ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

08/08/2024 | Press release | Distributed by Public on 08/08/2024 12:46

Troubles nel Regno Unito

"I rifugiati sono i benvenuti", "uniti contro il razzismo", "rifiuta il razzismo, prova la terapia" sono solo alcuni dei messaggi comparsi mercoledì nelle piazze di Londra, Birmingham, Bristol, Brighton, Liverpool e altre città dell'Inghilterra. Migliaia di cittadini sono scesi per strada per contrastare pacificamente la violenza degli estremisti di destra che è seguita ai fatti di nove giorni fa di Southport, nel Merseyside, dove durante dei balli a tema tre bambine sono state accoltellate a morte da un diciassettenne britannico, successivamente arrestato. Nelle ore successive, i social media hanno fatto circolare velocemente l'identità dell'aggressore, poi rivelatasi falsa, così come la sua fede musulmana e il fatto che si trattasse di un rifugiato arrivato via mare nel Regno Unito. Tutte informazioni false: l'attentatore è un diciassettenne nato a Cardiff da genitori ruandesi, mentre la sua fede religiosa rimane ignota e ad oggi non risulta essere il movente dell'attacco. Tuttavia, diverse piattaforme razziste, anti-immigrazione e antimusulmane hanno speculato sulla sua identità e hanno adunato violenti estremisti di destra, che negli ultimi giorni hanno preso di mira moschee, centri per migranti e strutture di accoglienza per i rifugiati. Era dal 2011 che il paese non veniva sconvolto da manifestazioni così violente. Il nuovo premier britannico Keir Starmer ha parlato di teppisti e invocato il pugno duro per quella che è la prima vera, grande sfida del mandato laburista iniziato appena un mese fa.

Ondata di "fake news"?

Un richiedente asilo musulmano arrivato con un barchino di nome Ali Al-Shakati, lasciando quindi intendere una origine araba, e già monitorato dai servizi segreti. È questa la notizia falsa confezionata ad arte e fatta circolare via social nelle ore successive alla strage di Southport. Una piccola ma dettagliata informazione che ha mobilitato i più violenti estremisti di destra inglesi che si sono scontrati con la polizia. Tra le varie "guide" che hanno manipolato la mobilitazione di massa cavalcando le informazioni false c'era anche Nigel Farage, deputato dell'estrema destra e padrino spirituale di Brexit, che ha parlato senza alcun fondamento di matrice terrorista. E poi l'English defense league, un coacervo di hooligans, islamofobi e suprematisti inglesi che sotto la guida del pregiudicato noto col nome di Tommy Robinson, ha tenuto una manifestazione "patriottica", accusando l'Islam e un presunto progetto di sostituzione etnica in corso in Inghilterra. Sebbene il popolare tabloid inglese Daily Mail abbia parlato di siti legati alla Russia, al momento non si hanno informazioni certe sul coinvolgimento di paesi stranieri nella diffusione delle fake news. Quel che è certo è che grazie anche alla condivisione da parte di alcuni "influencer", la notizia falsa ha infiammato il paese rendendo di fatto vano, come spesso accade, l'effetto della successiva smentita.

Il Regno Unito è "prossimo a una guerra civile"?

