Università della Svizzera italiana

08/28/2024 | News release | Distributed by Public on 08/28/2024 04:28

Chat e realtà: come la comunicazione virtuale cambia le nostre vite

Dalle applicazioni di messaggistica ai vari social, la comunicazione virtuale è ormai parte della nostra quotidianità. Come per tutto, è tuttavia importante saper fare buon uso anche di questi mezzi di comunicazione. Gabriele Balbi, Prorettore per la formazione e la vita universitaria dell'USI e Professore ordinario presso la Facoltà di comunicazione, cultura e società, ne ha parlato sulle pagine della rivista Ticino7.

Tutti noi possediamo ormai un cellulare e quasi certamente tra le varie applicazioni installate è possibile trovare WhatsApp, Instagram, Facebook e altre. Tutte applicazioni che, in un modo o nell'altro, presentano un'utilissima funzione: la chat. Ciò che ci spinge a usare queste chat è la "mediazione di un monitor tra partner e partner, che aiuta a superare la timidezza iniziale, il brivido di interagire il più delle volte con sconosciuti e, specie nelle prime chat, la relativizzazione della distanza fisica tra un interlocutore e l'altro" spiega Gabriele Balbi, sociologo e direttore del Bachelor in Comunicazione.

Le chat sono dunque uno strumento efficace per comunicare con le persone, e il loro utilizzo nella quotidianità (per un semplice saluto, organizzare un'attività) ha fatto sì che il confine tra il mondo reale e quello virtuale sia diventato labile, rendendo le due realtà complementari. Così, per esempio, diventa "difficile, se non impossibile, mantenere una relazione, specie se sentimentale, unicamente virtuale. Prima o poi la voglia (e la necessità) di incontrarsi ha il sopravvento".

Anche per le chat vi sono dunque dei consigli d'uso: non scordarsi che spesso si comunica con persone distanti migliaia di chilometri e il tempo passato sui social deve comunque essere ragionevole. Detto questo, non va dimenticato che i tempi e le abitudini cambiano, ma la storia spesso si ripete, e se in passato c'era chi suonava il campanello d'allarme per le ore passate davanti alla tv ora "lo si fa per il tempo trascorso in rete. Domani chissà..." conclude il professor Balbi.

L'intervista completa è disponibile cliccando qui.