11/11/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/11/2024 10:27
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha portato a una ridefinizione degli equilibri energetici in Europa, soprattutto tra le due sponde del Mediterraneo. Chiusi i rubinetti di gas russo, i paesi del blocco europeo hanno iniziato a proiettarsi verso Sud per l'approvvigionamento delle proprie riserve energetiche. L'Algeria, in particolare, si è rivelato il principale paese "alternativa", diventando il nuovo punto di riferimento per l'esportazione di energia - principalmente gas - verso i paesi europei. Tale rafforzamento delle relazioni energetiche con Algeri ha spinto sia l'Unione Europea sia, singolarmente, i suoi stati membri a vederne un potenziale anche nella produzione e trasporto di idrogeno. Lo sviluppo della molecola come vettore energetico è tra le principali scommesse del Green Deal della prima Commissione von der Leyen (e della seconda appena riconfermata) per affiancare le rinnovabili nel percorso di transizione e decarbonizzazione europea. Entro il 2030, Bruxelles intende portare la produzione di idrogeno rinnovabile a 20 milioni di tonnellate - di cui 10 milioni prodotte all'interno dell'UE e altre 10 tramite importazione dal suo vicinato, attraverso 5 corridoi[1]. Un obiettivo che ha aperto a una serie di progetti esplorativi con Algeri e, più in generale, con l'intero quadrante nordafricano. Tra questi, il corridoio South H2, che coinvolgerebbe diversi Paesi dell'Unione e, lato Nord Africa, sia Algeria che Tunisia, presenta prospettive interessanti, soprattutto per l'Italia.
Delle future infrastrutture verdi che attraverserebbero il Mediterraneo, il Corridoio dell'idrogeno Italia-Austria-Germania, più comunemente conosciuto come South H2[2], costituirebbe uno dei progetti di punta. Presentato per la prima volta nel marzo 2023, si tratta di un idrogenodotto di 3.300 km che, partendo dal Nord Africa (Algeria e Tunisia) attraverserebbe Italia, Austria e Germania, facendo transitare molecole verdi dai paesi del Maghreb verso il cuore industriale dell'Europa. Caratteristica principale della pipeline, che mira a trasportare quasi 4 milioni di tonnellate di idrogeno verde all'anno, è il suo sviluppo innestato sull'utilizzo di infrastrutture mid-stream già esistenti, che costituiranno oltre il 70% del nuovo corridoio[3]. Queste verrebbero riadattate per il trasporto dell'idrogeno, per essere eventualmente ampliate con nuove infrastrutture dedicate dove necessario. Il consorzio di aziende che ha presentato il progetto include l'italiana Snam, insieme agli altri Operatori del Sistema di Trasmissione (TSO) dei Paesi coinvolti - Trans Austria Gasleitung (TAG) e Gas Connect Austria (GCA) in Austria, bayernets in Germania. Pur essendo in uno stadio preliminare, il progetto avrebbe già ottenuto un forte sostegno da parte degli acquirenti e degli operatori di stoccaggio. Lo scorso aprile è stato riconfermato dalla Commissione europea nella sesta lista di Progetti di Interesse Comune (PCI)[4], che ogni due anni seleziona piani infrastrutturali transfrontalieri chiave che collegano i sistemi energetici dei paesi dell'Unione. L'inclusione nell'elenco - che a seguito della revisione del regolamento TEN-E presenta anche progetti sull'idrogeno - consente di beneficiare di procedure accelerate di approvazione e implementazione, nonché di accedere ai finanziamenti europei del Connecting Europe Facility (CEF) sotto determinate condizioni. Alla riconferma è seguita la firma di una dichiarazione congiunta di intento politico fra Austria, Germania e Italia per lo sviluppo del corridoio, a margine del Consiglio per l'Energia di maggio a Bruxelles[5]. Nel documento, siglato dai ministri competenti dei paesi coinvolti, si è rimarcata l'importanza di un'infrastruttura di gasdotti regionali e transfrontalieri ben collegata per l'idrogeno, per svilupparne un mercato funzionante nella UE al fine di accelerare la decarbonizzazione e la transizione verso l'energia verde. A tal scopo è stato inoltre creato un gruppo di lavoro trilaterale, che riunirà le parti interessate, compresi gli operatori dei sistemi di trasmissione, le autorità nazionali di regolamentazione, le autorità finanziarie, i potenziali acquirenti e produttori di idrogeno.[6] Molto forte è dunque il supporto comunitario e politico all'iniziativa, che inoltre rientra nell'European Hydrogen Backbone e che potrebbe fornire oltre il 40% dell'obiettivo di importazione di REPowerEU[7].
