11/14/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/14/2024 05:54
L'Europa ha una nuova Commissione, ma i due storici perni Germania e Francia traballano. Quale traiettoria politica dopo le elezioni Usa?
"Gli Usa sono buon esempio del fatto che serve un ciclo politico coerente - di cui vedi l'inizio e che puoi seguire fino al termine - per attrezzare un'efficace politica economica. In Europa è più difficile, perché se da un lato è iniziato il nuovo mandato per la Commissione e il Parlamento, ci sono cicli scaglionati in grandi Stati come Francia e Germania, che rallentano l'avanzata delle riforme. Dobbiamo conviverci, prendendo impegni vincolanti e al contempo preservando la stabilità finanziaria. Va ritrovato lo spirito degli anni dopo il whatever it takes, quando riuscimmo a stabilizzare l'euro e ripristinare la fiducia dei mercati e tra i Paesi. Fra l'altro i nuovi Nobel per l'economia Acemoglu, Johnston e Robinson ci mostrano l'importanza di rispettare e coltivare le istituzioni per preservare la crescita economica e la resilienza delle democrazie. Non preoccupiamoci per la nuova amministrazione di Trump, pensiamo a come integrare l'agenda dell'Europa: ad esempio dando seguito alle tante proposte operative e di investimento del Rapporto Draghi".
Intanto l'integrazione bancaria è di là da venire, la Germania ostacola le mire di Unicredit su Commerzbank e Madrid si oppone alla scalata spagnola di Bbva su Banco Sabadell. Che ne pensa?
"Bisogna rispettare le istituzioni per renderle credibili. Se crediamo davvero nell'Unione bancaria e nella sua importanza per evitare crac come quelli visti negli Usa o in Svizzera nel 2023, dobbiamo applicare le regole. Nei casi citati ciò vuol dire valutare che le operazioni rispettino le regole dell'Unione bancaria, poi lasciare che il mercato decida. Non devono esserci eccezioni legate al fatto che le operazioni sono transfrontaliere, o sono in ballo Paesi con tipologie diverse. Una forte Unione bancaria richiede anche forti banche, e in nessun caso ci dovrebbero essere ostacoli politici".
È in atto, sui mercati e nei conti pubblici, la "rivincita dei Pigs", i cui spread si sono ridotti di oltre 120 punti base da un anno, a partire dal suo Portogallo che ormai paga rendimenti inferiori alla Francia. Come la interpreta?
"Non c'è più motivo di usare quell'acronimo sgradevole, perché non è più vero. Tanti Paesi europei hanno migliorato molto i conti pubblici già prima del Covid. Poi abbiamo introdotto altri meccanismi di protezione come il Tpi, rendendo l'eurozona più forte. Tanto forte che, per la prima volta, le due crisi causate dalla pandemia e dall'inflazione non hanno prodotto i rischi di frammentazione visti nelle crisi passate. Anzi, mentre gli Stati investivano centinaia di miliardi di debito comune, saliva il supporto dei cittadini misurato dall'Eurobarometro. Altro segno del fatto che dobbiamo credere di più in noi stessi".
Lei è tra le 'colombe' della Bce che chiedono riduzioni più incisive del costo del denaro. Cosa attendersi dal board di dicembre?
Dopo i tre tagli da giugno siamo sulla traiettoria monetaria giusta. Ma ora c'è una fase cruciale, per due ragioni: da una parte si è completato il processo di disinflazione raggiungendo il target del 2%, dall'altra l'economia europea non cresce e gli investimenti sono molto ridotti. Dunque rischiamo di portare i prezzi sotto il 2%: e a peggiora le cose un mercato del lavoro forte, ma con salari molto flessibili e che non paiono in grado di risollevare l'inflazione. Per questo i tagli dei tassi Bce non sono finiti: con quanta velocità ridurli, comunque, lo valutiamo a ogni riunione. L'Europa deve crescere e per farlo deve investire, anche per fare un salto di qualità nel confronto con Usa e Cina".
Come valuta l'Italia, che pure ha ridotto lo spread sulla Germania, ma anche nella legge di bilancio 2024 non investe nella crescita?
"Segnalo che oggi l'Italia non figura in nessuna analisi di rischio riguardante l'eurozona. Il settore bancario è stato ristrutturato ed è solido, i conti pubblici sembrano impostati in una traiettoria corretta. Più in generale, e come avvenne in Portogallo, quando offri stabilità e prevedibilità, pian piano crescono anche gli investimenti e gli spread convergono. Tutto nel rispetto delle instituizione".
Ma il vostro debito a Lisbona era una frazione dei 3.000 miliardi del Tesoro.
"Conta la direzione, più che l'entità del debito: che in ogni caso va contenuto, per non ipotecare il futuro dei giovani. L'importante è restare nella giusta traiettoria e avere pazienza, evitando le reazioni populiste che sorgono quando la gente pensa di pagare un prezzo troppo alto in un tempo troppo breve".