ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

09/24/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/24/2024 02:37

Tunisia: verso le elezioni in un clima di tensione

Il 6 ottobre si terranno le elezioni presidenziali: sia per quanto riguarda la politica interna che le relazioni estere, il paese è interamente coinvolto dall'avvicinarsi dell'importante tornata, che si annuncia comunque senza sorprese. La rielezione dell'attuale presidente Kaïs Saïed, in carica dal 2019, è data infatti praticamente per certa. In questi mesi che precedono le elezioni, il Capo dello Stato è stato impegnato nel dimostrare i risultati raggiunti nel passato quinquennio, durante il quale il regime politico, complice l'approvazione nel 2022 di una nuova Costituzione di stampo iper-presidenzialista, è diventato, secondo osservatori e oppositori interni, sempre più autoritario.

Quadro interno

Alla fine di giugno, con un certo ritardo che ha lasciato gli osservatori con il fiato sospeso[1], è stato annunciato che il 6 ottobre prossimo i tunisini si recheranno alle urne per eleggere il nuovo capo dello stato. Coloro che intendono partecipare alla competizione per assurgere alla carica suprema del paese hanno potuto presentare, sino al 6 agosto, le proprie candidature all'Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie). Si tratta dell'organo costituito nella fase di transizione politica post-Primavera araba, che è tuttavia divenuto meno "indipendente" da quando, con il decreto-legge 22 (2 maggio 2022), è stato stabilito che i suoi membri siano nominati e deposti direttamente dal Capo dello Stato. I moduli ritirati presso l'Isie sono stati circa ottanta, ma quando il 10 agosto il presidente dell'Autorità, Farouk Bouasker, ha comunicato i nomi dei tre candidati ammessi, ha affermato che le richieste erano state in totale solo diciassette[2]. Molti candidati hanno infatti ritirato le proprie domande[3] o non le hanno nemmeno inoltrate all'organo preposto, decidendo per il boicottaggio: è il caso del Fronte di salvezza nazionale, raggruppamento delle principali forze di opposizione - dove spiccano il popolare partito islamista Ennahda e Qalb Tunes, la formazione sorta nello scorso decennio che ha un discreto consenso - che già dalla primavera di quest'anno aveva dichiarato che non avrebbe partecipato a queste elezioni. In entrambi i casi, ritiro o boicottaggio, i leader politici hanno motivato la loro scelta con la denuncia dell'assenza di un clima politico sereno e di regole trasparenti per la tenuta delle elezioni.

I ricorsi presentati da alcuni dei quattordici esclusi dall'Isie sono stati vagliati dal Tribunale amministrativo, che ha l'autorità giuridica per pronunciarsi su tale questione. Quest'ultimo a fine agosto ha notificato a tre ricorrenti l'accettazione del loro ricorso: Mondher Zenaidi, ex ministro di Ben Ali e dal 2011 esule a Parigi; Abdellatif Mekki, ex dirigente di Ennahda ed ex ministro della Salute, ora leader del Partito lavoro e Realizzazione; Imed Daïmi, ex consigliere del presidente del primo presidente della Repubblica post-Primavera araba, Moncef Marzouki (2011-2014), con il quale ha fondato il partito conservatore el-Harak[4]. L'annuncio della riammissione di questi candidati, molto più conosciuti e di rilievo rispetto ai due già notificati a inizio agosto, era stato considerato un segnale positivo avendo riaperto in senso più pluralista la corsa alle presidenziali[5]. Tuttavia, l'Isie non ha successivamente approvato la decisione del Tribunale, invalidandola per un vizio di forma, come ha dichiarato il 2 settembre - un giorno prima del termine previsto - il suo presidente[6]. Una decisione che è stata ampiamente criticata dalle organizzazioni per i diritti umani e la stampa internazionale, seminando una grande disillusione rispetto a elezioni considerate a questo punto addirittura da taluni come un esercizio inutile[7]. I due competitor del super favorito Kaïs Saïed sono dunque i poco noti: Zouhair Maghzaoui, 59 anni, ex deputato "panarabista" e Ayachi Zammel, ottantenne, ex deputato del partito liberale, presidente del Movimento Azimoun. Ad aggiungere criticità alla già magra rosa dei candidati, c'è il fatto che quest'ultimo il 4 settembre è stato posto sotto detenzione preventiva perché accusato di aver falsificato le firme necessarie alla presentazione della sua candidatura.

