ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

11/29/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/29/2024 11:08

Siria: offensiva ribelle nel nord-ovest

In Siria l'opposizione armata contro il governo di Bashar al-Assad ha lanciato un attacco su larga scala nella provincia nord-occidentale di Aleppo. Gli scontri tra forze filo-turche e le truppe governative sostenute dalla Russia avrebbero causato oltre 150 morti tra i due schieramenti secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo di monitoraggio con sede a Londra. Diversi osservatori parlano dei combattimenti più violenti e sanguinosi da diversi anni, in cui le fazioni ribelli, tra cui Hayat Tahrir al-Sham (HTS), nata da una costola di Al Qaeda, avrebbe catturato una quindicina di villaggi e avanzerebbero speditamente verso Aleppo, seconda città del paese. Secondo alcuni report sarebbero già entrati nella grande città siriana. I ribelli sarebbero inoltre riusciti a bloccare l'autostrada M-5, la principale arteria del paese che collega Aleppo e Damasco, aprendo un secondo fronte nella parte orientale di Idlib, avanzando verso la città di Saraqib, pesantemente occupata dalle forze russe e sostenute dall'Iran. L'escalation - che si verifica in un momento di crescente instabilità regionale e a meno di 48 ore dalla fragile tregua raggiunta tra Israele e Hezbollah - avrebbe portato anche all'uccisione del generale di brigata del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) Kioumars Pourhashemi, alto consigliere militare iraniano in Siria, ucciso ad Aleppo.

Un allarme inascoltato?

Gli eventi delle ultime ore dimostrano quanto le braci del conflitto siriano covassero sotto la cenere: più di mezzo milione di persone sono state uccise nella guerra civile scoppiata nel paese nel 2011, dopo che il governo di Damasco ha represso violentemente le proteste a favore della democrazia. Nel 2020, Vladimir Putin, fedele alleato del presidente Bashar al-Assad, ha mediato un cessate il fuoco con Ankara che ha portato a una tregua nei combattimenti. Oggi Idlib è l'ultima roccaforte ancora in mano all'opposizione, in cui vivono oltre 4 milioni di persone, molte delle quali sfollate durante il conflitto in campi profughi senza alcuna assistenza. L'enclave è controllata principalmente da HTS e altre fazioni ribelli sostenute dalla Turchia, che operano sotto l'egida dell'Esercito nazionale siriano (SNA) e delle forze armate turche. Nelle ultime settimane lo stallo ha lasciato il posto a tensioni crescenti, al punto che a fine ottobre l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen aveva lanciato l'allarme. "Voglio dare un chiaro avvertimento - aveva detto Pedersen intervenendo al Consiglio di Sicurezza - la ricaduta delle violenze regionali in Siria è allarmante e potrebbe peggiorare, con gravi implicazioni per la pace e la sicurezza internazionale. La Siria richiede la nostra attenzione collettiva".

Spillover da Gaza e Libano?

Dall'inizio del conflitto tra Israele e Hezbollah, circa 425mila persone, tra cui molti siriani, hanno attraversato il confine fuggendo da attacchi aerei e violenze. Questi movimenti hanno aggravato la crisi umanitaria in corso in Siria, peggiorando ulteriormente una situazione di carenza cronica di servizi essenziali come carburante e acqua. Inoltre, Israele ha effettuato centinaia di attacchi aerei in Siria dal 7 ottobre 2023 ad oggi , prendendo di mira soprattutto infrastrutture e centri urbani, tra cui la capitale Damasco. Tel Aviv si è sempre giustificata dicendo di aver preso di mira centri e attrezzature di Hezbollah - che negli anni della guerra civile siriana ha contribuito a ribaltare le sorti del conflitto a favore di Damasco - e le rotte degli armamenti provenienti dall'Iran. Poche ore prima dell'entrata in vigore del cessate il fuoco, l'aviazione israeliana ha distrutto tre valichi di passaggio tra la Siria e il Libano. "Il messaggio di Netanyahu è chiaro - commentava il Jerusalem Post - Israele non ha intenzione di consentire a Teheran di rifornire i suoi proxies attraverso la Siria".

Perché adesso?

Gli analisti sostengono che i ribelli hanno colto l'occasione per avanzare in un momento in cui Hezbollah appare fortemente indebolito. Nel corso dell'ultimo anno, l'Iran ha visto il suo prezioso alleato libanese massacrato da una feroce campagna di bombardamenti e attacchi di terra. Il Partito di Dio, il cui leader Hassan Nasrallah è stato ucciso in un bombardamento a Beirut e i cui vertici sono stati decapitati con una serie di spettacolari uccisioni extragiudiziali, è stato colpito come mai prima d'ora. E con la Russia impegnata in Ucraina, il governo di Damasco vede i suoi due principali sponsor - che lo hanno aiutato a rimanere in piedi - indeboliti o impegnati su altri fronti. Questo avrebbe convinto le forze di opposizione a tentare una spallata di cui nessuno aveva immaginato la portata. Difficile, ad oggi, prevederne gli esiti. La Russia ha ancora una presenza significativa in Siria e, sebbene Assad e Hezbollah abbiano subito perdite significative per mano di Israele, sono ancora più che in grado di riorganizzarsi e lanciare una controffensiva.

Il commento

di Francesco Petronella, ISPI

"L'offensiva del variegato fronte ribelle siriano si inserisce in un contesto già incandescente. Per mesi si è parlato del riavvicinamento tra il regime di Assad e la Turchia di Erdogan, che appoggia alcune delle milizie coinvolte, ma l'operazione non è andata bene. Dal punto di vista turco, l'offensiva verso Aleppo, seconda città del paese e snodo strategico essenziale, può avere un significato quadruplice: sfruttare la debolezza di Damasco, dovuta alla 'distrazione' dei suoi alleati russi, iraniani e Hezbollah alle prese con Israele; riaffermare il proprio peso strategico in questo quadrante; favorire nelle zone strappate alle forze di Assad il ritorno dei profughi siriani, che per i raid aerei russi e del regime potrebbero creare una nuova ondata migratoria verso la Turchia; conquistare tramite le milizie filoturche l'area di Tel Rifaat, obiettivo chiave per la sua vicinanza ad Afrin e al-Bab, già sotto il controllo turco. Mettere in sicurezza questa zona, consentirebbe ad Ankara di consolidare la sua influenza nella Siria nordoccidentale, creando una zona cuscinetto contigua lungo il confine soprattutto in funzione anti-curda".

Vuoi ricevere i nuovi Daily Focus direttamente nella tua casella di posta?
ISCRIVITI