ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

10/11/2023 | Press release | Distributed by Public on 10/11/2023 10:54

Israele-Hamas: verso l’offensiva

A quattro giorni dall'attacco di Hamas in territorio israeliano, mentre proseguono massicci bombardamenti sulla Striscia di Gaza, un'invasione di terra dell'enclave palestinese da parte dell'esercito israeliano sembra imminente. "Non abbiamo altra scelta - avrebbe detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una conversazione col presidente degli Stati Uniti Joe Biden - Dobbiamo entrare". La Casa Bianca e l'ufficio del primo ministro hanno rifiutato di commentare, mentre le autorità israeliane continuano ad ammassare truppe al confine con la Striscia. L'obiettivo dichiarato da Netanyahu è "estirpare Hamas" dal territorio palestinese, quello taciuto invece è ristabilire la deterrenza di Israele nella regione, all'indomani di un attacco che per la prima volta nella storia vede - almeno fino ad ora - più vittime israeliane che palestinesi. In un singolo giorno di aggressione brutale hanno perso la vita più israeliani di quanti ne siano morti in cinque anni durante la seconda Intifada: il bilancio aggiornato è di almeno 1200 morti e 3mila feriti, mentre il destino di oltre 150 ostaggi sequestrati e portati a Gaza tiene il paese con il fiato sospeso. Intanto nella Striscia la popolazione è nel panico. Le vittime dei bombardamenti sono già più di 970 nel territorio in cui vivono oltre 2,3 milioni di persone sotto assedio e impossibilitate a fuggire a causa del blocco terrestre, marittimo e aereo. Intanto dalle 14 di oggi pomeriggio l'unica centrale elettrica del territorio è rimasta a corto di carburante e l'intera Striscia è ora al buio.

Gli aiuti dagli USA

In un breve discorso pronunciato dalla Casa Bianca, il presidente Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti "stanno dalla parte di Israele" che ha "sia il diritto che il dovere" di rispondere all'attacco di Hamas, che ha descritto come "male assoluto". Ha aggiunto che almeno 14 americani che si trovavano in Israele sono stati uccisi nell'aggressione in territorio israeliano. Intanto, iI primo aereo cargo statunitense con a bordo "armamenti avanzati" è atterrato nella base aerea di Nevatim, nel sud di Israele. Washington ha annunciato l'invio di munizioni e intercettori, per rifornire il sistema di difesa aerea Iron Dome che protegge lo Stato ebraico dagli attacchi missilistici. Inoltre, il comando statunitense ha ordinato lo spostamento di un gruppo di portaerei d'attacco, inclusa l'ammiraglia USS Gerald Ford, dalla vicina Italia al Mediterraneo orientale per scoraggiare il lancio di razzi dal Libano da parte di Hezbollah, la milizia sciita sostenuta dall'Iran. Sul fronte diplomatico, intanto, gli Stati Uniti starebbero discutendo con i loro alleati regionali della creazione di 'corridoi umanitari' per i civili, ha detto martedì il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan senza fornire dettagli. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti suggerito che i civili "lascino" la Striscia, suscitando preoccupazione nel vicino Egitto che non è disposto a riaprire completamente il valico di Rafah, l'unica via d'uscita per gli abitanti palestinesi dopo che Hamas ha distrutto parti del valico di Erez nell'assalto di sabato scorso.

Il 'pasticcio' dell'Europa

"Israele ha il pieno diritto di difendersi. Ma togliere acqua, elettricità e cibo a un'intera popolazione è contrario alle leggi internazionali": dopo ore di confusione e dichiarazioni contrastanti Josep Borrell è intervenuto per chiarire la posizione dell'Unione riguardo alla crisi in Medio Oriente. La sua dichiarazione è arrivata dopo che il commissario per l'allargamento, l'ungherese Olivér Várhelyi, aveva twittato che tutti gli aiuti dell'Ue alla Palestina sarebbero stati "immediatamente congelati". Un annuncio che aveva colto di sorpresa le cancellerie europee e che era stato successivamente corretto. Nella serata di ieri, Bruxelles ha confermato la revisione dei programmi di assistenza, escludendo che gli aiuti umanitari subiranno tagli e, di fatto, smentendo Varhelyi: "Non c'è nessuna sospensione dei pagamenti perché al momento non sono previsti". I messaggi discordanti non sarebbero solo frutto di un malinteso, ma rivelatori delle diverse sensibilità all'interno dei 27 sulla crisi. La prospettiva di una sospensione dei fondi da parte dell'Ue - il maggiore donatore esterno ai territori palestinesi - era seguita alla decisione di Germania e Austria di uno 'stop' ai pagamenti bilaterali per gli aiuti allo sviluppo, che ha scatenato la reazione di alcuni Stati membri, tra cui Spagna, Francia e Irlanda, che hanno espresso rabbia per non essere stati consultati, opponendosi alla misura. "Non possiamo confondere tutti i palestinesi con Hamas" ha spiegato in serata il ministro degli Esteri di Madrid José Manuel Albares.

Il monito della Turchia

"Gli attacchi sproporzionati e infondati di Israele su Gaza potrebbero portare il paese verso una posizione sgradita agli occhi del pubblico a livello globale". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp, trasmesso dalla tv di Stato turca Trt. "Condurre un conflitto in questo modo non è una guerra ma un massacro", ha detto Erdogan riguardo ai bombardamenti israeliani che martellano la Striscia. Invitando entrambe le parti a contenersi, il presidente turco ha detto che Ankara si oppone "equamente all'uccisione dei civili in Israele e ai bombardamenti su Gaza". Neanche il presidente russo Vladimir Putin - su cui pende un mandato di cattura internazionale per presunti crimini di guerra commessi in Ucraina - si è esentato dal dire la sua sulla crisi in atto, sottolineando la preoccupazione di Mosca per la continua escalation e l'esponenziale aumento delle vittime dalle due parti. Putin ha definito "necessaria" la creazione di uno stato palestinese e accusato gli Stati Uniti di aver fomentato per anni la violenza tra Israele e paesi arabi. "Stiamo assistendo - ha detto il leader del Cremlino - al palese fallimento della politica americana in Medio Oriente".

Il commento

di Valeria Talbot, Head ISPI MENA Centre

"Dopo il sostegno unanime dell'Unione europea a Israele e al suo diritto di difendersi dall'attacco di Hamas, il fronte europeo non ha tardato a mostrare le sue crepe. Tutte le divisioni e la confusione sono emerse sulla questione della sospensione agli aiuti nei confronti dei palestinesi. Ancora una volta, l'Unione europea ha perso un'occasione per parlare con una voce sola e per mostrarsi attore credibile sul piano internazionale".

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

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