha indetto per domani un 'venerdì della rabbia' in sostegno della causa palestinese e per chiedere la riapertura del valico di Rafah. Le manifestazioni non si fermano al Medio Oriente: ieri a Washington 500 persone sono state arrestate - fra cui circa 20 rabbini - in seguito ad una protesta organizzata da due organizzazioni ebraiche che si battono contro lo stato di Israele per chiedere il cessate il fuoco a Gaza. La maggior parte dei manifestanti indossava magliette con la scritta 'Non nel nostro nome' e sono stati arrestati all'interno del Cannon House Office Building, visino al Congresso Usa, dove non sono consentiti assembramenti.

Credibilità a rischio?

Per Washington la situazione è tanto più problematica se considerata alla luce della partita in corso con Russia e Cina per attirare nel proprio campo l'opinione pubblica del cosiddetto Sud Globale. Mentre i leader occidentali fanno la spola con Israele, Vladimir Putin e Xi Jinping - insieme a Pechino per il decennale della Via della Seta - celebravano la loro amicizia e l'avanzata di quello che definiscono "il nuovo ordine mondiale". Nessuno dei due ha condannato l'attacco di Hamas ed entrambi si sono limitati a invocare un cessate il fuoco immediato. Per Mosca - che è in grado di dialogare con la maggior parte degli attori dell'area ed è pronta a giocare su più tavoli - la crisi in Medio Oriente offre un'occasione insperata di uscire dall'isolamento e distrarre la comunità internazionale dal conflitto in Ucraina. Ma c'è di più. Alcuni diplomatici sono preoccupati che un sostegno incondizionato degli Stati Uniti a Israele possa alienare gran parte del Sud del mondo. Già da anni su Washington e sull'Europa pesano accuse di 'doppi standard' per il trattamento riservato ai palestinesi e per non aver posto sufficiente attenzione ai brutali conflitti in Siria, Yemen e Libia. La striscia di Gaza in questo senso può diventare la cartina di tornasole dell'impegno occidentale a preservare l'attuale sistema internazionale e un sistema di regole condiviso. "Ciò che abbiamo detto sull'Ucraina deve applicarsi a Gaza. Altrimenti perderemo tutta la nostra credibilità", spiega al Financial Times un diplomatico senior del G7 in forma anonima. "I brasiliani, i sudafricani, gli indonesiani: perché mai altrimenti dovrebbero credere a quello che diciamo sui diritti umani?".

Il commento

di Mattia Massoletti, ISPI

"Mentre il primo ministro britannico Rishi Sunak giunge in visita in Israele, ieri, da Pechino, Xi Jinping e Vladimir Putin hanno ribadito l'importanza della formulazione di una soluzione a due Stati. In particolare il presidente russo, che ha da subito imputato l'escalation della violenza in corso tra Israele e Hamas al 'fallimento delle politiche USA in Medio Oriente', accusando implicitamente Washington di essere troppo ancorata alle politiche di Israele, ma incapace di comprendere le istanze palestinesi. Mentre il mondo arabo ribolle, questo richiamo al 'dvojnoj standart' (o 'doppio standard') occidentale, oltre ad attirare certamente nuove simpatie, potrebbe aiutare la Russia a ritagliarsi un ruolo in un futuro processo di risoluzione della crisi, soprattutto qualora la staffetta diplomatica delle controparti occidentali - Sunak oggi e, nei giorni scorsi, Biden e Scholz - non si dimostrasse in grado di ottenere una de-escalation e porre freno alle violenze attuali."

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

Per ricevere i nuovi Daily Focus direttamente nella tua inbox
Thank you for Signing Up
Please correct the marked field(s) below.
1,true,6,Contact Email,21,false,1,First Name,21,false,1,Last Name,2