Il presidente Saïed ha annunciato la sua candidatura il 19 luglio in un modo abbastanza originale. Durante una visita istituzionale nel sud del paese, in una località al confine con l'Algeria e la Libia, Borj el-Khadra, il presidente ha tenuto un discorso a favore di telecamere avendo sullo sfondo un verde palmeto, parlando con il piglio deciso e impassibile che ne contraddistingue l'oratoria, e indossando un abbigliamento impeccabile nonostante le proibitive temperature del deserto. La sua rinnovata discesa in campo è stata proclamata in soli quattro minuti durante i quali, nonostante l'amenità del luogo, ha mantenuto un tono fiero e "battagliero". Il presidente ha infatti parlato della necessità di una nuova lotta nazionale contro imprecisate lobby nemiche della nazione[8]. Lo stesso tipo di narrazione è stato alla base del discorso, ben più lungo, di circa venti minuti, che il Capo di Stato ha letto qualche giorno dopo nel Palazzo di Cartagine, sede della presidenza, in occasione dell'anniversario della festa della Repubblica, il 25 luglio. Dopo aver glorificato l'opera dei combattenti per l'indipendenza della Tunisia e quindi la fine del regime monarchico di cui ricorre quest'anno il sessantasettesimo anniversario, ha ricordato che appena tre anni prima in questo stesso giorno "i tunisini hanno voluto segnare una nuova data storica" quando "hanno corretto il corso della rivoluzione"[9]. Il riferimento è al 25 luglio 2021 quando Saïed, che era stato democraticamente eletto due anni prima, aveva sospeso le attività del parlamento, eliminato l'immunità parlamentare per i deputati, destituito il capo del governo e assunto lui stesso i poteri, governando nei mesi successivi per decreto. Una sorta di "colpo di stato", ma "costituzionale" in quanto il presidente si era appoggiato sull'art. 80 della Costituzione, che prevede l'instaurazione dello stato d'emergenza in casi di "imminente pericolo" per la nazione. Nella retorica in auge da allora e ripresa in questo discorso alla nazione, la "rivoluzione" del 2011 è stata "tradita" e "confiscata" da politicanti interessati solo al proprio tornaconto personale, qui definiti anche "ladri"[10]. È in questo senso che va letto il riferimento alla "correzione" del percorso rivoluzionario iniziata il 25 luglio 2021. Il presidente ha proseguito dichiarando che la Tunisia ha raggiunto in questi anni risultati eccezionali come mai nessun paese ha saputo fare, in quanto l'approvazione della nuova Costituzione (in vigore dal 2022) è stata preceduta da "una vasta partecipazione popolare"[11]. Inoltre, il paese è riuscito a resistere a tutte le ingerenze straniere, richiamando in questo passo la politica sovranista della Tunisia e in particolare la personale opposizione di Saïed a sottostare a quelli che sono definiti i "diktat" del Fondo monetario internazionale. Infatti, nel passaggio appena successivo, ha sottolineato come grazie "alle scelte nazionali" siano stati raggiunti in giugno miglioramenti proprio nel campo economico[12]: il riferimento è alla lieve flessione dell'inflazione registrata in questo mese. Dopo aver rivendicato con voce sempre perentoria e in perfetto arabo classico successi anche nella lotta al terrorismo, Saïed ha ribadito il pieno sostegno al popolo palestinese e alla Palestina libera e indipendente con la città santa di Gerusalemme capitale: unico tema di politica internazionale toccato nell'allocuzione, evidentemente perché largamente popolare. In chiusura, dopo aver lanciato un avvertimento ai suoi concittadini mettendoli in guardia da quella che ha definito "una situazione mai verificatasi prima" dovuta a ciò che ha dichiarato essere "un conflitto tra un nuovo sistema politico e uno che non è stato completamente smantellato" (excusatio non petita circa la necessità di perseguire eventuali "traditori") ha proclamato: "Noi abbiamo costruito una nuova Repubblica in cui non c'è posto per i ladri, né per i traditori (…)"[13]. E, riprendendo lo slogan populista che aveva determinato la sua vittoria nel 2019 ("il popolo sa ciò che vuole"), ha concluso: "Il popolo tunisino vuole decidere da solo del proprio destino"[14].

