Altroconsumo - Associazione Indipendente di Consumatori

06/30/2023 | News release | Distributed by Public on 06/30/2023 07:24

Aspartame 'possibile cancerogeno': ecco cosa significa e quanto c'è da preoccuparsi

In molti lo utilizzano al posto dello zucchero nel caffè o in altre bevande, convinti (erroneamente) che il suo utilizzo, così come quello degli altri dolcificanti, aiuti a dimagrire. Ma L'aspartame è un dolcificate artificiale presente come ingrediente anche in molti prodotti alimentari, in particolar modo nell'industria dolciaria e in quella delle bevande dolci (in particolare quelle "light"). Il suo consumo, già in passato, aveva acceso numerosi dibattiti in termini di salute; oggi però sembrerebbe che, oltre ai dibattiti, stia per arrivare anche il parere dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'agenzia Reuters, infatti, ha rivelato l'indiscrezione secondo cui l'aspartame sta per essere classificato dalla Iarc come "possibile cancerogeno".

Iarc, il parere atteso il 14 luglio

La Iarc periodicamente analizza gli studi su sostanze e agenti per cui esistono indizi di cancerogenicità , condensando quanto emerge in monografie dettagliate e classificando le sostanze in "gruppi" a seconda di quanto gli studi siano convincenti. Stando alle indiscrezioni diffuse dalla nota agenzia stampa, gli studi ad oggi disponibili avrebbero convinto l'Agenzia a classificare l'edulcorante nel gruppo 2B dei "possibili cancerogeni" dopo anni che la sostanza è sul mercato. Si tratta ancora di un'indiscrezione perché la valutazione della Iarc non è ancora pubblica, anche se è attesa per il prossimo 14 luglio. Il condizionale quindi è ancora per qualche giorno d'obbligo, ma nel frattempo come va interpretata questa indiscrezione? E' il caso di preoccuparsi? E soprattutto, cosa significa che è un "possibile cancerogeno"?

Da tempo accusato, ma senza prove solide

L'aspartame è un edulcorante sintetico il cui potere dolcificante è circa 200 volte quello del saccarosio, ossia il comune zucchero da cucina. È in commercio da qualche decennio e viene utilizzato principalmente in prodotti a ridotto contenuto calorico o senza zuccheri aggiunti, come bevande e gomme da masticare, oltre che come dolcificante da tavola.

Negli anni l'aspartame è stato a più riprese accusato di essere cancerogeno. In Italia fece molto scalpore lo studio dell'Istituto Ramazzini - ripreso dalla trasmissione Report nel 2012 - secondo cui l'aspartame sarebbe stato cancerogeno anche alle dosi di sicurezza indicate dalle istituzioni sanitarie. Non era nulla di nuovo neanche all'epoca, trattandosi di studi condotti nei primi anni del duemila, presi in considerazione e scartati sia dalla Fda (l'ente americano per la sicurezza alimentare) sia dalla nostra Efsa (l'omologa autorità europea) perché ritenuti poco affidabili.

Questa volta, stando alle indiscrezioni di Reuters, la Iarc avrebbe vagliato centinaia di studi e nel loro insieme le prove indicherebbero un'associazione tra consumo di aspartame e tumore, tanto da classificarlo nel gruppo 2B dei "possibili cancerogeni". Ma, diciamolo subito, questa classificazione non significa che l'aspartame faccia venire sicuramente il cancro. Vediamo cosa si intende con classificazione nel gruppo 2B e cosa significa possibile cancerogeno secondo la Iarc.

Gruppo 2B, il livello più basso

Quando la Iarc inserisce una sostanza nel gruppo 2B dei "possibili cancerogeni" non sta assegnando un giudizio sul livello di rischio che corriamo se la assumiamo o se veniamo esposti ad essa. Sta invece affermando che sulla base dei dati non può escludere che l'esposizione aumenti il rischio di sviluppare un tumore. La classificazione della Iarc riguarda infatti la bontà e l'estensione (o la limitatezza) delle prove scientifiche a supporto di un legame causale tra sostanza e tumore.

In altre parole, la classificazione ci dice quanto possiamo fidarci delle prove disponibili e se è necessario continuare a fare chiarezza sulla correlazione. Il gruppo 2B è il livello più basso a cui le sostanze sospette cancerogene possono essere assegnate. Vi rientrano quelle per cui ci sono prove limitate nell'uomo e nell'animale, cioè al di là dall'essere conclusive. Se le prove sono più solide, vengono classificare nel gruppo 2A (" probabili cancerogeni") dove troviamo sostanze per cui le evidenze nell'uomo sono ancora limitate ma ci sono prove di cancerogenicità sufficienti nell'animale. Infine nel gruppo 1 ("cancerogeni certi") troviamo sostanze o agenti per cui ci sono sufficienti prove di cancerogenicità nell'uomo o per cui il rapporto causale tra l'esposizione alla sostanza e il cancro è chiaro. Al gruppo 3 invece appartengono le sostanze non classificabili come cancerogeni in assenza di prove adeguate.

Non certo pericoloso come fumo e alcol

Tra i cancerogeni certi ricordiamo che ci sono il fumo, l'alcol e le carni lavorate (come i salumi), mentre nel gruppo 2A troviamo la carne rossa. Si tratta di sostanze su cui ci sono prove ragionevoli o anche molto chiare del legame con lo sviluppo di tumori, ma con evidenti diversi gradi di dannosità , che a volte dipendono dalla dose e a volte invece non hanno alcuna dose sicura.

Nel gruppo 2B abbiamo ad esempio le onde elettromagnetiche nelle frequenze in cui operano (o sarebbe meglio dire operavano) i telefonini, una classificazione alquanto dubbia, come abbiamo provato a spiegare in passato in questo articolo. Questa spiegazione non vuole sminuire affatto l'operato o l'autorevolezza della Iarc, ma vuol solo spiegare come leggere queste classificazioni: non si parla di rischio effettivamente corso, ma di potenziale pericolo, più o meno chiaro a seconda della chiarezza delle prove.

Dobbiamo preoccuparci? Occorre aspettare

Il livello 2B indica che ci sono prove limitate - quindi lontane dall'essere chiare - che una sostanza si associ allo sviluppo di tumore. Non ci dice però quanto effettivamente rischiamo, cioè se si tratta di un rischio molto contenuto o se il rischio è considerevole. Non ci dice se esiste una soglia di esposizione o consumo per cui non corriamo un rischio significativo, né se esiste un effetto dose, o per quanto tempo vada consumata per vederne gli effetti dannosi.

Per fare queste considerazioni dovremo aspettare la pubblicazione del parere da parte della Iarc e della monografia che l'accompagnerà, ma è possibile che la Iarc non ci dia queste informazioni. Questo compito verrà invece raccolto dal Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (Jecfa), ente dell'Organizzazione mondiale della sanità che raduna gli esperti sugli additivi alimentari. Il parere dello Jecfa è atteso sempre per il 14 luglio.

Intanto ricordiamo che l'aspartame, come tutti gli altri edulcoranti, prima di poter essere utilizzato negli alimenti è stato approvato dalla Commissione europea sulla base di una valutazione della sicurezza effettuata dall'Autorità europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Per queste sostanze l'Autorità europea stabilisce normalmente una dose giornaliera ammissibile (Dga), ossia la quantità che è possibile assumere quotidianamente senza che si corrano rischi per la propria salute. Nel caso dell'aspartame, questa dose è pari a 40 mg/Kg di peso: per superare questa dose dovremmo consumare vari litri di bevanda gasata di tipo "zero" che contenga aspartame. E dovremmo farlo ogni giorno.