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ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

10/11/2024 | Press release | Distributed by Public on 10/11/2024 09:51

Speciale guerra in Medio Oriente: fuoco amico

Non è stato un errore. Le truppe israeliane (Idf) che ieri hanno aperto il fuoco contro le basi dei caschi blu di Unifil nel Sud del Libano, lo hanno fatto volontariamente. A confermarlo non sono solo le parole di Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu di cui fanno parte un migliaio di italiani, ma il fatto stesso che Israele abbia colpito nuovamente questa mattina un posto di osservazione delle Nazioni Unite a Naqoura, ferendo due peacekeepers cingalesi, uno dei quali in modo grave. Sull'accaduto, come avvenuto ieri, le Idf non hanno rilasciato commenti. Nella dichiarazione rilasciata ieri da Unifil, al contrario, le forze di peacekeeping affermano di ritenere che gli attacchi alle loro posizioni non siano accidentali ma premeditati. "Un drone dell'Idf è stato osservato volare all'interno della posizione Onu fino all'ingresso del bunker" si legge nella dichiarazione, secondo cui "i soldati dell'IDF hanno deliberatamente sparato e disattivato letelecamere di monitoraggio perimetrale della posizione". I caschi blu sono comunque determinati a rimanere al loro posto nonostante gli attacchi e l'ordine di spostarsi da qualche chilometro intimato da Israele, ha precisato Tenenti. "Siamo lì perché il Consiglio di sicurezza ci ha chiesto di esserci - ha chiarito - Quindi resteremo finché non diventerà impossibile per noi operare". Intanto, il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha chiesto al Consiglio di sicurezza di adottare una risoluzione urgente per un "cessate il fuoco immediato e totale". Per la prima volta, il premier ha sottolineato che "anche Hezbollah è d'accordo". Mikati ha ribadito l'impegno del governo libanese "ad attuare la decisione 1701 del Consiglio di sicurezza con tutte le sue clausole, compresa quella sullo spiegamento dell'esercito nel Libano meridionale e a rafforzare la sua presenza al confine libanese in modo da garantire la corretta applicazione".

Israele sotto accusa?

Gli attacchi alle posizioni di Unifil sono avvenuti due giorni dopo un duro faccia a faccia tra le forze israeliane e 30 caschi blu irlandesi, dopo che le Idf avevano parcheggiato più di due dozzine di carri armati e altri veicoli blindati attorno alla postazione di osservazione delle Nazioni Unite lungo il confine. Nonostante le insistenze dei peacekeepers, le forze israeliane si sono ritirate solo due giorni dopo e, come riporta il Guardian "a seguito di numerose telefonate del Taoiseach e del Ministro degli Esteri irlandese Micheál Martin ai leader delle Nazioni Unite e a Joe Biden". Il ministro degli Esteri irlandese ha definito "inaccettabili" gli attacchi alle postazioni delle Nazioni Unite, sottolineando che "il mantenimento della pace è la cosa più nobile che chiunque possa fare" ribadendo che i caschi blu "sono lì su invito di entrambe le parti in conflitto, e Israele ha l'obbligo di assicurarsi che nessun peacekeeper si trovi in ​​pericolo". In una breve dichiarazione le forze armate israeliane hanno affermato di aver aperto il fuoco nei pressi della base Unifil dopo aver ordinato alle forze Onu nella zona di rimanere in spazi protetti. "Hezbollah opera dall'interno e dalle vicinanze delle aree civili nel Libano meridionale, comprese le aree vicine alle postazioni Unifil" hanno affermato in una breve dichiarazione. "Non saremo mai noi che ci spostiamo perché qualcuno ci dice, con la forza, di spostarci - ha dichiarato il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto - Noi siamo lì e ci rimaniamo, con la forza del mandato delle Nazioni Unite".

Escalation contro l'Onu?