Il discorso commemorativo di Saïed, che è divenuto un'occasione per inaugurare la sua campagna elettorale prima che questa fosse ufficialmente aperta (lo sarà nella finestra che va dal 14 settembre sino al 4 ottobre), ha riportato l'attenzione sulla lotta contro non meglio precisati nemici che il presidente aveva già evocato annunciando la sua volontà di ricandidarsi.

I segnali di una lotta interna anche allo stesso entourage del presidente sono individuabili nei due rimpasti governativi: a inizio agosto è stato dimissionato il primo ministro Ahmed Hachani e, soprattutto, il 25 agosto sono stati cambiati, a sorpresa, ben diciannove ministri, tra cui alcuni di peso come quello degli Esteri e della Difesa, oltre a tre sottosegretari[15]. Tale conflitto intestino è percepito anche dai partiti di opposizione, che ne risentono però le conseguenze sulle loro spalle. Secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani, Amnesty International e Human Rights Watch, il clima politico non solo si è deteriorato, ma è in atto una netta regressione in materia di diritti umani nel paese dopo gli avanzamenti post-2011[16]. Alcuni leader, nonché potenziali candidati sono stati arrestati e/o già condannati con accuse che vanno dall'organizzazione di "complotti" contro lo stato e minacce alla sicurezza nazionale, ad altre meno gravi, ma che ne impediscono materialmente la partecipazione alle elezioni[17]. Le stesse condizioni per l'eleggibilità e la presentazione delle candidature alle presidenziali previste dalla Costituzione del 2022 sono state giudicate troppo stringenti e difficili da accontentare: innanzitutto per il criterio della nazionalità (solo cittadini tunisini, con genitori e nonni paterni e materni tunisini e senza doppia cittadinanza) che riflette il forte nazionalismo della "nuova Repubblica"; in secondo luogo, per la quantità di firme necessarie, ovvero bisogna ottenere il sostegno di dieci parlamentari, quaranta eletti a livello locale o 10.000 elettori ovvero almeno 500 per collegio elettorale, una cifra enorme[18]; in terzo luogo, è d'obbligo l'assenza totale di condanne, mediante la presentazione di un estratto del cosiddetto casellario giudiziale "B3". Diversi candidati si sono quindi lamentati di aver subito ostacoli amministrativi nell'ottenimento delle firme e anche del modulo B3, ma Bouasker ha assicurato che "nessuna domanda è stata respinta a causa della B3"[19] e lo stesso presidente Saïed ha affermato: "Non è stata esercitata alcuna pressione su nessuno […] Coloro che parlano di ostacoli e difficoltà […] cercano di diffondere caos, discordia, voci e bugie"[20].

Mentre i candidati ammessi alla competizione sono quindi pressocché sconosciuti, i leader politici che avrebbero avuto più chances in quanto personalità note e/o a capo di partiti storici del paese si trovano agli arresti e sono quindi fuori gioco. I più importanti tra questi sono: Rached Ghannouchi, 83 anni, storico leader di Ennahda, detenuto da aprile 2023 e Abir Moussi, avvocatessa, presidente del Partito desturiano libero, erede dell'omonimo partito di Bourguiba e Ben Ali (lei stessa era stata membro del partito di quest'ultimo che aveva cambiato nome in Rassemblement constitutionnel démocratique, Rcd) che è in carcere dal 3 ottobre 2023 per "incitamento ad armare i cittadini gli uni contro gli altri e per provocazione e disordini sul territorio". Moussi è una feroce avversaria di Ennahda e dalle idee sovraniste come Saïed: per questo motivo sarebbe stata una forte avversaria per il presidente-candidato[21].