Se è chiara la propensione europea allo sviluppo del South H2, con l'Italia che fungerà da vera e propria spina dorsale dell'infrastruttura, anche i paesi del Nord Africa coinvolti hanno accolto positivamente il progetto. Algeria e Tunisia costituirebbero infatti le "sorgenti" dell'iniziativa, tanto a livello di produzione quanto di trasporto di idrogeno in Europa. Come pipeline, sarebbe infatti Transmed, il principale gasdotto per trasporto di gas algerino in Italia passando per la Tunisia, a costituire il blocco iniziale del nuovo idrogenodotto. Costruito negli anni 70 per iniziativa dell'italiana Eni, Transmed si compone di tre segmenti principali: il gasdotto Enrico Mattei (GEM), che parte dal giacimento di Hassi R' Mel nel deserto algerino sino alla stazione di Oued Safsaf al confine con la Tunisia; il gasdotto transtunisino, che attraversa il paese sino alla stazione di compressione di Cap Bon, in Tunisia; il tratto sea-line (cosiddetto TMPC, da Transmediterranean Pipeline Company) che si inabissa nel Mar Mediterraneo per riemergere in Sicilia, a Mazara del Vallo[8]. L'integrazione di Transmed nella struttura di South H2 comporterebbe una parziale riconversione delle sue tre pipelines per il trasporto di idrogeno in Europa. Rientra in tale intento l'operazione di acquisto da parte di Snam del 49,9% delle partecipazioni detenute da Eni (direttamente e indirettamente) delle quote di gestione del gasdotto transtunisino e del TMPC, finalizzata a favorire "potenziali iniziative di sviluppo nella catena del valore dell'idrogeno anche grazie alle risorse naturali del Nord Africa"[9].
Quanto alla produzione, Algeri e Tunisi offrono sicuramente un mercato di sviluppo di idrogeno elevato e competitivo. L'alta irradiazione solare e le ottime condizioni eoliche nel Nord Africa favoriscono la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, necessaria ad alimentare il processo di elettrolisi da cui viene poi ottenuto l'idrogeno. Consapevole del potenziale, nel dicembre 2022 il governo di Algeri ha approvato una strategia nazionale di sviluppo del settore dell'idrogeno a orizzonte 2050, con cui produrre ed esportare tra i 30 e i 40 miliardi di kilowatt di idrogeno gassoso, liquefatto e derivato, e fornire al mercato europeo quasi il 10% del suo fabbisogno entro il 2040 a prezzi di vendita competitivi. La roadmap, declinata in 3 fasi principali - avvio e formazione (2023-2030), espansione e creazione di mercato (2030-2040), industrializzazione e esportazione (2040-2050) - prende in analisi sia l'idrogeno verde (prodotto dall'elettrolisi dell'acqua utilizzando fonti di energia rinnovabile) che l'idrogeno blu (prodotto dalla conversione del metano)[10]. Ciò implicherebbe un potenziamento della produzione di energia elettrica solare nel Sahara algerino, uno dei più grandi giacimenti solari al mondo (fino a 3.900 ore di sole all'anno)[11], necessaria per alimentare il processo di elettrolisi. Al contempo, Algeri vorrebbe fare leva anche sulla sua esperienza di lunga data nelle infrastrutture del gas per abbassare i costi di produzione e avere vantaggi competitivi rispetto ad altri paesi, cogliendo le opportunità di finanziamento internazionali per creare nuovi partenariati strategici[12]. Alla luce di tutto ciò, l'Algeria vede con favore lo sviluppo del corridoio South H2, come dimostrerebbe la volontà di firma di un Memorandum of Understanding (MoU) nel settembre 2024 tra il gruppo statale Sonatrach e le altre parti coinvolte per la realizzazione congiunta di studi di fattibilità per il progetto, da integrare lungo l'intera catena del valore dell'idrogeno[13].
