Confagricoltura Lombardia

10/18/2024 | News release | Distributed by Public on 10/18/2024 09:28

Bovini da carne: nel 2023 spesi 1,15 miliardi di euro per importare animali da ristallo

In Italia una bistecca su due arriva dall'estero e, in genere, la carne bovina circola in forma anonima, dal macello fino alla porta d'ingresso dei punti vendita dove viene presentata ai consumatori con il marchio privato della distribuzione, a prescindere dalla provenienza. E ai giorni nostri con un consumatore attento e che vuole essere informato questo è un problema.

Nel settore della carne bovina non è mai esistita una vera filiera equilibrata poiché ogni anello, produzione, macellazione e distribuzione ha vita autonoma, non c'è aggregazione e quello più forte, la Gdo, che commercializza oltre il 73% della carne bovina, decide prezzi e strategie commerciali, imponendo le proprie regole. L'anello più debole è il produttore che consente agli altri due di operare ma che, alla fine, deve sottostare alla dinamica dei prezzi imposti da chi vende il prodotto trasformato, poiché il livello intermedio, il macellatore, scarica sempre le variazioni, in diminuzione, sull'allevatore.

Come fare per invertire questa tendenza o, perlomeno, migliorare il posizionamento della carne bovina prodotta in Italia nella Gdo?

Tema dibattuto dagli allevatori di bovini da carne in un convegno tenutosi a Verona che hanno rilanciato la richiesta al Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare e alle Regioni per la redazione di "Un piano di settore per la zootecnia bovina da carne Made in Italy", all'insegna delle certificazioni di qualità delle produzioni zootecniche e della tracciabilità e informazione al consumatore, attraverso azioni di valorizzazione e promozione svolte da specifici consorzi.

Le debolezze del comparto sono state evidenziate dalla diminuzione della produzione nazionale che nel giro di tre anni è passato da una produzione di carne bovina, rispetto ai consumi, del 57% del 2020 al 44,9%. Una riduzione del 12,1%, con conseguente chiusura di allevamenti indebolimento della filiera carne in Italia.

Le proposte per il rilancio sono state formulate dalle strutture organizzate degli allevatori bovini da carne e, in buona sostanza, si basano sulla organizzazione della filiera in modo strutturato su tre concetti.

Il primo riguarda lo sviluppo di un sistema di qualità nazionale basato anche sulla applicazione di disciplinari di qualità certificata, riconosciuti dal Masaf e dalla Commissione europea, per comunicare ai consumatori, attraverso specifici marchi, le produzioni di eccellenza degli allevatori italiani e renderle ben identificabili e riconoscibili.

In secondo luogo, è necessario aumentare la produzione di ristalli in Italia per diminuire l'importazione dall'estero. Infatti, su 1.356.759 bovini macellati in Italia nel 2023, solo 470.100 (pari al 34,65%) erano quelli nati in Italia, mentre quelli importati dall'estero (90% dalla Francia) sono stati 886.659 (pari al 65,35%). Quindi, far nascere nelle aziende di vacche da latte qualche vitello in più, utilizzando il seme sessato per la rimonta interna e il seme incrocio da carne per fare i ristalli. Il risultato sarebbe la riduzione della dipendenza dall'estero con un beneficio anche per la bilancia dei pagamenti considerando che in Italia nel 2023 sono stati spesi oltre 1,15 miliardi di euro per l'importazione di animali da ristallo. Questo anche in considerazione che le vacche nutrici nel nostro paese sono scese a sole 380.000 unità, mentre in Francia sono oltre 3.950.000.

Infine il terzo elemento è l'interprofessione, peraltro già riconosciuta dal Ministero dell'agricoltura con OI Intercarneitalia, per sviluppare progetti di filiera e soprattutto per la valorizzazione delle produzioni "Made in Italy".

Si tratta di un aspetto che da tempo si cerca di mettere in moto, finora con scarsi risultati, anche se la sua potenzialità potrebbe essere notevole per la valorizzazione di quel 44,9% di carne "Made in Italy" rimasto, affinché gli allevatori possano guadagnare il giusto per investire in azienda a favore della qualità, sostenibilità e sicurezza alimentare.

Giuliano Marchesin, direttore di AOP Italia Zootecnica, ha affermato che puntare su "allevamenti sostenibili" sia una grande opportunità perché la certificazione può sostituire e migliorare completamente quella del SQNBA (Sistema Qualità Nazionale Benessere Animale) che ha dubbi elementi di sostenibilità economica, ambientale, e anzi, presenta un grave rischio a livello commerciale.

Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia ha sostenuto la soluzione individuata per portare tutte le IG ad approcciare e definire la sostenibilità che avverrà attraverso l'analisi di 442 indicatori FAO, tipici proprio del mondo delle IG. Tali indicatori sono stati elaborati grazie a un lavoro congiunto tra FAO e la sede di Ginevra di Origin mondo. Tra questi indicatori usciranno quelli che di volta in volta si adattano in primo luogo alle diverse filiere di cui è ricco il nostro paese e successivamente ai singoli consorzi di tutela, tenendo presente le tre declinazioni della sostenibilità: economica, sociale e ambientale.