La situazione economica non ha subìto alcun cambiamento di rilievo anche se deboli segnali di ripresa sono riscontrabili nel settore del turismo (secondo l'Ufficio nazionale per il turismo dall'inizio dell'anno al 10 agosto 2024 la Tunisia ha accolto 5,8 milioni di turisti, ovvero + 6,7% rispetto all'anno scorso[22]), in un raccolto migliore nel campo agricolo e in un leggero calo del tasso di disoccupazione. L'Istituto nazionale di statistica segnala una crescita media dello 0,6% nel primo semestre di quest'anno e un lieve calo della disoccupazione al 16% rispetto al 16,2% dello scorso trimestre[23]. L'inflazione è rimasta sostanzialmente stabile, ma ha segnato un leggero calo a luglio attestandosi a una cifra pur sempre elevata: 6,9%[24]. Il problema principale è ancora quello del debito pubblico che permane all'80% del Pil, e il fabbisogno finanziario totale resta di 9 miliardi di dollari, un importo necessario per coprire il deficit di bilancio, sostenere le spese di governo e rimborsare il debito estero che ammonta a 3 miliardi. La maggior parte di questo finanziamento è ricercato internamente, in particolare presso la Banca centrale tunisina e presso quelle private: a tal proposito, in luglio il parlamento ha approvato una convenzione con un gruppo di banche locali[25]. Per coprire la restante parte la Tunisia è costantemente alla ricerca di finanziamenti esteri. L'accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per 1,9 miliardi di dollari, negoziato nel 2022 ed entrato in crisi nel marzo 2023, è ancora in fase di stallo. Il piano di riforme richieste, che comprendeva tagli ai sussidi e ristrutturazione delle imprese statali è divenuto, nella narrativa dell'establishment, un insieme di "diktat" inaccettabili. Nessun finanziamento sembra essere confermato, sebbene l'Arabia Saudita (500 milioni di dollari), l'Algeria (300 milioni di dollari) e la Banca africana per l'esportazione e l'importazione (400 milioni di dollari) siano identificate come potenziali fonti[26]. C'è solo la conferma dell'approvazione da parte della Banca africana di sviluppo di un pacchetto di finanziamenti di 92,3 milioni di euro (90 milioni di euro dal gruppo bancario e una sovvenzione di 2,3 milioni di euro dal fondo fiduciario Women Entrepreneurs Finance Initiative) per l'attuazione del programma governativo Cap-Emplois per la competitività aziendale e la creazione di posti di lavoro[27]. In generale, l'accesso limitato ai finanziamenti esterni e la conseguente carenza di valuta estera hanno costretto il governo a comprimere le importazioni per contenere il più possibile il deficit delle partite correnti. Le importazioni sono diminuite del 2,4% nel 2023 e di un altro 5,5% nei primi cinque mesi del 2024[28].

Relazioni esterne

Il quadro delle relazioni esterne resta pressocché immutato rispetto al trimestre precedente. Il presidente Saïed non ha effettuato visite all'estero, e tutto pare congelato in attesa della probabile riconferma alle prossime elezioni. Solo il nuovo primo ministro, Kamel Maddouri, si è recato a Pechino per partecipare al Forum Cina-Africa tenutosi a inizio settembre. Qui Maddouri ha avuto modo di incontrare Shi Wenjun, il direttore generale del Fondo di sviluppo cinese-africano (Cadf), che è gestito dalla Banca cinese di sviluppo, potendo così affrontare la questione dei fondi necessari alla Tunisia per risollevare il suo debito pubblico. La strategia diplomatica del paese è stata infatti interamente mossa, sin dall'autunno dell'anno scorso, alla ricerca di partner alternativi, al di fuori cioè della cerchia "occidentale" del Fmi e dell'Ue, disposti a finanziare progetti o a dispensare prestiti. L'incontro a Pechino è stato però ancora di tipo interlocutorio: le due parti hanno affermato la volontà di collaborare e la Tunisia si è detta disposta a rimuovere le difficoltà (burocratiche, presumibilmente) che frenano la realizzazione dei progetti cinesi nel paese[29].