Come la vicina Algeria, anche la Tunisia vuole posizionarsi come attore chiave nella produzione di idrogeno verde, puntando a una quota significativa di energia rinnovabile nel suo mix entro il 2050. Il Paese vanta un notevole potenziale eolico onshore e offshore, oltre a un'abbondante capacità di solare e, in prospettiva, fotovoltaico. Lo scorso anno anche il governo tunisino ha annunciato una strategia nazionale per lo sviluppo dell'idrogeno verde e dei suoi derivati entro il 2050, al fine di attrarre investimenti e sfruttare le infrastrutture industriali ed energetiche disponibili.[14] La strategia, per un valore totale di circa 120 miliardi di euro, prevede una produzione di 8,3 milioni di tonnellate di idrogeno verde e suoi derivati entro il 2050, di cui 2,3 milioni di tonnellate per il mercato locale e sei milioni di tonnellate per l'esportazione. L'inserimento nel South H2 fa dunque gola anche a Tunisi, soprattutto per l'attrattività di capitali stranieri che lo sviluppo della corridoio offrirebbe al paese. Lo scorso 28 maggio il governo tunisino ha firmato un MoU per un grande progetto di produzione di idrogeno verde con la società elettrica austriaca Verbund e la joint venture TE H2. Il progetto, denominato H2 Notos[15], mira a produrre 200.000 tonnellate di idrogeno verde all'anno nella sua fase iniziale - con il potenziale di scalare fino a un milione di tonnellate all'anno - da esportare in seguito attraverso il South H2. Pochi giorni dopo è seguita la firma di un altro MoU, questa volta con la società di desalinizzazione saudita ACWA, per esplorare il potenziale di un progetto che produrrebbe fino a 600.000 tonnellate all'anno di idrogeno verde in tre fasi, da esportare in Europa[16]. Entrambe le intese, seppur "esplorative", testimoniano come le compagnie private stiano rispondendo proattivamente alla strategia nazionale tunisina sull'idrogeno, dimostrando interesse nel puntare su tale mercato, anche se tendenzialmente nuovo per il Paese.
Creare "un'autostrada dell'idrogeno" che colleghi il Mediterraneo al cuore industriale tedesco offre diverse opportunità agli attori coinvolti. L'UE potrebbe importare molecole pulite e a basso costo per accelerare e rendere più economico lo sviluppo di un sistema energetico sostenibile, essenziale per rispettare gli impegni stabiliti nell'Accordo di Parigi. Da una prospettiva politica, il progetto contribuirebbe a costruire un nuovo partenariato energetico "verde" tra l'UE e i Paesi del Nord Africa, cementando i dialoghi e le partnership strategiche già intessute soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Oltre al valore simbolico, una maggiore interconnessione e un approccio unificato alle iniziative per l'idrogeno apporterebbe vantaggi significativi ad Algeria e Tunisia, con il potenziale per stimolare la crescita economica, creare opportunità di lavoro e migliorare il clima imprenditoriale nei Paesi del Nord Africa[17]. In questo framework, essendo attraversata in toto dal corridoio, l'Italia può e ha l'ambizione di essere l'anello di congiunzione tra gli esportatori nordafricani e gli importatori europei. Nello stivale, l'approvazione da parte del governo italiano e dell'ARERA della Linea Adriatica, una nuova dorsale promossa da Snam nel quadro del progetto di potenziamento infrastrutturale per nuove importazioni di gas ed "hydrogen-ready", permetterebbe di garantire i flussi di gas da sud e di accompagnare poi la crescita del mercato dell'idrogeno[18]. L'Italia può inoltre far leva anche sulla sua presenza (ed expertise tecnica) nei due paesi del Nord Africa tramite Transmed per giocare un ruolo dirimente nello sviluppo del corridoio, in piena continuità, inoltre, con gli obiettivi del Piano Mattei per l'Africa.
