12/18/2024 | Press release | Distributed by Public on 12/18/2024 06:01
L'incertezza in cui la Corea del Sud è piombata nelle ultime settimane è entrata in una nuova fase quando sabato l'Assemblea nazionale ha votato la messa in stato d'accusa del presidente conservatore in carica Yoon Suk-yeol. Con 204 voti a favore e 85 contrari, il 14 dicembre Yoon è stato sospeso dai propri doveri presidenziali e il primo ministro Han Duck-soo ha assunto il titolo di presidente ad interim.
La posizione del presidente si era fatta sempre più precaria dopo l'imposizione della legge marziale lo scorso 3 dicembre, prontamente abrogata durante la notte in un voto rocambolesco tenutosi nel parlamento circondato da polizia e militari. Eppure, il risultato del voto di sabato non era per nulla scontato, tanto che il tentativo della settimana precedente di deporre Yoon era fallito per il mancato raggiungimento del quorum.
Il voto in parlamento si è tenuto in un'atmosfera politicamente molto tesa e di grande fermento. Da un lato, il colpo di mano escogitato da Yoon per imporre con la forza la sua autorità su tutto il paese ha segnato il destino politico del presidente: negli scorsi giorni il suo tasso di approvazione è crollato fino a toccare l'11%, mentre quello di disapprovazione è salito all'85% con la gestione della legge marziale che motiva quasi la metà dei giudizi negativi sul presidente. Questo dato è riflesso anche nelle opinioni dei cittadini sudcoreani riguardo la permanenza in carica di Yoon, con quasi tre cittadini su quattro che sostengono la messa in stato d'accusa del presidente o per lo meno si aspettano le sue immediate dimissioni. Dall'altro però, il gioco politico che dovrebbe portare alla deposizione di Yoon non è affatto semplice e comporterà una pressione considerevole sul sistema politico e istituzionale della Corea del Sud.
Per mettere in stato d'accusa il presidente (un processo che viene anche chiamato impeachment) c'è bisogno di un voto parlamentare a maggioranza qualificata dei due terzi. In termini numerici, ciò significa che almeno 200 dei 300 parlamentari dell'Assemblea nazionale devono sostenere la mozione di impeachment. Attualmente il parlamento è controllato dall'opposizione incarnata dai liberal-progressisti del Partito Democratico, che dopo le elezioni dello scorso aprile detiene 170 seggi: una maggioranza assoluta ma non sufficiente ad approvare la mozione per mettere in stato d'accusa Yoon, nemmeno con il sostegno degli altri partiti di opposizione che collettivamente arrivano a totalizzare 192 seggi. Per questo motivo, dei 108 parlamentari appartenenti al partito conservatore di governo (il Partito del Potere Popolare noto anche come PPP), almeno 8 avrebbero dovuto sostenere la mozione d'impeachment presentata quasi all'unanimità dall'opposizione.
A decidere sul destino del presidente è stato dunque chiamato il PPP, proprio il partito di governo a cui appartiene Yoon. Il PPP si è ritrovato a dover gestire pressioni contrastanti su questo tema, che hanno acuito le tensioni esistenti all'interno di un partito già attraversato dalla divisione tra le correnti interne. Fin da subito dopo l'annuncio della legge marziale il leader del partito Han Dong-hoon aveva bollata come "sbagliata" la decisione di Yoon e, cosciente dell'enorme pressione pubblica sui conservatori dopo il fallimento della legge marziale, aveva sostenuto la necessità di procedere in modo ordinato alla sospensione di Yoon dai propri incarichi esecutivi. Sospensione che però non necessariamente avrebbe dovuto realizzarsi tramite messa in stato d'accusa. L'impeachment di Yoon è infatti percepito dai conservatori come un punto di non ritorno, per due motivi: il primo sarebbe la possibilità (qualora la Corte costituzionale confermasse il voto del parlamento) di dover affrontare elezioni presidenziali anticipate per le quali il PPP non è preparato, e il secondo sarebbe il danno di immagine pubblica che i conservatori soffrirebbero venendo associati a un presidente deposto per insurrezione.
