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10/30/2024 | Press release | Distributed by Public on 10/30/2024 09:25

Così Torino diventa polo di lusso

In città sta nascendo un polo di ingegneria dell`alta moda e del gioiello che attrae big come Cartier, Permira e Burberry

Torino taglia ma anche cuce. E in meno di dieci anni è diventata un polo dell`ingegneria del lusso. Non dell'auto come avrebbe voluto Sergio Marchionne nel 2012 inaugurando rimpianto Maserati di Grugliasco (chiuso lo scorsa anno), ma attraverso strade forse inattese lo è diventata nell'alta moda e nel gioiello, nella progettazione di capispalla e total look, tanto da attrarre nel giro di pochi anni investitori del calibro di Cartier, Burberry e il fondo britannico Permira.

Ieri a Collegno è comparsa con un colpo di piccozza l'ultima traccia di una traiettoria industriale che 12 anni fa sarebbe stata definita quasi un miraggio, se non un vero e proprio strappo, nella città dell'auto. Lima Sburlati, ceo del gruppo Pattern, verso 140 milioni di ricavi, 12 aziende in 7 sette regioni, ha ospitato le autorità, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e di Collegno Matteo Cavallone, l'assessore regionale alle Attività produttive Andrea Tronzano, il presidente degli industriali Marco Gay, al cantiere gestito da Secap del nuovo quartier genera le e industria le dell'azienda. «Entro luglio 2025 qui batterà il cuore di Pattern. Il nuovo polo di progettazione e ingegneria per l'alta moda che darà lavoro a più di 100 persone e che contiamo di raddoppiare nei prossimi anni», ha spiegato il manager a fianco dei fondatori dell'azienda Fianco Martorella e Fulvio Botto.

Pattern lavora sull'altissimo di gamma. In pratica progetta capi esclusivi per le grandi griffe, perlopiù i clienti, rigorosamente top secret, che fanno parte dei gruppi della moda francese. E la società sta portando avanti una campagna di acquisizioni per diventare leader europeo nel suo segmento. Grazie all'attività di progettazione di Pattern sul territorio si è insediata a Torino pochi mesi fa il gruppo Burberry, che ha acquisito l'ex impianto industriale di Collegno e anche il know how sviluppato dagli ingegneri di Pattern nell'outwear e capispalla.

«Torino sta diventando un polo di ingegneria di progettazione nell'alta moda - spiega Sburlati -. Questa è una città industriale con competenze elevatissime che possono essere applicate a tutti i settori. Torino funziona bene anche nell'alta moda. E certo non solo per merito nostro, ma di un tessuto imprenditoriale sempre più competitivo». La rotta tutta made in Torino di Pattern assomiglia e sembra ripetere quella di Licia Mattioli dove la crescita arriva per gemmazione. Nel senso che un'operazione straordinaria di cessione di un impianto non ha portato sottrazione ma la generazione di due investimenti. Nel 2013 l'imprenditrice del gioiello, già presidente degli industriali di Torino, vende la sua azienda: Antica Ditta Marchisio (comprata nel 1995) passa a Richemont, proprio come Pattern ha ceduto l'ex impianto industriale a Burberry.

Richemont comincia a produrre gioielli Cartier a Torino fino a investire 25 milioni l'anno scorso per il nuovo polo a Basse di Stura, sul quale non è escluso mi ulteriore sviluppo. Livia Mattioli è ripartita con Mattioli Gioielli e in dieci anni è riuscita a creare un gruppo da 600 persone. «Abbiamo uno stabilimento a Torino e l'altro a Marcianise spiega l'imprenditrice -. Oggi la congiuntura frena un po` tutti e anche il gioiello ma contiamo di crescere e valutiamo di espanderci in nuovi siti produttivi».

Mentre tramontava il sogno di Torino «polo del lusso dell'auto» la città è diventata il terzo o quarto distretto orafo italiano in meno di dieci anni. Sul fronte dell'abbigliamento quelle ex piccole aziende, come era Pattern che fino a 5 anni fa veleggiava su 3o milioni di ricavi e la stessa Mattioli Gioielli, stanno diventando medie e grandi imprese. Il gruppo Cover 50, i Pantaloni Torino, vestiti anche da Obama, è stato acquisito recentemente dai fondi di Quadrivio che hanno portato una dote finanziaria notevole per lo sviluppo. Ingegneria del prodotto e sviluppo innovativo del marketplace hanno portato un brand francese come K-Way a diventare leader nel total look. Comprato per 8 milioni di euro vent'anni da fa Marco Boglione, il marchio di impermeabili da tasca oggi vale mezzo miliardo ed è stato acquisito al 40% dal fondo Permira. BasicNet, fondata a Torino 30 anni fa, oggi fattura quasi 400 milioni, e conta tra i suoi brand in portafoglio: Sebago, K-Way, Robe di Kappa, Kappa, Superga e Briko.

DIDASCALIA FOTO: Marco Boglione, mister Robe di Kappa, colpisce ancora e affonda gli artigli vendendo il 40 per cento del gruppo K-Way agli inglesi mantenendo però il controllo della società.