Se è dunque innegabile l'interesse politico ed economico per il South H2 e per la produzione di idrogeno ad esso collegata, vi sono tuttavia una serie di incertezze e limiti strutturali in relazione al suo sviluppo. Per quanto vi siano vantaggi competitivi per entrambe le sponde del Mediterraneo, il coinvolgimento delle compagnie straniere in Algeria e Tunisia per la produzione di idrogeno risponde unicamente ad esigenze di esportazione verso l'Europa, non tenendo in considerazione, almeno stando agli accordi preliminari, il mercato domestico dei due Paesi. L'afflusso di capitali e know-how risulterebbe positivo per le entrate algerine e tunisine - soprattutto per Tunisi, aggravata da una crisi economica dilagante - ma sviluppare una capacità di elettrolisi tale da rispondere a un mercato esterno, oltre che interno, richiede grandi nuovi spazi di produzione e tecniche di trasporto e stoccaggio funzionanti. Aspetti, questi, che pongono diversi dubbi tecnici ed economici e che prescindono dalle ambizioni delle due roadmap nazionali. Ad oggi, la produzione locale di rinnovabili, necessarie per generare gli elettrolizzatori, è in uno stadio embrionale, con ambo i paesi ancora dipendenti quasi in toto dal gas. Stando ai dati del 2023, l'Algeria dispone di 686 MW di capacità installata di energia rinnovabile[19], ben lontana dal 27% dell'elettricità da fonti rinnovabili che punta a produrre entro il 2035. Quanto alla Tunisia, a giugno 2023 il paese registrava circa 565 MW di capacità rinnovabile, che rappresentano complessivamente l'8% della produzione energetica nazionale.[20] Potenziare questi volumi implica la creazione di nuovi impianti produttivi, con costi considerevoli. Se si prende il caso dell'H2 Notos in Tunisia, questo utilizzerebbe elettrolizzatori prodotti in grandi parchi eolici e solari onshore alimentati con acqua marina desalinizzata, la costruzione di un nuovo impianto di produzione di idrogeno di 3 gigawatt di capacità di energia rinnovabile, nonché di un gasdotto tra il sud e il nord della Tunisia[21]. Un progetto ambizioso, ma che richiederebbe miliardi di dollari di investimenti, e per cui una decisione finale potrebbe avvenire non prima del 2027[22]. Al contempo, una volta prodotto, vi sarebbero difficoltà strutturali associate al trasporto dell'idrogeno su lunghe distanze. Sarebbe infatti necessario rafforzare la rete elettrica per aumentare il tasso di integrazione delle energie rinnovabili, nonché ricorrere a metodi di stoccaggio e infrastrutture competitivi, che richiedono tempo e portano dunque a ridimensionare le aspettative - soprattutto riguardo alla riduzione dei costi di produzione. Altro punto critico riguarda le riserve di acqua, necessarie per il processo di elettrolisi. Ad oggi entrambi i paesi riscontrano un'allarmante deficit idrico, con risorse di acqua medie disponibili per persona che si attestano ben al di sotto della "soglia di povertà idrica" riconosciuta a livello internazionale (1000 metri cubi pro capite)[23]. Pur essendo state presentate delle soluzioni alternative - come l'utilizzo di acqua desalinizzata prospettato dal H2 Notos - tale criticità rende incerta la sostenibilità del sistema produttivo, e porta a interrogarsi sui potenziali impatti negativi che una produzione intensiva di idrogeno possa avere sulle risorse locali e sull'accesso all'energia. Inoltre, sia Algeria che Tunisia attualmente non dispongono di leggi o regolamenti specifici relativi all'idrogeno[24]. L'assenza di un quadro normativo potrebbe a sua volta comportare metodi di produzione e trasporto poco sostenibili, con conseguenze per le popolazioni locali[25]. Ciò riflette la necessità di misure di regolamentazione che possano sostenere e guidare i due paesi verso una produzione controllata e che rispetti le esigenze delle comunità.
Non da ultimo, va riconosciuto come, nonostante la spinta in termini politici ed economici, il settore dell'idrogeno a livello europeo non abbia ancora dato i risultati previsti. Nel 2022 l'idrogeno rappresentava meno del 2% del consumo energetico dell'UE e, secondo l'ultima relazione della Corte dei Conti europea, la domanda raggiungerà a stento i 10 milioni di tonnellate entro il 2030 (a discapito dei 20 milioni di tonnellate previsti dalla Commissione)[26]. Sebbene i progetti sull'idrogeno verde si siano moltiplicati nel continente, pochi hanno raggiunto la fase finale di approvazione. Il settore arrancherebbe per ostacoli legati alle supply chains, ritardi nella creazione di economie di scala e uno sviluppo delle tecnologie a rilento[27], facendo sì che la produzione e il trasporto rimangano più costosi del gas. Problematiche che hanno portato la corte dei Conti europea ad affermare che "La Commissione ha fissato valori-obiettivo non realistici in materia di produzione e importazione di idrogeno"[28], acuendo i dubbi sulla sostenibilità del settore nei paesi del Nord Africa, soprattutto per l'esportazione.
Lo sviluppo del corridoio South H2, e più in generale la creazione di un'economia dell'idrogeno collaborativa tra Nord Africa ed Europa, offrono un enorme potenziale, da cui entrambe le regioni potrebbero trarre beneficio. L'avanzamento delle discussioni tra le parti, unito all'interesse di Algeria e Tunisia verso l'idrogeno - come testimoniano le strategie nazionali - apre a nuove forme di collaborazione, in cui l'Italia può inserirsi da diverse angolazioni. Tuttavia, bisogna prendere in considerazione anche tutti i limiti tecnico-strutturali legati allo sviluppo della pipeline, nonché all'avanzamento del settore dell'idrogeno in senso lato. Il Nord Africa ha una notevole capacità di produzione di elettricità a basso costo, che può essere esportata in Europa grazie al suo surplus di energia rinnovabile ad alta efficienza. Tuttavia, lo squilibrio tra la generazione e la produzione di elettricità in questi Paesi e le lacune strutturali non permettono, ad oggi, di sfruttare a pieno tale potenziale. Un'analisi ragionata su tutti i limiti riscontrabili sulla catena del valore dell'idrogeno, sia in Nord Africa sia in Europa, è dunque necessaria per intraprendere il percorso di sviluppo della pipeline in maniera lucida, razionale e sostenibile.