Le relazioni con l'Algeria permangono ottime. È stata anche riaperta la ferrovia che collega Algeri a Tunisi, chiusa, per questioni di sicurezza, da oltre trent'anni: il treno, che coprirà una distanza di 357 km, sarà composto da due carrozze di prima classe e due di seconda classe, ospitando fino a 300 passeggeri per viaggio, un servizio fondamentale sia per il trasporto persone che soprattutto per gli scambi commerciali[30]. I due paesi sono allineati su diversi piani della politica estera: un acceso sovranismo che implica il pieno rigetto delle ingerenze straniere; un pieno e totale sostegno alla causa palestinese; l'appoggio alla causa degli indipendentisti sahrawi e quindi contro la politica marocchina di annessione del territorio del Sahara occidentale. Su quest'ultimo fronte una lieve differenza la si nota per il fatto che le relazioni tra Tunisia e Marocco sono comunque attive, mentre quelle tra Algeria e Marocco proprio per la questione del Sahara occidentale sono interrotte dal 2021. A seguito del rimpasto ministeriale, infatti, il nuovo ministro degli Esteri tunisino ha avuto un cordiale scambio telefonico con l'omonimo marocchino[31].

Per quanto riguarda la questione migratoria, infine, la situazione rispetto all'anno scorso di questi tempi è notevolmente cambiata. Gli accordi firmati tra il governo italiano e il presidente tunisino hanno permesso un efficiente contrasto all'immigrazione clandestina: a fine luglio erano state bloccate 46.000 persone in partenza dalla Tunisia (con un calo degli sbarchi in Italia del 62% rispetto al 2023), inoltre anche i rimpatri dall'Italia alla Tunisia (e Libia) sono aumentati del 20%, raggiungendo la cifra di 3149 persone al 4 agosto[32]. Tali accordi non smettono tuttavia di far discutere a causa del trattamento riservato ai migranti che sono bloccati in Tunisia[33] e/o a quelli che sono respinti, talvolta abbandonati nel deserto o consegnati ai trafficanti libici[34].

[1] L'annuncio della data per la tenuta delle elezioni presidenziali - previste per l'autunno, dato che il mandato del presidente in carica termina a dicembre 2024 - si è fatto molto attendere. Alcuni osservatori avevano addirittura temuto che il presidente Saïed avrebbe invocato l'articolo della Costituzione che prevede la possibilità di evitare la tornata elettorale adducendo una situazione di grave emergenza nazionale, cfr. L. Benghazi, "Tunisia's 2024 Presidential Race: Elections, No Elections, and Under What Conditions?", The Tahrir Institute for Middle East Policy, 28 maggio 2024.

[2] "Présidentielle 2024: Bouasker explique les raisons du rejet des 14 candidatures", La Presse, 11 agosto 2024.

[3] Si tratta dell'ammiraglio in pensione ed ex consigliere per la sicurezza nazionale Kamel Akrout e del militante politico e scrittore Safi Saïd, cfr. "Tunisie: trois candidatures retenues, dont celle du président Saïed, pour une élection présidentielle sans grand suspense", Le Monde, 11 agosto 2024.

[4] Marzouki, storico difensore per i diritti umani già sotto il regime di Zine el-Abidine Ben Ali (1987-2011), è il presidente del partito El Harak, erede del Congresso per la Repubblica legalizzato dopo il 2011. Dal 2021 vive in esilio a Parigi e per le sue continue critiche al presidente Saïed è stato condannato, a febbraio 2024 in contumacia, a otto anni di prigione con l'accusa, già utilizzata in altri casi contro oppositori politici, di "provocare il disordine e istigare le persone ad armarsi le une contro le altre", cfr. "Tunisie: l'ex-président Moncef Marzouki condamné par contumace à huit ans de prison", Le Monde, 24 febbraio 2024; sulla figura di Marzouki e la sua militanza per i diritti umani cfr. C. Roggero, Storia del Nord Africa indipendente. Tra imperialismi, nazionalismi e autoritarismi, Milano, Bompiani, 2018, pp. 296-97.

[5] F. Dahmani, "Présidentielle tunisienne: finalement ils seront six", Jeune Afrique, 30 agosto 2024.

[6] "(…) Nessun candidato il cui ricorso è stato accettato sarà reintegrato nella corsa alla presidenziale, dato che l'Isie è nell'incapacità di accedere ai giudizi in questione. (…) Il Tribunale amministrativo non ha comunicato ufficialmente le sue decisioni entro il termine previsto di 48 ore come lo prevede la legge (…) La lista annunciata il 10 agosto è definitiva e non soggetta ad alcun ricorso", cit. in K. Jelassi, "Présidentielle 2024: Kaïs Saïed, Zouhaier Maghzaoui et Ayachi Zammel, candidats définitifs", La Presse, 3 settembre 2024.