Questo scenario politico si presenta come molto burrascoso per i conservatori, che nei sondaggi continuano a perdere terreno rispetto al Partito Democratico. Per evitarlo il PPP aveva boicottato il primo voto sull'impeachment di Yoon, tenutosi il 7 dicembre, durante il quale tutti meno che 3 dei parlamentari conservatori erano usciti dall'aula al momento del voto. D'altra parte, subito dopo il fallimento del voto, Han Dong-hoon e il primo ministro Han Duck-soo avevano proposto un accordo per esautorare il presidente dai propri incarichi esecutivi e condurlo verso le proprie dimissioni nella primavera del 2025, in quello che sembrava essere uno piano di fuoriuscita morbida per Yoon che allo stesso tempo non avrebbe compromesso eccessivamente l'immagine del PPP.
Il piano tuttavia non era destinato a potersi reggere in piedi ed è infatti naufragato immediatamente, sia per l'impossibilità costituzionale di esautorare il potere del presidente con un accordo informale di questo genere, sia soprattutto per la crescente pressione delle proteste di piazza che chiedevano apertamente la messa in stato d'accusa del presidente. Benché la fazione dei sostenitori di Yoon rimanga forte all'interno del partito (tanto da riuscire a eleggere uno stretto alleato del presidente come capo del proprio gruppo parlamentare), sono bastate poche defezioni sotto pressione popolare per permettere il raggiungimento della soglia dei due terzi dei parlamentari in favore dell'impeachment. Così, nel voto di sabato 14 dicembre, almeno 12 parlamentari conservatori hanno votato con l'opposizione a sostegno della mozione, che ha raccolto 204 voti favorevoli in totale. Yoon è stato dunque sospeso immediatamente dai propri doveri presidenziali e il primo ministro Han Duck-soo ha assunto ad interim l'incarico.
Benché sospeso, il presidente ha mostrato la propria intenzione di voler dare battaglia. In un discorso pubblico alla televisione prima del voto di sabato Yoon aveva difeso la decisione di imporre la legge marziale come necessaria per "proteggere la nazione e normalizzare gli affari di stato" e l'aveva giustificata sulla base dei tentativi dell'opposizione di ostruire il normale processo politico per mezzo del parlamento, definito da Yoon come un "mostro che sta distruggendo l'ordine costituzionale della democrazia". Anche dopo il voto di impeachment, Yoon ha promesso di "non arrendersi" e stando a quanto riportato da Yonhap il presidente starebbe componendo una squadra di legali che lo possano difendere davanti alla Corte costituzionale.
Sul fronte politico, la situazione è in rapida evoluzione ma il vantaggio dei democratici sta emergendo con sempre maggior evidenza. In primis, la dirigenza del partito conservatore è collassata su sé stessa dopo il voto di impeachment e il leader Han Dong-hoon ha rassegnato le proprie dimissioni lunedì: quest'ultima decisione non appare del tutto inaspettata, soprattutto alla luce del suo cambio di posizione riguardo all'impeachment nei giorni precedenti al secondo voto che ha favorito le defezioni tra i parlamentari conservatori. La decisione di passare a sostenere la mozione sulla messa in stato d'accusa di Yoon, probabilmente maturata assieme alla consapevolezza di non poter pilotare la fuoriuscita morbida del presidente, ha comunicato un certo smarrimento della dirigenza conservatrice che ne ha indebolito a sua volta la coesione interna.
Dall'altro lato, il Partito Democratico guidato da Lee Jae-myung si prepara a farsi carico delle responsabilità di governo. Per colmare il vuoto politico venutosi a creare con la sospensione di Yoon, Lee ha proposto al governo di istituire un tavolo di consultazione tra governo e parlamento, in modo tale da stabilizzare l'amministrazione statale dopo la fase di acuta turbolenza politica vissuta dal paese nelle ultime due settimane. Ovviamente, dato il controllo del Partito Democratico sull'Assemblea nazionale e data la debolezza del governo, è chiaro che questa condivisione delle responsabilità equivale ad assegnare al principale partito di opposizione un ruolo politico determinante nella gestione degli affari statali.
Per Lee questo compromesso potrebbe essere una rampa di lancio in vista delle possibili elezioni presidenziali anticipate da tenersi entro 60 giorni nel caso in cui la Corte costituzionale confermasse la deposizione di Yoon. D'altronde, gli ultimi sondaggi rivelano che il Partito Democratico è in crescita e prima del voto di impeachment raccoglieva il 40% dei consensi, mentre il PPP si trova relegato al 24%. Tuttavia, lo stesso Lee è attanagliato da grossi problemi giudiziari che ne potrebbero compromettere l'eleggibilità: da circa due anni il leader dei democratici è al centro di cinque diverse inchieste e se almeno una di queste dovesse concludersi con un verdetto di colpevolezza, è probabile che a Lee sia fatto divieto di assumere cariche pubbliche. L'elemento chiave in questo caso saranno le tempistiche. Dopo un primo verdetto di colpevolezza emanato a novembre per una delle inchieste in corso, rimangono ancora due gradi di giudizio prima che la sentenza sia definitiva e se Lee dovesse essere eletto presidente prima di allora la costituzione prevede che il presidente non possa essere processato per crimini che non riguardino l'insurrezione o l'alto tradimento. Per Lee, dunque, l'incentivo è quello di velocizzare quanto più possibile l'impeachment di Yoon.
