ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

08/29/2024 | Press release | Distributed by Public on 08/29/2024 10:29

Cisgiordania a ferro e fuoco

Centinaia di soldati dispiegati nei villaggi, bombe su centri abitati e campi profughi e perquisizionicasa per casa: l'operazione militare 'Campi estivi' che Israele ha iniziato ieri in Cisgiordania, dopoquasi 11 mesi di conflitto a Gaza, nella migliore delle ipotesi "durerà giorni". Secondo storici eosservatori si tratta del più vasto e massiccio intervento mai sferrato nella West Bank dai tempi della Seconda Intifada e ha già provocato 17 morti. Immediata la condanna dell'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani che l'ha definita una "risposta sempre più militare" condotta "in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva". Secondo le forze armate israeliane (Idf) nel corso dell'operazione sono stati effettuati diversi arresti ed è stato confiscato equipaggiamento militare, armi e munizioni. Al contempo si continua a sparare anche nella Striscia: l'Onu ha sospeso le sue operazioni a Gaza dopo che un veicolo delle Nazioni Unite è stato colpito dal fuoco israeliano. Non si sono registrate vittime.

Evacuazione 'in stile' Gaza?

"Questa è una guerra, e dobbiamo vincerla" ha dichiarato il ministro degli Esteri Israel Katz, secondo cui l'operazione in corso è finalizzata a smantellare una rete terroristica sostenuta dall'Iran che si starebbe sviluppando in Cisgiordania. Katz ha specificato che Israele "deve affrontare la minaccia esattamente come si affronta l'infrastruttura terroristica a Gaza, compresa l'evacuazione temporanea dei civili palestinesi e ogni altra misura necessaria". Parole che indicano una strategia ben precisa, che se venisse messa in atto rischierebbe di determinare un'ulteriore crisi umanitaria oltre a quella già in corso a Gaza. Secondo il quotidiano Israel Hayom, Katz, recentemente criticato per i post incendiari sui social media dall'ex portavoce israeliano Eylon Levy, aveva già fatto dichiarazioni simili riguardo all'evacuazione di Jenin durante un incontro a porte chiuse con i leader dei coloni. Nei giorni scorsi il capo della politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell ha affermato che il blocco dovrebbe prendere in considerazione l'idea di sanzionare i vertici israeliani che con i loro commenti sono passibili di "incitamento a crimini di guerra".

Fuoco su una polveriera?

Erano 20 anni che non si vedeva in Cisgiordania un'operazione di terra di così ampia portata. L'irruzione è avvenuta all'indomani di violenti scontri tra coloni armati e civili palestinesi, che avevano provocato un morto e tre feriti nel villaggio di Wadi Rahhal, spingendo Hamas a invocare una 'giornata di rabbia'. Mercoledì il gruppo ha dichiarato che l'operazione israeliana "fa parte di un piano più ampio per espandere la guerra di Gaza". Secondo Sky News Arabia, l'alto funzionario di Hamas e già vice di Ismail Haniyeh, ucciso il mese scorso in Iran, Khaled Meshaal ha chiesto la ripresa degli attentati suicidi in Cisgiordania. Intervenendo ad una conferenza a Istanbul, Meshaal ha affermato: "Vogliamo tornare alle operazioni suicide. Questa è una situazione che può essere affrontata solo con un conflitto aperto". In dieci mesi e mezzo di guerra nella Striscia, il cui bilancio ha da tempo superato i 40mila morti, altri 628 palestinesi secondo l'Onu sono stati uccisi in Cisgiordania. Nello stesso periodo vi sono morti almeno 20 israeliani.

Un nuovo fronte di guerra?

L'apertura di un nuovo fronte di guerra in Cisgiordania - oltre a quello di Gaza - arriva dopo la minaccia, reiterata nelle ultime settimane, di un allargamento del conflitto al Libano e all'Iran, e mentre in Yemen la guerra tra Israele e Hamas alimenta una crisi aperta con i ribelli Houthi. Ad ogni nuova possibile escalation l'intera regione corre il rischio di incendiarsi mentre la comunità internazionale dimostra impotenza e rassegnazione. Le violenze a ovest del Giordano, però, sollevano più allarme di tutte perché riguardano un territorio che una parte dell'ultradestra israeliana rivendica come parte dello Stato di Israele, nonostante il diritto internazionale e le risoluzioni Onu dicano il contrario. È qui, nelle regioni di Giudea e Samaria, che il connubio tra il governo di Benjamin Netanyahu e l'estremismo messianico dei partiti della destra estremista si salda, cancellando ogni possibilità di una 'soluzione a due Stati' ancora invocata nei discorsi e dalle cancellerie ma che diventa sempre più irrealizzabile nei fatti. In questo contesto è una magra consolazione il fatto che circa 1,2 milioni di dosi di vaccino contro la poliomelite siano arrivate a Gaza, dove un neonato ha già contratto la malattia. L'Unrwa ha chiesto delle pause umanitarie avvertendo che non può operare efficacemente "sotto un cielo pieno di bombe".

Il commento
Di Mattia Serra, ISPI MENA Centre

"L'escalation di questi giorni è il prodotto di tutte le dinamiche esplosive che hanno caratterizzato la Cisgiordania negli ultimi due, tre anni. Un clima sempre più claustrofobico segnato dall'aumentare dei casi di violenza da parte dei coloni e dal tracollo dell'Autorità nazionale palestinese, così come dall'emergere di nuovi gruppi armati in città come Jenin, Nablus e Tulkarem. Le manovre dell'Idf di questi giorni sorprendono per le loro dimensioni, ma sono l'ultimo tassello di un trend che va avanti da tempo. Nel luglio del 2023, Jenin era stata oggetto di una grossa operazione militare, già all'epoca definita come la più vasta dalla seconda intifada. È un quadro che il 7 ottobre e l'invasione di Gaza hanno fatto peggiorare ulteriormente, creando una situazione che da tutti i punti di vista è ormai diventata insostenibile."

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