ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

09/20/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/20/2024 03:57

Argentina: l’ambiziosa cura Milei contro il carovita

Argentina. Patria del tango, dell'asado, di Maradona e dell'iperinflazione. Da mesi Buenos Aires subisce il tasso annuale di inflazione più alto al mondo, arrivato ad agosto al 236,7%. I prezzi sono saliti del 4,2% in un solo mese, un rialzo sopra le attese degli analisti per la prima volta da quando Javier Milei è presidente. Si tratta di un tasso mai raggiunto in Italia neanche nell'orribile autunno 2022, con le tariffe dell'energia alle stelle. Le cronache dall'Argentina raccontano di prezzi ormai scritti sulle lavagnette per evitare di cambiare ogni settimana i cartellini nei supermercati. Negli ultimi 24 mesi l'indice generale segna uno spaventoso +655%, guidato dal rincaro dell'energia, dei servizi di comunicazione e dagli alimentari: tutti beni e servizi primari che colpiscono dunque la popolazione più debole.

Ma il governo argentino vede comunque il bicchiere mezzo pieno. Nella legge sul budget appena presentata il ministero dell'Economia ha stimato un rialzo dei prezzi che frenerà poco sopra il 104% entro la fine dell'anno, al 18,3 entro dicembre 2025 e addirittura all'11,6 nel 2026. Si tratta di previsioni più rosee di quelle della banca centrale argentina, che comunque stima un rallentamento dei prezzi fino al 130% entro il prossimo dicembre (in linea con le previsioni degli analisti di BBVA). Il piano è ambizioso: Milei ha annunciato di voler azzerare il deficit pubblico entro il prossimo anno e ha affermato di attendersi una crescita del PIL del 5% nel 2025, anche in questo caso ben sopra la stima della banca centrale.

Milei ha confermato il suo piano di tagli alla spesa, che genera continui scontri con l'opposizione e con il Parlamento. Il governo ha posto il veto su una legge che avrebbe aumentato la spesa pensionistica e il nuovo budget prevede clausole di salvaguardia - tagli alla spesa e aumenti delle tasse - nel caso la crescita economica dovesse rivelarsi peggiore delle aspettative. Nonostante ciò, il tasso di gradimento di Milei tra gli elettori non è crollato come qualcuno si aspettava. Allo stesso tempo, i mercati hanno festeggiato gli annunci di "el loco": i prezzi delle obbligazioni statali sono tornati ai massimi dell'aprile scorso. Una boccata d'ossigeno che per Milei è importante tanto quanto il supporto popolare, se non di più in questa fase.

D'altronde, il rallentamento dell'inflazione non è affatto indolore. Goldman Sachs cita tra i fattori che più hanno fermato l'ascesa dei prezzi - che ad aprile avevano raggiunto l'aumento record del 289,4%, per poi rallentare - "l'erosione del reddito delle famiglie", che ha contribuito a frenare la domanda interna. Secondo l'istituto di statistica argentino, quasi il 42% degli abitanti vivono sotto la soglia di povertà e il 12% non ha i soldi neanche per soddisfare i propri bisogni alimentari e abitativi minimi. I salari crescono, certo, ma non tengono il passo dell'inflazione: a giugno erano saliti anno su anno del 226,3%, contro un rincaro dei prezzi di oltre il 271.

Altri sacrifici andranno ancora fatti secondo la banca d'affari: il peso argentino, sempre secondo Goldman Sachs, rischia di essersi sopravvalutato, nonostante la svalutazione record del 2023 e il graduale deprezzamento del 2% mensile deciso da Milei. Ma con un'inflazione così galoppante un ulteriore taglio pare necessario, con un effetto doloroso sul costo delle importazioni.