ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

11/02/2023 | Press release | Distributed by Public on 11/02/2023 11:49

Israele alle porte di Gaza City

Oltre 450 persone hanno attraversato il valico di Rafah, aperto ieri per la prima volta dall'inizio del conflitto nella Striscia di Gaza per consentire il passaggio di civili verso l'Egitto. L'iniziativa, frutto di un intenso negoziato in coordinamento con gli Stati Uniti e la mediazione del Qatar ha permesso l'evacuazione di feriti gravi, tra cui numerosi bambini, e palestinesi in possesso di un secondo passaporto straniero, tra cui anche quattro italiani. Un primo, timido segnale di speranza in un conflitto che, per ora, non accenna ad attenuarsi: l'aviazione israeliana ha bombardato per il secondo giorno consecutivo il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, uccidendo decine di civili e causando un numero imprecisato di feriti mentre ieri, per gran parte della giornata, tutte le connessioni telefoniche e Internet sono state nuovamente interrotte. Secondo il ministero della Sanità di Gaza il bilancio dei morti palestinesi dall'inizio dell'offensiva - scatenata dal brutale attacco di Hamas in Israele che ha provocato oltre 1400 morti - ha superato le 9mila vittime. Intanto, secondo i pochi corrispondenti di guerra presenti nella Striscia, le truppe israeliane penetrate all'interno della zona nord dell'enclave avrebbero ingaggiato scontri a fuoco con miliziani di Hamas in almeno cinque diversi punti della Striscia. Nuovi scontri, infine, si sono registrati al confine con il Libano, dove Hezbollah ha affermato di aver abbattuto un drone israeliano.

A Jabalia crimini di guerra?

Intanto i militari israeliani stanno proseguendo l'avanzata e avrebbero ormai circondato l'area intorno a Gaza City su tre lati. Le forze di Difesa (IDF) hanno fatto sapere di aver "sfondato il fronte di Hamas" nel nord della Striscia e di aver ucciso il capo dell'unità missilistica anticarro del movimento islamista. Nelle ultime ore. inoltre, sono proseguiti i raid sul campo profughi di Jabalia, alla periferia di Gaza City, con l'obiettivo ufficiale di colpire due capi di Hamas. Le autorità sanitarie palestinesi, tuttavia, denunciano che nell'arco di due giorni gli attacchi avrebbero ucciso più di 200 civili. Le immagini circolate sul web mostrano diversi edifici rasi al suolo e un immenso e profondo cratere all'interno dell'area che prima della guerra ospitava più di 115mila persone. L'esercito israeliano si è rifiutato di commentare l'alto numero di vittime civili sostenendo che il cratere fosse stato provocato dal crollo dei tunnel sotterranei costruiti da Hamas sotto le aree residenziali. Ma l'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite sostiene che l'attacco al campo profughi "potrebbe costituire un crimine di guerra". La dichiarazione segue un'ondata di condanna da parte di funzionari e operatori umanitari che hanno espresso shock e orrore per gli attacchi sul più grande campo profughi di Gaza.

Cisgiordania in lockdown?

E mentre la Striscia di Gaza è martellata dai bombardamenti, la Cisgiordania è sottoposta ad un lockdown di fatto che impedisce ai residenti palestinesi di spostarsi tra le diverse città. L'esercito israeliano blocca le uscite di alcuni campi profughi e pattuglia giorno e notte centri come Jenin e Nablus, con l'obiettivo di sradicare le proteste dei residenti sul nascere. Ciononostante, scontri a fuoco sono stati segnalati in diverse città e per la prima volta da anni, l'esercito israeliano ha fatto ricorso al supporto aereo per rafforzare le sue incursioni di terra nei campi profughi. Secondo i dati delle autorità sanitarie locali e delle Nazioni Unite, nelle settimane successive al 7 ottobre almeno 125 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall'esercito israeliano e dai coloni armati. Quasi mille inoltre sono stati costretti a lasciare i loro villaggi da coloni armati, soprattutto quelli presenti nell'Area C dove l'esercito israeliano ha autorità diretta e dove gli episodi di violenza si moltiplicano nella più totale impunità . Venerdì scorso l'Unione Europea ha esortato Israele a "porre un freno al terrorismo dei coloni" in Cisgiordania.

Blinken ci riprova?

È in questo scenario, poco incoraggiante, che è attesa domani in Israele la visita del segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Nel secondo tour nella regione dall'inizio del conflitto, Blinken visiterà diversi paesi tra cui la Giordania. A Tel Aviv il segretario di Stato americano incontrerà il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Tra i temi in agenda ci sono la garanzia dell'accesso degli aiuti umanitari a Gaza, ma anche il futuro della Striscia, a partire da una progressiva eliminazione di Hamas e magari con un rafforzamento dell'Autorità nazionale palestinese (ANP), come accennato dallo stesso Blinken in una recente audizione al Senato. Pur sostenendo pubblicamente Israele, l'amministrazione Biden è stata apertamente critica nei confronti della mancanza di azione in Cisgiordania - amministrata dall'ANP - contro i coloni israeliani che attaccano i palestinesi. Il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha definito le aggressioni "incredibilmente destabilizzanti". Intanto, le ricadute delle violenze in corso nei territori palestinesi cominciano a farsi sentire anche a livello diplomatico: ieri la Giordania ha richiamato il proprio ambasciatore da Tel Aviv, dichiarando che il diplomatico farà ritorno "solo quando Israele fermerà la sua guerra su Gaza" e quando questo "porrà fine alla crisi umanitaria nel territorio palestinese". E oggi anche il Bahrain - firmatario di un accordo di normalizzazione nelle relazioni con Israele - avrebbe richiamato il proprio ambasciatore a Tel Aviv e interrotto le relazioni economiche con lo stato ebraico. Le informazioni al riguardo però sono contraddittorie e se il Parlamento di Manama conferma, le autorità locali no. Israele dal canto suo smentisce: "Tutto regolare, le relazioni con il Bahrein sono stabili" fanno sapere da Tel Aviv. Ma il fatto che l'annuncio non provenga dal ministero degli Esteri potrebbe indicare un tentativo di placare l'opinione pubblica interna più che una svolta vera e propria nelle relazioni tra i due paesi.

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

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