L'aggressione israeliana ha sollevato un coro internazionale di critiche, in un momento in cui Israele è già sotto accusa per presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità. In un rapporto pubblicato ieri, le Nazioni Unite accusano lo Stato ebraico di aver perseguito "una politica concertata volta a distruggere il sistema sanitario di Gaza" durante la guerra nella Striscia, affermando che ciò costituisce "un crimine di guerra e di sterminio equiparabile ad un crimine contro l'umanità". "I bambini in particolare hanno sopportato il peso di questi attacchi, soffrendo sia direttamente che indirettamente a causa del collasso del sistema sanitario", sostiene l'inchiesta. Non c'è stata alcuna risposta immediata da parte di Israele, che ha ripetutamente accusato l'Onu di pregiudizio e antisemitismo e che ha recentemente dichiarato il segretario Generale delle Nazioni Unite 'persona non grata', vietandogli l'ingresso nel paese. Nel mentre, la Corte internazionale di giustizia sta valutando le accuse avanzate dal Sudafrica, secondo cui Israele avrebbe commesso un genocidio a Gaza, mentre la Corte penale internazionale, su richiesta del procuratore Imran Khan, dovrebbe spiccare dei mandati d'arresto per crimini di guerra contro Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant, e il leader di Hamas, Yahya Sinwar.

Caschi blu testimoni scomodi?

Con il passare delle ore, intanto, si fa sempre più assordante il silenzio della politica israeliana sull'accaduto. Nessuno, ai vertici del paese, si è finora espresso sulla vicenda che sta alimentando polemiche in Europa e nel mondo e che sarà discussa al consiglio dei ministri degli Esteri dei 27 che si riunirà lunedì in Lussemburgo. L'alto rappresentante Josep Borrell ha già definito inaccettabile il bombardamento. "Aspettiamo di vedere cosa diranno gli Stati membri, se verrà giudicato un passo troppo azzardato da parte di Israele" ha aggiunto. "Ci sono migliaia di Caschi Blu dislocati nel mondo, basta pensare a quali potrebbero essere le conseguenze di questa escalation". Fonti di sicurezza ipotizzano che l'attacco avrebbe l'obiettivo di costringere i caschi blu a ritirarsi per non avere 'testimoni scomodi'. Va ricordato che le Nazioni Unite hanno già denunciato l'uso di armi chimiche vietate come il fosforo bianco Ma dietro quanto accaduto potrebbe esserci anche la volontà di allontanare l'Unifil per motivi tattici: le Idf vorrebbero penetrare nella zona lungo la costa per intrappolare i combattenti di Hezbollah. Perfino dopo l'attacco, l'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha "raccomandato" ai peacekeepers di "spostarsi di 5 km a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell'aggressione di Hezbollah". Un invito che, dopo quanto accaduto, suona più come una minaccia.

Il commento

Di Ugo Tramballi, Senior Advisor ISPI

"Delle molte guerre d'Israele nei suoi 76 anni di storia, nessuna ha risolto le cause politiche che le avevano provocate. Nemmeno la straordinaria vittoria della guerra dei Sei giorni: la conquista dei territori palestinesi continua a compromettere il futuro del Paese. Anche le guerre che combatte a Gaza e Libano non hanno prospettiva diplomatica, cioè un obiettivo politico. Pretendere con la brutalità dei suoi bombardamenti, di salvare il Libano da Hezbollah e l'Iran dagli ayatollah non solo è illusorio: è cieca arroganza. Questa è la spiegazione dell'inspiegabile e inammissibile attacco a Unifil. Nel breve periodo della pace di Oslo, Israele era governato da giganti come Yitzhak Rabin e Shimon Peres. Quella speranza fu vanificata dagli attentati di Hamas e dagli estremisti ebrei che uccisero Rabin. Oggi il paese è governato dall'istigatore morale di quell'omicidio (il premier Netanyahu) e dai sodali dell'assassino (i ministri Ben Gvir e Smotrich)".

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