Consiglio Regionale del Veneto

11/21/2024 | Press release | Distributed by Public on 11/22/2024 08:07

Bigon (Pd): “Salute mentale, i dati dimostrano la scarsità di investimenti del Veneto: si punta a contenere il disagio più che a curarlo”

21 novembre 2024

(Arv) Venezia 22 nov. 2024- "Sia dai dati regionali ottenuti attraverso una richiesta di accesso agli atti, riguardanti le figure professionali presenti nei vari dipartimenti di salute mentale, sia dalle statistiche di raffronto tra Regioni, emerge che il Veneto non solo non investe in maniera adeguata sul settore, ma che anche tra le stesse Ulss esistono profondi divari, non motivati peraltro dalle dimensioni dei diversi bacini di utenza". Lo dice la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon."Le cifre fornite dalla Regione - spiega l'esponente dem - indicano ad esempio che nell'Ulss 2 Marca Trevigiana sono impegnati 170 infermieri contro i 100 di quella scaligera. E che mentre sono 83 gli Oss in forze all'Ulss 6 Euganea, quelli invece impiegati nell'Ulss Pedemontana sono appena 11. Se guardiamo ai medici della salute mentale, se ne contano 40 presso l'Ulss 3 Serenissima e solo 14 nella Polesana. Segno di una disomogeneità che mal si concilia con un'emergenza che dilaga ovunque"."Nel raffronto con le altre Regioni - continua la consigliera - in Veneto sono 6,36 i medici della salute mentale ogni 100 mila abitanti, mentre la media nazionale è di 10,57. E ancora, si passa dai 2,81 psicologi del Veneto ai 4,84 della media italiana, e dai 2,17 assistenti sociali presenti nella nostra regione ai 2,67 dell'Italia. Per quanto riguarda i terapisti della riabilitazione, in Veneto ne abbiamo 0,73 ogni 100 mila abitanti contro l'1,26 della media nazionale. Non da ultimo, il dato della spesa pro capite per la salute mentale: in Veneto è pari a 46,18 euro contro una media nazionale di 55, dove realtà come l'Abruzzo e la Calabria mettono più risorse". "Dunque - conclude Bigon - la nostra Regione investe pochissimo e punta più a un'opera di contenimento del disagio più che a una reale presa in carico riabilitativa. Questa politica non può andare oltre".