ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

07/25/2024 | Press release | Distributed by Public on 07/25/2024 07:51

Tregua olimpica, ma quale tregua

Si parla di tregua olimpica da quasi tremila anni, dall'epoca dei conflitti nell'antica Grecia. E se ne parla ancora oggi, allavigilia dei giochi di Parigi, nell'attesa - frustrata - delle raccomandazioni delle Nazioni Unite, approvate a larga maggioranza e comunque non vincolanti. Per la storia, poche volte la tregua è stata rispettata, mentre più spesso le Olimpiadi sono state occasioni politiche di ritorsioni, boicottaggio, propaganda, ritiro coatto o per protesta di squadre e nazioni. E sembra ancora più lontano un momento carico di significati positivi come fu la sfilata delle due Coree, con la stessa bandiera, ai giochi invernali del 2018 Pyeongchang.

Mai come oggi il messaggio di pace sembra disatteso in questi giochi che si aprono a Parigi. Nonostante i colori della festa e gli entusiasmi popolari, le imponenti misure di sicurezza ci ricordano ad ogni attimo l'emergenza terrorismo, il latente triplice rischio di un'azione interna, di estremismo dall'esterno e di attività di Paesi ostili. Un russo è stato fermato proprio in questi giorni perchè sospettato di preparare un gesto eclatante. Nonostante qualche spiraglio di dialogo fra Russia e Ucraina (a quanto pare grazie anche alla criticatissima iniziativa di Victor Orban), il conflitto continua ad alta intensità, come se le parti si fossero auto condannate a trattare da posizioni di forza, sia sul terreno, sia sul piano diplomatico. Sulla Senna, sfilano sotto stretta sorveglianza le squadre d'Israele e della Palestina, ma la loro presenza è casomai occasione di sostegno alla causa, salvo improbabili gesti distensivi nei prossimi giorni. E il conflitto in Palestina rischia ora di allargarsi al Libano e allo Yemen. Anzichè favorire una tregua, le Olimpiadi appaiono condizionate anche dal vuoto di leadership e d'iniziativa politica che si avverte in Europa, che ha appena ridisegnato gli organigrammi, e sopratutto negli Usa, appesi per i prossimi mesi alla campagna elettorale.

Talvolta nella Storia questo spazio è stato occupato dalla Francia, ma per quanto il presidente Emmanuel Macron si affanni a capitalizzare politicamente la vetrina mondiale dei giochi (sempre che nulla vada a turbare il successo della manifestazione), la situazione politica interna dopo elezioni legislative di inizio luglio non gli lascia molti margini di manovra. Se è vero che la mossa dello scioglimento anticipato dell'Assemblea ha ridotto le ambizioni e il consenso dell'estrema destra, il partito del presidente è oggi minoritario. Le possibilità di dare un governo al Paese sono condizionate dalla forza oggi maggioritaria (la sinistra unita, benchè litigiosa) e dalla disponibilità della destra moderata. Macron, anche in politica nazionale, parla di tregua olimpica, nel senso che rimanda qualsiasi decisione alla fine dei giochi e forse anche delle vacanze estive, dato che in settembre si terranno i giochi para olimpici. Inoltre immagina uno sbocco del tutto inedito per la natura del sistema francese, ovvero un compromesso fra forze politiche diverse e antitetiche che salvi la legislatura, conduca in porto alcune riforme e approvi la legge di bilancio, scoglio quest'ultimo urgentissimo data l' enormità del debito pubblico e il rischio di procedure d'infrazione. Ovviamente questi propositi hanno suscitato polemiche e sono stati in parte respinti. Certo è che mentre c'è chi vorrebbe importare il sistema presidenziale, questo si « parlamentarizza ». E senza fair play olimpico.