ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

05/23/2024 | Press release | Distributed by Public on 05/23/2024 04:41

La proiezione subsahariana del Marocco tra diplomazia e investimenti

Da quasi 25 anni, cioè dall'ascesa al trono di re Mohammed VI, il Marocco ha perseguito una chiara strategia geopolitica nel continente africano, con la forte volontà di espandere sempre di più la propria influenza e i propri rapporti con i paesi dell'Africa occidentale e in particolare con quelli della regione del Sahel. Questa tendenza ad assumere un ruolo egemonico nella regione si è vista in modo ancora più preminente negli ultimi anni e all'indomani della dipartita della Francia da una buona parte della cosiddetta Françafriquedopo i colpi di stato che hanno infiammato Burkina Faso, Mali e Niger tra il 2020 e il 2023. L'uscita francese ha infatti lasciato un vuoto che gli attori regionali stanno cercando di colmare, con Rabat in prima fila nel tentare di giocare un ruolo preminente di mediazione in ambito politico, economico, securitario e, soprattutto, energetico tra i paesi dell'Africa subsahariana e l'Europa.

All'interno di questa strategia diplomatica, Mohammed VI ha lanciato, durante un discorso in occasione del quarantottesimo anniversario della Marcia Verde lo scorso 6 novembre, un'iniziativa internazionale per garantire ai paesi del Sahel "l'accesso all'Oceano Atlantico". In quest'ottica, il 22 e 23 dicembre 2023 si è svolta a Marrakech una riunione ministeriale di coordinamento che ha visto la partecipazione di Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad, mentre la Mauritania ha dichiarato la sua adesione all'iniziativa in una fase successiva. Durante l'incontro il governo marocchino ha espresso il proprio favore alle riforme economiche per creare un'area regionale di libero scambio nel quadro della Comunità degli Stati del Sahel-Sahara (CEN-SAD), preludio per un'intensificazione degli sforzi da parte della monarchia nordafricana nello sviluppo infrastrutturale dell'Africa occidentale. In un comunicato diffuso dopo il vertice i diplomatici, accogliendo l'offerta del Marocco di "mettere le sue infrastrutture stradali, portuali e ferroviarie a disposizione dei paesi del Sahel per rafforzare la loro partecipazione al commercio internazionale", hanno istituito una task force nazionale in ciascuno stato per promuovere l'attuazione dell'iniziativa stessa.

Per comprendere le tappe della strategia marocchina in Africa, e in particolare nel Sahel, bisogna andare indietro di alcuni anni. Questa ha avuto uno sviluppo notevole a partire da gennaio 2017 quando il Marocco è ufficialmente tornato nell'Unione africana (UA) dopo più di 32 anni di assenza in seguito al suo ritiro nel 1984, quando la maggioranza degli stati membri sostenne l'ammissione della Repubblica araba democratica saharawi (Rasd) come membro dell'organismo continentale. Quasi un mese dopo, il 24 febbraio 2017, Rabat ha inoltre presentato domanda formale per aderire all'Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale, definita "ricevibile" dai paesi membri nel giugno successivo. La strategia di reintegro diplomatico del Marocco nel contesto africano è stata adottata soprattutto per controbilanciare il deterioramento delle relazioni con l'Algeria, storico rivale regionale che, nell'agosto 2021, ha interrotto i propri rapporti diplomatici con la monarchia nordafricana, accusata di sostenere il movimento separatista per l'autodeterminazione della Cabilia. L'Algeria, sostenitrice del Fronte Polisario, il partito indipendentista sahrawi che reclama il Sahara occidentale quale territorio sovrano della Rasd, ha infatti avuto una storia di rivalità con Rabat già dal periodo post-coloniale: dalle dispute sui confini geografici degli anni Sessanta alla questione del Sahara occidentale a partire dagli anni Settanta, fino alla chiusura del confine nel 1994. Nell'ottobre 2021 Algeri ha inoltre deciso di non rinnovare il contratto del gasdotto Maghreb-Europa (Gme), che serviva a fornire di gas naturale algerino la Spagna attraverso il Marocco, assicurando al contempo a Rabat il 65% del suo fabbisogno nazionale annuale. La decisione dell'Algeria ha così costretto il Marocco a trovare soluzioni alternative per l'importazione di gas naturale attraverso la Spagna, che ha offerto i suoi impianti di rigassificazione e la rete di gasdotti del Gme - tramite l'inversione del flusso - per rifornire il regno nordafricano di gas naturale acquistato da Rabat, soprattutto come Gnl, sul mercato globale. Questa soluzione ha portato la Spagna a diventare primo fornitore di gas del Marocco non senza provocare qualche problema diplomatico con l'Algeria che, diffidente del fatto che il suo gas raggiungesse indirettamente il vicino, ha più volte minacciato Madrid di interrompere le proprie forniture.