Ad ogni modo, non è ancora detta l'ultima parola e la strada verso le elezioni anticipate è ancora lunga. Dopo il voto del parlamento il pallino dell'azione passa ora alla Corte costituzionale, che ha 180 giorni per esaminare il caso e decidere se convalidare il voto del parlamento o annullarlo restaurando così l'autorità del presidente. Benché esista un consenso politico piuttosto ampio sul fatto che Yoon abbia condotto un'insurrezione contro l'ordine costituzionale dichiarando la legge marziale e mandando le forze armate a occupare il parlamento, saranno i giudici a verificare se queste accuse abbiano anche un fondamento giuridico. Verosimilmente, Yoon ritiene di poter riuscire a sopravvivere al verdetto della Corte sul suo impeachment: il presidente infatti ha affermato di aver mandato solo un numero ristretto di truppe al parlamento la notte dell'annuncio della legge marziale, da considerarsi più come una forza per il mantenimento dell'ordine. Sebbene questa posizione non sia accettata da molti osservatori, la strategia di difesa legale del presidente probabilmente non mira a convincere tutti i giudici della Corte ma a dividerli in due.
La Corte costituzionale sudcoreana, infatti, è composta da nove membri e per convalidare il voto di impeachment almeno sei di essi devono esprimersi a favore. Il problema tuttavia sta nel fatto che al momento tre seggi della Corte sono vacanti dopo che in ottobre tre giudici sono andati in pensione, e che quattro dei restanti sei giudici sono considerati moderati-conservatori. Al momento dunque i sei membri dovrebbero decidere all'unanimità sulla convalida dell'impeachment che, sebbene non sia escluso che ciò possa accadere, non è nemmeno uno scenario possibile da dare per scontato. Per questo motivo, sotto la guida del Partito Democratico il parlamento si è presto mobilitato per eleggere alcuni candidati ai seggi vacanti. Secondo il calendario stabilito dal parlamento, i tre nuovi giudici potrebbero essere votati dal parlamento entro la fine del mese, andando così ad aumentare le possibilità di raggiungere la soglia richiesta per la convalida dell'impeachment.
L'iter potrebbe però complicarsi a causa del clima politico teso. Secondo il punto di vista dei conservatori, il processo di nomina dei tre nuovi giudici non può procedere in un momento in cui i poteri del presidente (tra cui quello di nomina dei giudici costituzionali) sono sospesi. Si tratta ovviamente di un punto di vista non disinteressato, che però si focalizza sulla congiuntura anomala in cui il presidente è sospeso ma il primo ministro ne fa solamente le veci. Secondo un'interpretazione contraria invece, il primo ministro potrebbe anche decidere di apporre il veto sulle nomine in quanto presidente ad interim ma questo significherebbe entrare in uno scontro aperto col parlamento a guida democratica, in un momento in cui il governo appare debole e molti ministri sono sotto indagine per il loro coinvolgimento nell'imposizione della legge marziale. Questo secondo scenario appare quindi difficile, soprattutto per un primo ministro tecnocratico e non affiliato a nessun partito come Han Duck-soo: se però il conflitto tra democratici e conservatori dovesse intensificarsi, non si può escludere che il PPP possa provare a spingere il primo ministro in questa direzione.
La Corea del Sud non è nuova a scenari ad alta tensione di questo tipo. Nei due casi in cui un presidente sudcoreano è stato messo in stato d'accusa, una volta il voto del parlamento è stato respinto dalla Corte costituzionale e un'altra invece è stato convalidato. Al momento non è dato sapere come potrà andare a finire il terzo caso, ma è probabile che la già fervente dialettica politica della Corea del Sud possa surriscaldarsi ulteriormente nei prossimi mesi. Yoon è stato un personaggio controverso fin dall'inizio della sua ascesa, che ha diviso profondamente i sudcoreani, e la sua parabola politica sembra destinata a concludersi sotto lo stesso segno.