Il 18 gennaio 1919, un sacerdote siciliano, don Luigi Sturzo, con il suo "Appello ai liberi e forti" e la fondazione del Partito Popolare, dà vita al cattolicesimo politico italiano del Novecento. Allo Stato dell'epoca, centralista e autoritario, don Sturzo oppone una nuova idea di istituzione, basata sulle autonomie locali e sulla centralità della persona. Nell'Italia appena uscita dalla Prima Guerra Mondiale, l'"Appello ai liberi e forti" è un manifesto rivoluzionario che segna l'impegno civile dei cattolici in una nuova chiave, laica e autonoma rispetto alle gerarchie ecclesiali. Lo racconta lo speciale del ciclo "Italiani" con Paolo Mieli, riproposto da Rai Cultura nel giorno dell'anniversario della nascita del sacerdote, martedì 26 novembre alle 12.00 su Rai Storia Il racconto di quella esperienza fa rivivere l'epopea del Paese uscito vincitore dalla Grande Guerra, ma piegato dagli altissimi prezzi umani e sociali pagati al lungo conflitto bellico. Il Partito popolare a sua volta si trova a combattere ben presto un'altra dura battaglia interna, quella col fascismo ei Mussolini. Per Sturzo si apre la via di un lungo esilio durato 22 anni, che non piega il temperamento e la capacità di presenza di uno dei nostri maggiori intellettuali e difensori della democrazia del secolo scorso.
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