Questo contesto ha spinto Rabat a guardare a piani alternativi per le proprie forniture energetiche. Ed è qui che si inserisce lo sforzo diplomatico marocchino in Africa occidentale per sostenere il Gasdotto Nigeria-Marocco (Nmgp), un megaprogetto energetico con cui il paese intende soddisfare, in prospettiva, la propria necessità interna di gas e al contempo diventare uno degli hub di transito verso l'Europa. Il gasdotto Nigeria-Marocco, proposto in un accordo del dicembre 2016 tra la Nigerian National Petroleum Corporation (Nnpc) e l'Office National des Hydrocarbures et des Mines (Onhym) marocchino, collegherebbe infatti i giacimenti di gas nigeriano a tutti i paesi costieri dell'Africa occidentale (Benin, Togo, Ghana, Costa d'Avorio, Liberia, Sierra Leone, Guinea, Guinea-Bissau, Gambia, Senegal e Mauritania), terminando a Tangeri, in Marocco, con un eventuale allungamento verso l'Europa tramite la Spagna. Il gasdotto proposto sarebbe un'estensione di quello attualmente già presente nel golfo di Guinea, il Gasdotto dell'Africa occidentale (Wagp), che fornisce gas dal delta del Niger in Nigeria a Benin, Togo e Ghana. Il Nmgp, di cui si stima un costo di costruzione di 25 miliardi di dollari per un periodo di 25 anni, sarà lungo 5.660 chilometri - il gasdotto offshore più lungo del mondo e il secondo gasdotto più lungo in assoluto - e avrà una capacità di 30 miliardi di metri cubi l'anno. Nel maggio 2022 l'Opec, di cui la Nigeria è membro, ha previsto di contribuire con 14,3 milioni di dollari finanziando l'implementazione della seconda fase dello studio Feed (front-end engineering design) del gasdotto, mentre nel giugno 2023 Costa d'Avorio, Liberia, Guinea e Benin hanno firmato accordi con Marocco e Nigeria per partecipare al progetto. A seguito di questo sviluppo, un totale di dieci stati è ora coinvolto nel progetto, basandosi sugli accordi precedentemente firmati con Ecowas, Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea-Bissau, Sierra Leone e Ghana. Nel dicembre 2023, durante una delle rarissime visite di stato del re Mohammed VI negli Emirati Arabi Uniti, Rabat e Abu Dhabi hanno avviato una partnership di investimento relativa al progetto del gasdotto Marocco-Nigeria mentre qualche giorno prima il ministro nigeriano per le Risorse petrolifere, Ekperikpe Ekpo, ha annunciato, durante un incontro con una delegazione marocchina, che la costruzione del gasdotto sarà avviata nel 2024, a dimostrazione della volontà reciproca di voler avviare il progetto in tempi brevi.

Nelle intenzioni di Rabat ci sarebbe inoltre anche l'idea di sfruttare il progetto del gasdotto marocchino-nigeriano per esportare idrogeno verde in Europa. Secondo la direttrice dell'Ufficio nazionale per gli idrocarburi e i minerali, Amina Benkhadra, il Marocco prevede di produrre circa 3 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030, cercando in una prima fase di produrre ammoniaca verde, utilizzata nel settore della produzione di fertilizzanti fosfatici, mentre in una fase successiva sarà possibile diffondere gli usi dell'idrogeno verde all'industria ed esportarlo all'estero. Lo sviluppo del Nmgp è quindi fondamentale per la monarchia marocchina anche in vista della transizione ecologica europea, che eleverebbe il Marocco a hub energetico importante per i paesi dell'Ue.