ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

08/02/2024 | Press release | Distributed by Public on 08/03/2024 10:16

L’impatto dell’uccisione di Haniyeh su Hamas e sulla politica palestinese

Nella notte tra il 30 e il 31 luglio il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato ucciso mentre si trovava in visita a Teheran. La sua uccisione, attribuita a Israele ma non rivendicata dal governo Netanyahu, rappresenta un colpo significativo per Hamas, che in questi ultimi mesi aveva già perso diversi esponenti della sua leadership. Ma chi era Ismail Haniyeh? Quale impatto avrà la sua morte su Hamas e più in generale sulla politica palestinese?

Chi era Haniyeh?

Nato e cresciuto nel campo profughi di al-Shati, a Gaza, Ismail Haniyeh è stato a lungo una delle figure più di spicco di Hamas. Membro dell'organizzazione fin dalla sua creazione nel 1987, Haniyeh diventò presto uno dei collaboratori più fidati del leader spirituale del gruppo, Ahmed Yassin.Al tramonto della seconda Intifada, Haniyeh fu una delle figure che più spinse per la partecipazione di Hamas alle elezioni legislative, tenutesi nel 2006, dopo che per anni il movimento si era rifiutato di prendere parte a un sistema politico - quello dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) - che riteneva illegittimo.Da queste elezioni Hamas risultò vincitore, anche grazie a un sistema elettorale misto che finì per svantaggiare Fatah, già all'epoca guidato dal presidente Mahmoud Abbas. Ismail Haniyeh divenne così primo ministro dell'Anp, posizione che mantenne fino alla primavera del 2007, quando le tensioni col presidente Abbas - esacerbate dall'opposizione internazionale a un governo guidato da Hamas - finirono per esplodere in una guerra aperta tra le due fazioni palestinesi.

Con la presa di potere di Hamas a Gaza, Haniyeh rimase una delle personalità più di spicco della leadership politico-amministrativa del gruppo nella Striscia. È però soltanto nel 2017 che divenne il capo dell'ufficio politico di Hamas, posizione mantenuta per più di vent'anni da Khaled Mesha'al. Il cambio di leadership segnò un'evoluzione importante all'interno dell'organizzazione. Rispetto a quello del suo predecessore, il network personale di Haniyeh era molto più radicato a Gaza, un fatto che contribuì a spostare in parte il baricentro dell'organizzazione verso la Striscia, dinamica a cui, come si vedrà, si assiste tuttora. È però nella politica estera del movimento che la leadership di Haniyeh ha segnato il più importante fattore di discontinuità. Questa è stata infatti caratterizzata da un'apertura nei confronti dell'Iran, paese con cui i rapporti erano diventati particolarmente tesi dopo che Mesha'al si era rifiutato di sostenere Bashar al-Assad nel contesto della guerra civile siriana scoppiata nel 2011.

Che impatto avrà la morte di Haniyeh su Hamas?

Per quanto la scomparsa di Haniyeh rappresenti comunque un duro colpo per Hamas - soprattutto sul piano simbolico - la sua uccisione difficilmente avrà un impatto sulle operazioni militari a Gaza. La gestione dell'ala militare del movimento rimane infatti nelle mani della leadership politico-militare ancora residente nella Striscia, che a sua volta negli ultimi mesi ha perso figure di spicco come Marwan Issa e, secondo quanto sostenuto dall'esercito israeliano, Mohammed Deif. Più che sui combattimenti, quindi, l'impatto della morte di Haniyeh va misurato per le conseguenze che questa potrebbe avere sui negoziati per il cessate il fuoco, che rischiano di essere completamente interrotti nel breve periodo. Anche se in questi ultimi mesi i negoziati si sono rivelati del tutto inefficaci, la paura è che l'uccisione di Haniyeh possa sancire la fine di qualsiasi prospettiva per un accordo con il governo israeliano. Tale timore è stato espresso negli ultimi giorni anche da vari leader a livello internazionale, tra cui il presidente statunitense Biden che ha dichiarato che l'uccisione del leader del gruppo palestinese non è utile a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Infatti, nonostante i negoziati siano stati per lo più portati avanti da Khalil al-Hayya, vicecapo dell'ufficio politico di Hamas a Doha, il peso di Haniyeh, e l'influenza che questi esercitava sulla leadership di Gaza, grazie anche ai suoi contatti personali, è sempre stata considerata fondamentale nell'evoluzione delle trattative.

Inoltre, oltre a ridurre la capacità dell'ufficio politico di far leva sulla leadership di Hamas a Gaza, la scomparsa di Haniyeh comporterà un ulteriore spostamento del centro di gravità del movimento verso la Striscia. Sebbene questo processo fosse già in atto da tempo, e abbia subito un'accelerazione a partire dal 7 ottobre, l'indebolimento della leadership politica in Qatar offre a quella di Gaza l'opportunità di assumere un ruolo ancora più preponderante. La morte di Haniyeh lascia poi un vuoto al vertice politico di Hamas, che dovrà quindi trovare un sostituto. I tre nomi più citati in queste ore sono quelli di Khaled Mesha'al e Khalil al-Hayya, ma c'è anche quello di Musa Abu Marzouk, già vicepresidente dell'ufficio politico tra il 1997 e il 2014 e capo delegazione di Hamas nei colloqui di riconciliazione intra-palestinese. La scelta del nuovo capo dell'ufficio politico avrà anche ripercussioni sulle prospettive di riappacificazione con Fatah e, di conseguenze, sulle più ampie dinamiche politiche palestinesi.

Quale sarà l'impatto sulla politica palestinese?

Le ripercussioni dell'uccisione di Haniyeh riguardano innanzitutto i fragili negoziati intra-palestinesi, che sembravano aver subito un'accelerazione in questi ultimi mesi. Dalla breve guerra civile del 2007 sono stati diversi i tentativi di riconciliazione tra Fatah e Hamas, un processo in cui anche Haniyeh ha spesso avuto un ruolo centrale. Dalla sua elezione a capo politico, infatti, Haniyeh ha incontrato almeno due volte il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas: in Algeria nel luglio 2022 e un anno più tardi, in Egitto. È in quest'ultima occasione che Hamas aveva avanzato richieste circa la riforma dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), organismo che fino alla fondazione dell'Anp del 1994 aveva rappresentato il principale ombrello politico per i partiti e gruppi armati palestinesi. L'ingresso di Hamas nell'Olp, possibilità che continua a essere al centro dei colloqui con Fatah svoltisi in questi ultimi mesi, è un'opzione sostenuta da diversi membri dell'ala politica del movimento. Questa avrebbe, però, conseguenze politiche e ideologiche non di poco conto, dato che l'ingresso nell'Olp costerebbe ad Hamas la rinuncia alle armi e al terrorismo, così come l'accettazione delle posizioni già assunte dall'organizzazione negli ultimi trent'anni, incluso il riconoscimento esplicito di Israele. Se una parte di Hamas, come la corrente di Musa Abu Marzouk, sembra essere ben disposta verso quest'opzione, è difficile credere che figure come Yahya Sinwar siano inclini ad accettare tali condizioni. La morte di Haniyeh rischia quindi di aggravare ancor di più queste tensioni interne, che per quanto precedenti al 7 ottobre, sono state senza dubbio esacerbate dagli eventi di questi ultimi dieci mesi.

A cura dell'Osservatorio Medio Oriente e Nord Africa.