[7] E. Fargie, "Tunisia election: Electoral body accused of supporting president by excluding rivals", Middle East Eye, 3 settembre 2024; B. Khawaja, "En Tunisie, la commission électorale ouvre la voie à un second mandat de Kais Saied", Human Rights Watch, 4 settembre 2024 ; F. Dahmani, "La Tunisie à l'épreuve de l'hyperprésidence de Kaïs Saïed", Jeune Afrique, 4 settembre 2024; "En Tunisie, le candidat à la présidentielle Ayachi Zammel a été placé en détention provisoire", Le Monde, 4 settembre 2024.

[8] T. Paillaute, Déclaration de candidature de Kaïs Saïed: un cadre apaisant mais un ton guerrier", Jeune Afrique, 22 luglio 2024.

[9] "Discorso del Presidente della Repubblica Kaies Saied al popolo tunisino in occasione della celebrazione dell'anniversario della dichiarazione della Repubblica", Carthage.tn, 25 luglio 2024.

[10]Ibidem.

[11] All'inizio del 2022 e per tre mesi era stata aperta una piattaforma online alla quale potevano accedere e dare il loro parere su diversi punti della bozza di Costituzione tutti i tunisini di più di 16 anni: nonostante solo il 7,5% dei 7,1 milioni di elettori iscritti avesse partecipato, per il presidente era stato un "successo", cfr. Commission Internationale des Juristes, L'élaboration d'une nouvelle constitution en Tunisie: un processus fondamentalement défectueux, Report, giugno 2022, n. 2.

[12] Discorso del Presidente della Repubblica…, cit.

[13]Ibidem.

[14]Ibidem.

[15] Questo l'elenco dei nuovi ministri nominati il 25 agosto 2024: Khaled al-Suhaili, ministro della Difesa Nazionale; Muhammad Ali al-Nafti, ministro degli Affari Esteri, dell'Immigrazione e dei Tunisini all'Estero; Mustafa al-Ferjani, ministro della Sanità; Samir Abdel Hafeez, ministro dell'Economia e della Pianificazione; Issam al-Ahmar, ministro degli Affari Sociali; Samir Obaid, ministro del Commercio e dello Sviluppo delle Esportazioni; Ezzedine Ben Sheikh, ministro dell'Agricoltura, delle Risorse Idriche e della Pesca; Nour el-Din al-Nouri, ministro dell'Istruzione; Monther Belaid, ministro dell'Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica; Sadiq al-Mourali, ministro della Gioventù e dello Sport; Sufyan al-Hamisi, ministro delle Tecnologie delle Comunicazioni; Rachid Amiri, ministro dei Trasporti; Wajdi al-Hudhaili, ministro del Demanio e degli Affari Immobiliari; Habib Obaid, ministro dell'Ambiente; Sufyan Taqiyya, ministro del Turismo; Ahmed al-Buhali, ministro degli Affari Religiosi; Asma Jabri, ministro della Famiglia, delle Donne, dei Bambini e degli Anziani; Amina Sarrafi, ministro degli Affari Culturali; Riad Shawd, ministro dell'Occupazione e della Formazione Professionale; Mohamed Ben Ayed, segretario di stato presso il Ministero degli Affari Esteri, della Migrazione e dei Tunisini all'Estero; Hamadi al-Habib, segretario di stato presso il Ministero dell'Agricoltura, delle Risorse Idriche e della Pesca, responsabile dell'Acqua; Hasna Jiballah, segretario di stato presso il Ministero dell'Occupazione e della Formazione Professionale, responsabile delle imprese private. Cfr. "Discorso del Presidente della Repubblica Kais Saied al termine del corteo di giuramento dei nuovi membri del governo", Carthage.tn, 25 agosto 2024; "En Tunisie, Kaïs Saïed procède à un vaste remaniement ministériel surprise", Le Monde, 26 agosto 2024.

[16] Amnesty International, "Tunisie. À l'issue d'une visite de quatre jours, la secrétaire générale d'Amnesty International dénonce le recul des droits humains", 26 luglio 2024.