[1] Una strategia per l'idrogeno per un'Europa climaticamente neutra, Commissione Europea, 8 Luglio 2020
[2] General description of the SoutH2 Corridor, SoutH2 Corridor
[3] Ibidem
[4] SoutH2 e Callisto, di cui Snam è partner, confermati nella lista definitiva dei Progetti di Interesse Comune (PCI) europei, Hydronews, 8 Aprile 2024
[5] C. Dominelli, Idrogeno: intesa tra Italia, Germania e Austria per il SoutH2 Corridor. Ecco cos'è e quali saranno i benefici, Il Sole 24 Ore, 30 Maggio 2024
[6] Germany, Austria and Italy sign a Joint Declaration of Intent for the Development of the SoutH2 Corridor, Federal Ministry for Economic Affairs and Climate Actions of Germany, 30 Maggio 2024
[7] SoutH2 Corridor, General description of the SoutH2 Corridor
[8] L. Stella Martini, Italia-Algeria: analisi di un partenariato strategico, Focus Sicurezza energetica n°9, ISPI, Gennaio 2024
[9] "Perfezionato l'accordo di partnership tra Eni e Snam sui gasdotti tra Algeria e Italia", SNAM, 10 Gennaio 2023
[10] Feuille de route de développement de l'hydrogène: fournir au marché européen 10% de ses besoins à l'horizon 2040, Algerie Presse Service, 23 Marzo 2024
[11] H. Kaddour, Cap sur l'hydrogène vert et les énergies renouvelables, Portail algérien des énergies renouvelables, 1 Ottobre 2024
[12] Chabane (APRUE), "Algeria launched maxi investment in green hydrogen export, EUNews, 24 Aprile 2024
[13] H. Kaddour, Transport de l'hydrogène vert de l'Algérie vers l'Europe: signature en septembre d'un protocole d'entente pour la réalisation d'études de faisabilité, Portail algérien des énergies renouvelables, 25 Luglio 2024
[14] Tunisia Aims to Produce 8.3 Million Tonnes of Green Hydrogen by 2050, Energy News, 6 Ottobre 2023
[15] F. De Beaupuy, TotalEnergies Weighs Exporting Hydrogen From Tunisia to Europe, Bloomberg News, 28 Maggio 2024
[16] ACWA Power and Tunisian government sign MoU for major green hydrogen project, ARWA Power, 31 Maggio 2024
[17] O. Bayssi & Al. Green hydrogen landscape in North African countries: Strengths, challenges, and future prospects, International Journal of Hydrogen Energy Volume 84, 26 Settembre 2024, Pagine 822-839
[18] Da ARERA via libera alla Linea Adriatica, nuova pipeline 'hydrogen ready' promossa da Snam, Hydronews, 23 Marzo 2023
[19] Algeria, Country commercial guide - renewable energy International Trade Administration, 31 Gennaio 2022
[20] Tunisia, Country commercial guide - Electrical Power Systems and Renewable Energy, International Trade Administration, 4 Aprile 2024
[21] F. De Beaupuy, TotalEnergies Weighs Exporting Hydrogen From Tunisia to Europe, Bloomberg News, 28 Maggio 2024
[22] Ibidem
[23] Malak Altaeb, Ecological Security Threats in North Africa for 2040: Water Scarcity and Desertification, Council on Strategic Risks, 18 Luglio 2024
[24] O. Bayssi & Al. Green hydrogen landscape in North African countries: Strengths, challenges, and future prospects, International Journal of Hydrogen Energy Volume 84, 26 Settembre 2024, Pagine 822-839
[25] Ibidem
[26] Relazione speciale 11/2024: La politica industriale dell'UE in materia di idrogeno rinnovabile, Corte dei Conti Europea, Luglio 2024
[27]F. Sassi, Idrogeno: i paradossi del Corridoio Sud, Ispi, 8 Dicembre 2023
[28]Relazione speciale 11/2024: La politica industriale dell'UE in materia di idrogeno rinnovabile, Corte dei Conti Europea, Luglio 2024