ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

06/28/2024 | Press release | Distributed by Public on 06/28/2024 04:17

OMS: riforma a metà

All'inizio del mese, in conclusione di negoziazioni avviate due anni fa, gli Stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno dato il via libera a un pacchetto di modifiche ai regolamenti sanitari internazionali (IHR). Questi sono statiapprovati (ma da allora non rinnovati) nel 2005 per provare a coordinare le politiche sanitarie nazionali di fronte alla diffusione di malattie su scala internazionale. Salutata dal direttore generale Tedros Ghebreyesus come una "vittoria del mondo", la decisione ha portato alcuni importanti risultati in materia finanziaria e in termini di definizione dei ruoli tra OMS e Stati membri.

Tra novità e criticità

Innanzitutto, si è stabilito cosa significhi emergenza pandemica e quali siano i "prodotti sanitari rilevanti" per la gestione di tali eventi (come, ad esempio, medicine, strumenti diagnostici, materiale protettivo, vaccini, …) in modo da assicurarne una più equa distribuzione a livello globale. Inoltre, è stato stabilito di avviare un Coordinating Financial Mechanismper la raccolta dei fondi necessari all'implementazione dei nuovi regolamenti, da attuarsi rafforzando sia i controlli presso confini terrestri, porti e aeroporti, sia le analisi di laboratorio. Infine, è stata enfatizzata l'importanza della condivisione tempestiva di informazioni su emergenze sanitarie di interesse internazionale (PHEIC).

Se da un lato ciò aggiunge alcuni utili strumenti alla gestione della salute globale, dall'altro rimangono tuttavia inevasi alcuni importanti aspetti.

In primo luogo, la definizione di emergenza pandemica non fa riferimento alle fondamentali attività di prevenzione che aiuterebbero a mitigarne gli effetti. Inoltre, non c'è riferimento a filoni di ricerca assai promettenti come la medicina di precisione (che cura il paziente secondo le sue caratteristiche individuali anziché utilizzare un approccio uguale per tutti) e quella funzionale (che applica cure calibrate su processi fisiologici e biochimici più che sul funzionamento del singolo apparato). Alla frontiera della ricerca medica, tali branche appaiono poi cruciali per affrontare una delle più grandi sfide dei prossimi anni, cioè la resistenza antimicrobica, fenomeno con un impatto economico stimato tra 300 e 1.000 miliardi di dollari all'anno a partire dal prossimo decennio.

La previsione di un Coordinating Financial Mechanism (CFM) per l'implementazione dei nuovi regolamenti è un passo importante. Ma, come già discusso in una precedente analisi, rimane la possibilità che tali fonti siano trattate come voluntary contributions(cioè destinate ad attività stabilite unilateralmente dai privati) invece che come assessed contributions, cioè quelle in piena disponibilità dell'OMS e che, a oggi, rappresentano solo il 16% del budget dell'ente. Evidentemente, tale situazione sbilancerebbe ulteriormente il budget di un'organizzazione che già risente del preponderante ruolo (in apparente conflitto di interesse) dei finanziatori privati.

L'avviamento di un comitato per le emergenze sulla poliomelite suscita poi qualche perplessità sulle priorità dell'ente. Nonostante fenomeni planetari come le malattie non trasmissibili (Non communicable diseases, NCD) causino da decenni più di quaranta milioni di morti all'anno, le NCD apparentemente non rientrano tra i principali obiettivi dell'agenzia ginevrina, a vantaggio di malattie ormai circoscritte (come ad esempio la poliomielite, con quindici casi a livello globale nel 2023) che riceveranno risorse aggiuntive per 0,69 miliardi di dollari (+23% rispetto al budget precedente). Un'apparente incongruenza quindi, indirettamente rilevata dallo stesso Ghebreyesus, che da un lato sottolinea come le NCD rappresentino oggi il 70% dei decessi a livello globale e, dall'altro, ammette quanto sia complesso dare le giuste priorità all'azione dell'OMS: "the World Health Organization [WHO] faces its own institutional challenges […]There is the challenge of being a technical, scientific organization in a political - and increasingly politicized - environment".

Nonostante l'enfasi con cui sono stati presentati i nuovi IHR, tali disposizioni appaiono di limitata incisività, mancando l'OMS dei necessari poteri anche in termini di compliance. Come evidenzia la stessa organizzazione, che venga stabilita un'emergenza di rilevanza internazionale o l'insorgenza di una pandemia, le disposizioni non sono legalmente vincolanti per gli Stati membri. Così come rimangono in capo ai singoli Stati (e non all'OMS) eventuali decisioni su quali misure adottare in termini di restrizioni al movimento per ciascuna popolazione. Infine, andrebbe sottolineato che la portata delle decisioni prese dall'assemblea dell'OMS appare ulteriormente mitigata dal fatto che i nuovi regolamenti andranno ratificati dai governi/parlamenti dei singoli Paesi, con tutti i caveat che ciò potrebbe comportare alla piena implementazione dell'accordo.

Soprattutto, nei nuovi IHR mancano riferimenti alle grandi questioni strutturali dell'organizzazione ginevrina, come ad esempio la facoltà per gli Stati di (a) bloccare la pubblicazione da parte dell'organizzazione di informazioni sui potenziali rischi sanitari presenti sul loro territorio e (b) negare l'accesso a esperti del settore, de facto impedendo la creazione di un effettivo coordinamento sanitario a livello internazionale.

Uno sguardo al futuro

Molte delle questioni che influenzano l'operatività e l'efficacia dell'OMS rimangono quindi apparentemente aperte. Come discusso in precedenti analisi, l'OMS a oggi non appare adeguatamente strutturato per affrontare le reali emergenze che da decenni affliggono l'umanità - e, in particolare, sempre più i Paesi a basso reddito. Tale sembra essere anche la posizione di Bruce Aylward (senior advisor del direttore generale) che, in previsione del prossimo vertice dell'ONU sulle NCD, ha dichiarato "we've got great solutions, the best buys, and the proof to move the dial on NCDs. We have to fix the political will and the financing".

Problemi particolarmente spinosi, soprattutto perché la loro risoluzione comporta un delicato dialogo con (a) quei settori industriali che la stessa OMS indica come interlocutori chiave nella prevenzione di malattie cardiovascolari, cancro, diabete o obesità e (b) i singoli Stati, che dovrebbero promuovere più efficacemente una produzione più salutare (non solo industriale ma anche agricola) anche attraverso forme di repurposing.

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