[17] Human Rights Watch, "Tunisia: Prospective Presidential Candidates Barred", 20 agosto 2024.

[18] Saïed il 5 agosto a un giorno dalla chiusura della presentazione delle candidature aveva dichiarato di aver raccolto già ben 242.224 raccomandazioni popolari, cfr. "President Saied says people alone sovereign, no freedom curbs sought", Agence Tunis Afrique Press, 5 agosto 2024.

[19] "Tunisie: trois candidatures retenues, dont celle du président Saïed, pour une élection présidentielle sans grand suspense", Le Monde, 11 agosto 2024.

[20] "President Saied says people alone sovereign"…, cit.

[21] "Tunisie: Abir Moussi, du Parti destourien libre, quoique en prison sera candidate à la présidentielle", Radio France Internationale, 6 luglio 2024; "Présidentielle: Le Tribunal Administratif rejette les recours de Abir Moussi et de Béchir Aouani", Tunisie numérique, 29 agosto 2024. Gli altri leader di partito in carcere sono: Issam Chebbi, del partito al-Joumhouri, in carcere dal 25 febbraio 2023 per minaccia alla sicurezza dello stato (non c'è ancora stato il processo), che aveva presentato la sua candidatura a marzo, per poi ritirarla a metà luglio, cfr. "Présidentielle 2024 - Al Joumhouri retire la candidature d'Issam Chebbi", Business News, 18 luglio 2024; Ghazi Chaouachi, avvocato, ex ministro ed ex segretario generale del partito Attayar, detenuto anche lui dal febbraio 2023, aveva annunciato a metà luglio con una lettera dal carcere la sua candidatura, cfr. "Tunisie: Message de Ghazi Chaouachi candidat à la presidentielle 2024", Kapitalis, 16 luglio 2024; Lotfi Mraihi, segretario generale dell'Unione popolare repubblicana, partito di sinistra, che è stato arrestato il 3 luglio con l'accusa di corruzione e il 18 luglio condannato a otto mesi di prigione e ineleggibilità a vita, cfr. "En Tunisie, un candidat à la présidentielle condamné à huit mois de prison et à une inéligibilité à vie", Le Monde, 19 luglio 2024.

[22] "Tourisme: Une reprise spectaculaire en 2024, les chiffres parlent d'eux-mêmes!", African Manager, 22 agosto 2024.

[23] Institut National de la Statistique, "La croissance économique au deuxième trimestre 2024"; "Indicateurs de l'emploi et du chômage au deuxième trimestre 2024".

[24] Economist Intelligence Unit, "Report Tunisia", 1 settembre 2024, p. 5.

[25]Ibidem, p. 10; "Sihem Nemsia 'La Tunisie a payé les services de la dette pour le 1er semestre 2024'", Kapitalis, 3 luglio 2024.

[26] "Report Tunisia"…, cit., p. 10.

[27] African Development Bank Group, "Tunisia: African Development Bank mobilises over 92 million euros to support entrepreneurship and job creation", 12 agosto 2024.

[28] "Report Tunisia"…, cit., p. 13.

[29] "Visite du Chef du gouvernement en Chine : Maddouri rencontre de hauts responsables à Pékin", La Presse, 5 settembre 2024.

[30] "Algeria-Tunisia railway resumes services after nearly 30 years", Arab News, 11 agosto 2024.

[31] "Le Chef de la diplomatie s'entretient avec son homologue marocain", Tunisie numérique, 28 agosto 2024.

[32] "Migranti, è controesodo: i veri numeri di sbarchi e rimpatri. Così il governo ha invertito la rotta", Il Tempo, 17 agosto 2024.

[33] "Tunisie: une quarantaine de migrants et réfugiés en détresse près de la frontière algérienne", Tunisie Focus, 30 agosto 2024.

[34] L. Martinelli, "'Migranti respinti nel deserto o consegnati ai trafficanti libici': così la Tunisia frena le partenze", La Repubblica, 6 agosto 2024; "Dans l'impasse en Tunisie, de plus en plus de migrants rapatriés dans leur pays d'origine", Le Monde, 27 giugno 2024.