11/25/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/25/2024 12:27
"Le infrastrutture sono centrali, dove passano le merci non passano le armi", con queste parole il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha aperto la decima edizione dei Rome MED Dialogues, sottolineando l'importanza delle rotte commerciali per la stabilità di una regione, quella del Mediterraneo allargato, attraversata da instabilità crescenti. Anche quest'anno la conferenza - organizzata dal Ministero degli Esteri italiano e da ISPI - offre un programma ricco e variegato per portare allo stesso tavolo policy-makers, think tank, accademici e giornalisti che si occupano della più complessa e delicata regione globale. Oltre a Tajani e al presidente dell'ISPI, Franco Bruni, alla sessione d'apertura sono intervenuti anche i ministri degli Esteri di Giordania, India, Libano, Egitto e degli Emirati Arabi Uniti, seguiti poi dal Segretario generale della Lega Araba. Rome MED Dialogues non si limita però solo alla regione mediorientale e darà ampio spazio anche al nostro continente, nonché a quello africano, accomunati dallo stesso mare e dalle stesse sfide. Tra i principali temi toccati da Tajani, l'Ucraina e la necessità di una pace giusta, con l'Europa che si avvia al terzo anno di guerra. E ancora: la regione balcanica, "una priorità per l'Italia e per l'Europa", rilanciando quindi la necessità dell'allargamento europeo.
Il Mare Mediterraneo, nella sua versione "allargata" come viene affrontata ai Rome MED Dialogues, è uno spazio di sfide e opportunità comuni per i tre continenti che vi si affacciano. A dirlo sono diversi dati. Il Mare nostrum è infatti una delle principali aree di scambio commerciale: il 30% delle merci globali transitano attraverso il Mediterraneo, le cui acque ogni anno sono solcate da oltre 220mila navi. In ambito energetico, il Mediterraneo ospita i gasdotti che riforniscono il 65% del gas naturale all'Italia, ma è cruciale anche per il petrolio importato dalla Libia nonché per il Gas Naturale Liquefatto (GNL). A livello politico, la sfida più importante è quella posta dai flussi migratori che attraversano le rotte del Mediterraneo, con decine di migliaia di persone in fuga da guerre, repressioni e dalle conseguenze del cambiamento climatico. E lo stesso cambiamento climatico ha conseguenze dirette a livello ambientale proprio per il Mar Mediterraneo, dove si registrano aumenti di temperature superiori del 20% rispetto alla media globale, comportando un innalzamento del livello del mare, aumento delle siccità e della disertificazione e di fenomeni ambientali quali alluvioni che si ripetono sempre più frequentemente e con sempre maggior violenza.
La guerra di Israele a Gaza e in Libano è il tema che ha accomunato gli interventi dei capi della diplomazia giordana, emiratina ed egiziana. La Striscia di Gaza oggi "è un cimitero per bambini, un cimitero per valori umani, un cimitero per il diritto internazionale", ha detto il ministro degli esteri giordano Ayman Safadi. Gli fa eco la ministra degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Reem Ebrahim Al Hashimy, che ha ribadito che "cessate il fuoco e aiuti umanitari sono priorità assolute". Per l'omologo egiziano, Badr Abdelatty, "sono necessarie misure coraggiose" e sottolinea: "Nonostante oltre un anno di ripetuti appelli alla comunità internazionale affinché intervenga e fermi questi attacchi e aggressioni, che stanno minacciando la sicurezza della regione e l'ordine dell'esercito, la macchina israeliana continua i suoi tragici attacchi su vite innocenti, la maggior parte delle quali donne e bambini". Dal canto suo, il ministro degli Esteri del Libano, Abdallah Bou Habib, ha dedicato attenzione particolare alla missione UNIFIL, ampiamente partecipata da soldati italiani il cui contingente ha recentemente riportato alcuni feriti per mano israeliana: "Il Libano condanna fermamente qualsiasi attacco all'UNIFIL e chiede a tutte le parti di rispettare la sicurezza e la protezione delle sue truppe". Subito dopo la plenaria iniziale, si è tenuto un dialogo con Riyad Malki, inviato speciale del presidente della Palestina Abu Mazen, che ha accusato senza mezzi termini il premier israeliano Benjamin Netanyahu, "unico ostacolo al raggiungimento di un cessate il fuoco", per il quale esorta l'Italia ad applicare il mandato d'arresto emesso dalla Corte penale internazionale. Chiosa finale sulla costituenda amministrazione Trump: "Speriamo che sia diversa dalla precedente per quanto riguarda questa particolare questione".
La guerra in corso nella regione mediorientale avrà delle conseguenze dirette soprattutto per il continente europeo, esattamente come accaduto con le guerre in Libia e Siria. Anche a fronte dell'elezione di Donald alla Casa Bianca, l'Unione Europea dovrà cercare di ribadire il proprio ruolo a livello geopolitico, riaffermando una propria autonomia strategica e rilanciando la propria diplomazia, ponendosi come fattore di stabilizzazione, nonché di pace. A questo è stato dedicato un dialogo il ministro degli Esteri della Francia Jean-Noel Barrot, che ha parlato anche della necessità di riportare l'Iran nella cornice dei negoziati sul nucleare. E il processo di stabilizzazione europea idealmente inizia dal nostro vicinato, ovvero i paesi della regione balcanica, tutti candidati all'adesione europea e diversi dei quali presenti a Roma. Quello dell'allargamento ai Balcani è un tema di massima importanza per l'agenda di governo, come detto in apertura dal vicepremier Tajani. Nella sessione plenaria pomeridiana, i ministri degli Esteri di Croazia e Macedonia del Nord parleranno delle "vecchie priorità" della nuova Commissione europea, ovvero quelle di allargare la famiglia ai Balcani Occidentali concludendo un processo pluridecennale, che ha oramai assunto la dimensione di sfida geopolitica continentale e non solo una mera integrazione di carattere economico e commerciale