L'episodio ha amplificato le falsità anche grazie all'interlocuzione di personaggi molto influenti. Tra questi, il ceo di X (l'ex Twitter) Elon Musk, che ha risposto a un'utente di estrema destra che diffondeva teorie razziste sostenendo che "la guerra civile è inevitabile". Il post ha moltiplicato le interazioni sulla piattaforma, che da quando è in possesso di Musk è molto più deregolamentata e permissiva nei confronti di contenuti non certificati, discorsi d'odio e account fasulli. Ovviamente, quindi, l'Inghilterra non è prossima a una guerra civile. L'autoproclamato "assolutista del discorso libero", che da tempo funge da guru per l'estrema destra internazionale (inclusa quella italiana), ha sfruttato l'episodio per attaccare personalmente il premier Starmer e i presunti doppi standard di trattamento per cui il governo britannico difenderebbe immigrati e musulmani molto di più di quanto non faccia per manifestanti bianchi, arrivando a paragonare il Regno Unito con l'Unione Sovietica. In questo modo, Musk sfrutta il proprio potere e la propria piattaforma per radicare convinzioni tanto all'apparenza incredibili quanto difficili da debellare. Da oltre quattro giorni, infatti, le autorità britanniche non sono riuscite a far rimuovere il post, accusato di incitare alla violenza e di diffondere false informazioni. Nella giornata di oggi, infine, Musk ha ricondiviso una notizia falsa che parlava di "campi di detenzione" d'emergenza sulle Isole Falklands/Malvinas, dove le autorità vorrebbero deportare gli arrestati.

Keir Starmer in difficoltà?

Per Keir Starmer, che ha assunto l'incarico di premier lo scorso 5 luglio dopo la netta vittoria dei laburisti, quella in corso è la prima grande sfida interna per il suo governo. Lunedì, il bilancio parlava di circa 400 persone arrestate e dozzine di poliziotti feriti negli scontri. "Qualunque sia la ragione apparente, questa non è una protesta bensì pura violenza e non tollereremo attacchi alle moschee e alle nostre comunità musulmane", ha detto Starmer, che ha anche invocato un "esercito permanente". Il primo ministro britannico è uno dei bersagli principali delle violenze, che hanno in parte riguardato anche il civico 10 di Downing street, con lanci di bottiglie e cori "shame on you". Come sostiene Martin Kettle sul Guardian, il premier Starmer avrà due compiti interdipendenti: ripristinare l'ordine fermando i "riots" e, cosa più difficile, limitarli in futuro. Per il primo compito, tuttavia, schierare l'esercito potrebbe rivelarsi un segno di debolezza politica, mentre imporre pene severe per gli arrestati potrebbe servire come deterrente. In secondo luogo, il test più importante per il premier sarà quello di lavorare sulle cause che hanno portato alle violenze, evitando di minimizzare parlando di semplici "teppisti", un errore commesso anche dalla premier Margaret Thatcher durante i riots del 1981, quando liquidò come criminali le comunità nere del Regno che protestavano per episodi derivanti dalle limitazioni economiche e sociali imposte dal suo governo. Un impegno politico nel breve termine, insomma, ma che possa garantire stabilità per il lungo periodo.

Il commento

Di Marco Varvello, corrispondente RAI da Londra

"Alla fine ha prevalso la fibra coesa di una società variegata e stratificata, piena di contrasti e di squilibri ma non a livello di rottura. Smentiti i teoremi ideologici alla Trump o Musk: la società multietnica finisce prima o poi in guerra civile. Più che una (falsa) previsione, l'auspicio della destra. Non è stato così. Si è mobilitata la popolazione di un Paese in cui la parola fascismo evoca ancora la memoria di un nemico comune. Ma la brace che cova sotto la cenere soprattutto delle giovani generazioni e delle fasce più povere e derelitte non va sottovalutata. I disordini xenofobi di questi giorni sono stati una fiammata inquietante, che i messaggi social di un incendiario come Tommy Robinson non bastano certo a spiegare. Il premier - ex procuratore e uomo di legge - Keir Starmer dovrà tenerne conto e intervenire non solo sul fronte dell'ordine pubblico. Ci sono frange di popolazione che soffrono più di altre lo smantellamento del Welfare, che siano i benefit o l'assistenza sanitaria. Il messaggio del disagio a rischio violenza è arrivato forte e chiaro con le scene di assalti alla polizia, alle moschee, a singole persone di origine non britannica. Il nuovo governo è laburista, è il suo mestiere metterci mano. Starmer ha cinque anni davanti per riavvicinare gli esclusi, per non farli sedurre dalla destra estrema, che con Farage per la prima volta è già entrata anche a Westminster".

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