Comune di Firenze

11/25/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/25/2024 09:35

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’intervento del Presidente del Consiglio comunale Cosimo Guccione in Consiglio comunale

"Mi ha messo una mano sul culo, sul bus. Avevo 19 anni ed era una delle prime volte che giravo da sola in quella grande città. Mi sono spostata, volevo nascondermi".

"È successo a mia madre. L'ho scoperto molti anni dopo, l'ho scoperto da altri. È stato suo suocero e lei era appena diventata vedova, di mio padre. Lui era mio nonno".

"Eravamo a una cena di lavoro, a un certo punto mi ha appoggiato una mano su una coscia, davanti a tutti, tutti ridevano. Ha 5 figli ed è molto attivo nel mondo del volontariato. Sentivo il peso di quella mano, ma ero come pietrificata, costernata. Come è possibile, lui? Mi sono alzata. Dopo mi sono scoperta a dirmi che ero pure vestita in maniera più che sobria. Lo so che non si fa, che non è quello il punto; mi sono arrabbiata con me stessa solo per essermelo detto. Con me stessa, mi sono arrabbiata".

Racconti come questi ne possiamo raccogliere a decine da amiche, sorelle, compagne, da figlie.

Sono padre di una bambina e un bambino. Con mia moglie sappiamo che ogni giorno abbiamo il dovere - prima di tutto con l'amore - di trasmettere loro la necessità del rispetto, la consapevolezza del valore intrinseco della persona umana e della libertà.

Educare è il primo compito di un genitore, ma per farlo dobbiamo guardarci dentro e badare al nostro sguardo, in primo luogo. Perché nonostante tutto - nonostante l'attenzione che cresce, nonostante se ne parli sempre di più, nonostante l'istituzione di una giornata come quella di oggi - siamo noi, noi che pensiamo di essere 'esenti' da colpe, che dobbiamo allenare il nostro sguardo a vedere, le nostre orecchie a sentire, la nostra sensibilità ad afferrare i segnali.

Se sono così tante le donne vittime di violenza, e ahimè lo sono; se sono così tanti i reati che emergono, che pure sono troppo pochi rispetto a quelli che sono commessi, è necessario che siamo tutti vigili, che siamo tutti attivi per erodere il sustrato che è terreno fertile per il proliferare della violenza: la cultura della sopraffazione, del superomismo, del possesso, del successo a ogni costo, a scapito di chiunque. Noi uomini non possiamo ritenerci immuni, non siamo innocenti se non vediamo, se non cogliamo, se non contribuiamo a costruire un nuovo modo, un modo diverso di vedere le nostre compagne, sorelle, amiche, colleghe, un modo nuovo di pensare i rapporti tra esseri umani.

A questo, nel nostro caso specifico come figure istituzionali si accompagna anche la possibilità e il dovere di contribuire al cambiamento con iniziative molto concrete, anche a livello normativo.

Autorevoli giuristi auspicano l'istituzione di nuove figure di reato come il delitto di femminicidio, che consentirebbe di ragionare sul perché una donna è uccisa in quanto donna; il reato di violenza domestica, che sarebbe più efficace di quello per maltrattamenti che è un delitto complesso da dimostrare; il reato di violenza economica, che spesso "imprigiona" la vittime nel modo più subdolo, impedendo loro qualsiasi possibilità di fuga, di alternativa.

O ancora, spingere con la nostra azione affinché l'ordinamento preveda al più presto anche il difensore d'ufficio per la vittima, che ora non c'è, mentre c'è per gli accusati. Tutti passi in direzione di una maggiore autonomia, materiale e mentale, spirituale.

Abbiamo bisogno di norme e prassi efficaci a difesa delle donne, e di tutte le persone che possono divenire vittime di sopraffazione, abbiamo bisogno di educare ed educarci di più, al rispetto e prima ancora a riconoscere intorno a noi e in noi stessi il seme della violenza, la cultura distorta del possesso.

Abbiamo però bisogno di pensare che un orizzonte positivo sia possibile, come ci testimonia anche l'esperienza del centro uomini maltrattanti di Firenze, primo in Italia, che ogni giorno ascolta, lavora, si impegna per accompagnare quanti hanno il coraggio di riconoscersi fragili.

Trasformiamo quindi la rabbia di questa giornata, di questa piazza, in una forza e speranza per migliorare il nostro mondo". (s.spa.)