11/12/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/12/2024 01:08
Comunicato stampa pubblicato il giorno 12/11/2024
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo - Questa mattina nell'Aula 1 del Polo Didattico Petriccio l'Università di Urbino ha celebrato i 22 anni di attività all'interno della Casa di Reclusione di Fossombrone. A rivolgere il proprio messaggio di augurio per questo traguardo don Luigi Ciotti, in una lettera resa pubblica dal rettore, Giorgio Calcagnini: "La vita nelle nostre prigioni è troppo spesso ridotta a semplice sopravvivenza. Un'esistenza 'messa in pausa', immobilizzata nel corpo come nella psiche. In questa mia condizione di fragilità e immobilità temporanea - ha proseguito il fondatore di Libera, impossibilitato a raggiungere Urbino per motivi di salute - mi sento particolarmente vicino ai detenuti e alle detenute italiane, sacrificati in spazi angusti e non sempre dignitosi, privati del diritto di un'attività fisica che potrebbe far tanto bene non solo muscoli delle braccia e delle gambe, ma anche al cuore".
"L'impegno di questi anni del nostro Ateneo - ha aggiunto il rettore - rimarca il valore rieducativo del carcere. Ho partecipato proprio quest'anno a una commissione di laurea a Fossombrone ed è stata un'esperienza per me molto importante".
Fabio Musso, prorettore alla Terza Missione, ha sottolineato i meriti del professor Federici, che ha introdotto la pratica sportiva in carcere come percorso educativo. "Lo sport insegna la lealtà, il rispetto delle regole, il rispetto per gli avversari, oltre a essere un modo per conoscere se stessi confrontandosi con i propri limiti. Grazie allo sport - ha aggiunto - si può trovare quell'equilibrio personale e nei rapporti con gli altri che è fondamentale per un'esistenza vissuta entro i confini del rispetto altrui e delle regole sociali".
Marco Rocchi, direttore del Dipartimento di Scienze Biomolecolari, ricordando gli inizi di questa esperienza, ha osservato come pensando alle carceri da fuori "si pensa quasi esclusivamente al male, al peso delle colpe commesse", mentre da dentro "si vede e si comincia a pesare il bene che c'è nelle persone".
Tra gli interventi, moderati dal professor Piero Sestili, presidente della Scuola di Scienze Motorie, quello del direttore della Casa di Reclusione di Fossombrone, Daniela Minelli: "Il carcere - ha detto - non è blindato ed è importantissimo che ci sia un apporto dalla società. Noi non ci occupiamo solo di esecuzione della pena, ma dobbiamo lavorare con attenzione e cura. Anche in una condizioni di restrizione si può essere liberi". Fabio Luna, presidente del Coni Marche, ha allargato la prospettiva su una "regione tra le poche che riesce a fare questo tipo di attività in tutti gli istituti. L'esperienza di un ex detenuto diventato arbitro - ha concluso Luna - ci dice che stiamo facendo qualcosa di positivo".
A seguire il professor Ario Federici, in quiescenza da qualche giorno dopo anni di attività in carcere, ha salutato i propri studenti ripercorrendo questi 22 anni. A entrare nel merito della riabilitazione funzionale la professoressa Silvia Bellagamba, che ha lasciato infine spazio alla testimonianza di un ex detenuto.
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