09/12/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/12/2024 22:13
Un mercato comune di 700 milioni di persone, che si sblocca dopo 25 anni di negoziati, ma che potrebbe rimanere sulla carta se la politica, da un lato e dall'altro dell'Atlantico, non riuscirà a trovare la quadratura del cerchio. L'accoro di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur è stato annunciato a Montevideo, in Uruguay, con la presenza dei presidenti dei cinque paesi sudamericani del blocco e della presidenza della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Una mossa che è giunta anche un po' a sorpresa, una sorta di scatto in avanti soprattutto da parte soprattutto di Bruxelles rispetto alle tante resistenze in Europa.
Il presidente francese Emmanuel Macron è il più grande ostacolo, la sua posizione si è irrigidita a causa della forte lobby degli agricoltori, ma anche come una strategia per non perdere quel poco di consenso interno che gli è rimasto dopo le ultime elezioni legislative. Macron ha ribadito la sua linea anche nel recente vertice del G20 a Rio, dove pure si è speso in grandi abbracci con il brasiliano Lula da Silva. "L'accordo, così com'è, per noi è insostenibile: faremo di tutto per bloccarlo." Sulla stessa linea anche Polonia, Olanda, Irlanda e Austria. Sono tanti paesi, ma numericamente potrebbero non bastare, considerando che sia in sede di Consiglio che nel Parlamento Europeo il veto si ottiene quando supera il 35% dei voti.
Il fronte del "NO" europeo ha incassato proprio negli ultimi giorni l'adesione della premier italiana Giorgia Meloni, che ha espresso le sue preoccupazioni per i controlli fitosanitari sui prodotti agricoli sudamericani. L'accordo prevede la protezione di 350 denominazione Ig di prodotti europei contro il pericolo di contraffazioni o simil prodotti sudamericani, ma questo non sembra bastare alla linea per la sovranità alimentare di Palazzo Chigi. Il no di Roma potrebbe complicare il piano della Von der Leyen, i cui principali sponsor pro accordo sono la Germania e la Spagna. Per la locomotiva tedesca l'accordo rappresenta una potenziale boccata di ossigeno per la sua industria in crisi, Madrid spera invece di poter ritornare ad occupare in Sudamerica la forte presenza conquistata negli anni Novanta del secolo scorso, soprattutto nel settore finanziario e dei servizi.
L'approvazione da parte dei parlamenti dei quattro soci fondatori del Mercosur, Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, appare più prevedibile, ma questo non significa che non esistano differenti vedute e resistenze interne all'accordo. Il discorso più duro nel vertice di Montevideo è stato dell'argentino Javier Milei che ha detto chiaramente di essere contro l'attuale modello del blocco. "Il Mercosur - ha detto - è nato dalla necessità di migliorare i nostri scambi commerciali, ma col tempo è diventata una prigione e un ostacolo per la crescita e lo sviluppo dei nostri paesi". Milei punta a togliere dallo statuto le clausole che impedisce ai singoli paesi di muoversi da soli per cercare nuovi accordi commerciali e trattati di libero scambio con altre nazioni. Per molti l'obbiettivo dell'inquilino della Casa Rosada è quello di stringere un'alleanza strategica con il prossimo presidente americano Donald Trump.
In Brasile Lula da Silva deve fare i conti con la forte opposizione dei sindacati e dei movimenti sociali preoccupati per l'impatto dell'eliminazione progressiva dei dazi per l'industria locale, tra le più chiuse e protezionistiche al mondo. L'accordo, insomma, è stato partorito, ma manca ancora molto per vederlo entrare in funzione ed a questo punto dipenderà dall'abilità politica dei leader che sono scesi in campo per arrivare a questo traguardo. Dopo una prima fase tecnica, con la traduzione in tutte le lingue e l'esame rispetto a eventuali incompatibilità con competenze giuridiche delle singole nazioni, si arriverà alla conta dei voti. La Germania spingerà assieme alla presidente della commissione e molto dipenderà dalla posizione proprio dell'Italia.